Perche' non riesco a trovare la mia strada nella vita?

Della serie: “So quello che non voglio ma non so quello che voglio”.
Hai 27 -28 anni o forse hai superato da tempo la trentina, eppure non sai ancora cosa vuoi dalla vita, (ma sai benissimo quello che non vuoi). Oppure, hai tanti sogni e aspirazioni ma questi sono vaghi e confusi: un mese vuoi aprire un bar a Cuba, il mese dopo pensi di riprendere l’università, il mese dopo ancora hai già abbandonato l’idea di continuare gli studi e sogni una carriera nel mondo dello spettacolo.

Detesti la noia, la routine, l’eccesso di responsabilità, le banalità e sogni una vita avventurosa, libera, piena di amicizie, di amore e di divertimento, ma non riesci a concretizzare le tue aspirazioni e ti limiti a vivere alla giornata senza fare alcun progetto (serio) per il futuro.

Intanto gli anni passano e la tua vita rimane quella di sempre: abiti con i tuoi genitori dai quali dipendi economicamente, fai qualche lavoretto giusto per pagarti i tuoi sfizi, magari provi a dare qualche esame all’università (senza troppa convinzione). E intanto sogni che un giorno succederà qualcosa, la tua situazione si sbloccherà e il mondo capirà finalmente quello che vali?

Se ti sei riconosciuto in questo ritratto, sei in buona compagnia: a causa dei cambiamenti sociali e della precarietà del mondo del lavoro, questa condizione riguarda un numero crescente di giovani.

Giovani che sono anagraficamente adulti ma che vivono in una prolungata condizione di adolescenza con tutti i vantaggi e svantaggi che questo comporta.

Eterni Adolescenti
Alcune persone hanno per la loro vita dei desideri e delle mete ambiziose, ma non si limitano a sognare. Sanno che realizzare i propri sogni non richiede solo coraggio, talento, creatività e una buona dose di fortuna: sanno che per ottenere quello che vogliono dovranno pagare un prezzo e sono disposti a farlo. Sono consapevoli, infatti, che per realizzare le proprie aspirazioni bisogna avere autodisciplina, spirito di sacrificio, capacità di perseverare quando le cose si fanno difficili , oltre che una buona capacità di pianificazione.

Tutte qualità che nel eterno adolescente sono scarsamente sviluppate. Quando l’eterno adolescente sogna qualcosa, vede solo i lati positivi del suo progetto: per esempio, se desidera aprire un attività in proprio, immagina di essere più libero rispetto ad un lavoratore dipendente, di guadagnare di più, e di poter avere un maggiore prestigio sociale. Mentre, non riesce a valutare che il suo progetto richiede un impegno molto maggiore rispetto ad un normale lavoro, ritmi lavorativi più duri, e quindi per qualche anno meno libertà e meno guadagni.

Spesso, nei progetti “dell’adolescente cronico” c’è un elemento di fuga dalla realtà : si privilegiano certe carriere ( per esempio, carriere artistiche o nel mondo dello spettacolo) , non tanto per amore dell’arte, ma quanto per un desiderio di distinguersi dalla massa e di scegliere un ambito lavorativo in cui non valgono le solite regole di un normale lavoro. Si è attratti da un certo tipo di carriera perché si immagina che si sarà esonerati dalle regole, dall’obbligo di essere puntuali, di vestirsi in un certo modo, di fare la gavetta, di obbedire agli ordini di un capo. In altre parole, si sogna di poter fare quello che si vuole, come lo si vuole e , nel migliore dei casi,di ottenere in breve tempo, grandi soddisfazioni e facili guadagni.

Ma quando il sogno si scontra con i limiti della realtà e ci accorge che le cose non sono così facili e piacevoli come si riteneva dovessero essere, si abbandona il progetto e si riparte verso un altro sogno.

Perché non riesco a capire quello che voglio?
In questo paragrafo, esporrò brevemente alcune cause psicologiche e sociologiche che possono essere alla base di un adolescenza prolungata. Ovviamente, si tratta di un tema complesso che non è possibile affrontare in modo esauriente in un articoletto. Ricordo anche che il disagio psicologico ha molte cause che dipendono dalla storia individuale e quindi non è sempre possibile generalizzare…

La paura di prendere la decisione sbagliata…
Rispetto ad un tempo, la nostra società ci offre molteplici possibilità di autorealizzazione personale: possiamo decidere dove abitare, che cosa studiare, che lavoro fare, se sposarsi, se avere dei figli, quanti figli avere e quando.

Ma allo stesso tempo, questa pluralità di scelte può generare ansia : diventa difficile capire fra le molte alternative possibili qual è la più adatta a noi.

Molte persone faticano a prendere una direzione nella vita perché sanno che scegliere una strada vuol dire rinunciare ad un altra e hanno paura di perdersi qualcosa di bello o di non aver fatto la scelta migliore possibile. Questo atteggiamento è particolarmente evidente nelle persone che passano da una relazione sentimentale all’altra: si chiedono se devono cercare di costruire qualcosa con l’attuale partner o cercare un partner migliore.

Molte persone non fanno delle scelte ben precise né in campo sentimentale né in campo lavorativo perché desiderano inconsciamente lasciarsi tutte le porte aperte, sia per paura di fare la scelta sbagliata sia per avere una via di fuga nel caso la situazione diventasse difficile o noiosa.

L’incapacità di fare i conti con i propri limiti
La difficoltà di fare delle scelte definitive sia in campo professionale che in campo sentimentale si basa sull’ incapacità di tollerare i limiti.

Un atteggiamento psicologico diffuso nella nostra società: una società dominata dal mito che ciascuno sia l’artefice del suo destino e che se una persona si impegna abbastanza, può raggiungere nella vita qualsiasi traguardo si sia prefissato , non importa quanto ambizioso possa essere.

Sin da bambini, ci viene comunicato il messaggio che se lo vogliamo veramente, possiamo diventare quello che desideriamo : il presidente della repubblica, un personaggio dello spettacolo ricco e famoso, un calciatore della serie a, lo scopritore del vaccino contro il cancro, una donna bellissima ed eternamente giovane.

Ad una persona giovane, la vita sembra offrire illimitate possibilità. Ma questo ventaglio di scelte è più teorico che reale: di fatto l’università è diventata una fabbrica di disoccupati, il mondo del lavoro è sempre più esigente e competitivo, emergere è sempre più difficile.

Molte persone scelgono delle carriere impegnative, facendo i conti più con i loro desideri che con le possibilità del mondo del lavoro e con le loro reali capacità personali.

Questo tipo di persona si orienta verso professioni straordinarie con capacità solo ordinarie. In alcuni casi ci può essere anche il talento, quello che manca è l’autodisciplina, la capacità di perseverare quando le cose sono difficili, la capacità di sacrificarsi per ottenere i propri obiettivi.

Ma soprattutto manca la capacità di mediare fra le propri desideri che vengono considerati prioritari e la realtà.

La paura di fallire
Chi si pone degli obiettivi troppo ambiziosi rispetto alle sue reali capacità e chi invece vive alla giornata, non ponendosi nessun obiettivo sono spesso accomunati dalla paura del fallimento. Chi punta troppo in alto, può avere la scusa di non esserci riuscito: dopotutto quanti riescono a diventare veline, calciatori, personaggi dello spettacolo, scrittori di successo, magistrati? Chi invece non riesce a capire quello che vuole e quindi non intraprende nessuna iniziativa, evita il pericolo di poter fallire. Dopotutto, è meglio pensare di non aver avuto il coraggio di fare quello che si voleva, che averlo avuto e scoprire che le proprie capacità non sono così grandi come quelle che si pensava di avere.

A volte, passare da un progetto ad un altro, non portandone a termine nessuno ( e quindi fallendo nella vita) può essere un modo inconscio di ribellarsi alle aspettative eccessive di un genitore.

Come trovare la propria strada nella vita
Non è facile uscire da uno stato di immobilismo. Molte persone rimandano delle scelte nel timore di sbagliare, ma non si rendono conto che non scegliere significa già fare una scelta. Il nostro futuro è quello che ci costruiamo con le scelte che facciamo tutti i giorni. Detto in altre parole: se hai superato i 30 anni, vivi con i tuoi genitori, non hai mai avuto un esperienza lavorativa significativa, ma ti accontenti di lavoretti senza sforzarti seriamente di raggiungere l’indipendenza economica, il tuo futuro rischia di essere difficile.

Se hai 34-35 anni, nessuna esperienza lavorativa decente, nessun legame sentimentale importante e nessuna idea di che cosa fare della tua vita, potresti aver bisogno di aiuto professionale per uscire dalla tua situazione. Nel prossimo paragrafo troverai alcuni consigli utili.

Prendi la responsabilità della tua vita
Molte persone che non riescono a trovare la propria strada nella vita, hanno un atteggiamento un po’ fatalista nei confronti della loro esistenza: sentono che un giorno, all’improvviso, tutto cambierà e finalmente avranno il successo che meritano. Intanto vivacchiano, sognando il giorno in cui le loro sorti si ribalteranno. Ma nella vita le cose bisogna conquistarsele giorno per giorno. E quello che sarà il nostro domani , lo costruiamo oggi con le nostre scelte. In altre parole, se vuoi che i tuoi sogni si realizzino: datti da fare!

Traduci i tuoi sogni in progetti
Ti senti soffocare al pensiero di trascorrere tutta la tua vita in un ufficio? Il tuo sogno è quello di diventare un cantante rock, uno scrittore o qualunque altra cosa ? E sei sicuro che nella vita vuoi fare proprio quello? Allora, non limitarti a sognarlo: cerca di tradurre il tuo sogno in un progetto.
Chiediti: che abilità ci vogliono per raggiungere il mio obiettivo? Quali abilità possiedo già e quali invece dovrei migliorare o acquisire ex-novo? Che passi devo fare per diventare un cantante (es, suonare nei locali, dare dei concerti gratuiti, fare pubblicità su un sito, far sentire un CD ad un impresario, ecc)?
E’ importante stendere un progetto nel modo più concreto e dettagliato possibile: contemplando costi, passi da fare e scadenze. E’ di fondamentale importanza darsi una data di scadenza entro la quale sfondare e se non ci si riesce entro il termine prefissato, ripiegare su qualcosa di più concreto.

Se tutti i tuoi tentativi non hanno avuto successo, devi avere il coraggio di ammettere che forse hai scelto una strada troppo difficile o comunque non adatta a te.

Fai progetti a lunga scadenza
L’eterno adolescente vive alla giornata, senza pensare al futuro , in armonia con una società caratterizzata da una sempre maggiore instabilità. Non sapendo che cosa fare della sua vita, si lascia trasportare dalla corrente: è iscritto all’ università , ma dà solo uno o due esami all’anno, fa qualche lavoretto, tenta fiaccamente di fondare nel mondo dello spettacolo o della musica. Purtroppo, però, gli anni passano ed è facile ritrovarsi a 30 anni senza aver concluso niente, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Sii realistico
La vita non offre illimitate opportunità: ci sono vincoli temporali, economici, legati al mondo del lavoro, di cui tener conto. Molte persone rifiutano un lavoro perché non perfettamente è in linea con le loro aspettative ( per esempio, è lontano da casa) o ambiscono a carriere che con il loro curriculum vitae potranno difficilmente ottenere. Tutto bene se una persona ha molte opportunità professionali fra cui scegliere, ma in caso contrario, bisogna imparare ad accontentarsi, cercando però, di migliorare la propria posizione. E’importante avere un lavoro che ti piaccia, ma è ancora più importante avere un lavoro che ti consenta di mantenerti !

Non aspettare di sentirti pronto per prenderti le tue responsabilità
Alcune persone non hanno la minima idea di che cosa fare della loro vita. E così rimandano nell’attesa di avere una specie di illuminazione che consenta loro di capire quale strada intraprendere. Mentre alcuni individui sanno sin da bambini che cosa vogliono fare nella loro vita, altri lo scoprono strada facendo. In altre parole, capirai meglio quali sono le tue attitudini e qual è il lavoro più adatto a te, mettendoti alla prova piuttosto che rinchiudendoti nella tua camera a pensare. Questo può voler dire accettare un lavoro che ti piaccia abbastanza, anche se non sei sicuro che sia la tua vocazione. E se vieni da un lungo periodo di inattività, in alcuni casi, accettare un lavoro qualsiasi può essere un modo per rientrare nel mercato del lavoro.

Vera aspirazione o desiderio di fuggire dalla realtà?
Chiediti se nel tuo desiderio di intraprendere certe strade, la tua motivazione principale non sia quella sfuggire alla tua situazione attuale. Non sempre incominciare da capo, buttandosi in un progetto completamente diverso, è la soluzione migliore : a volte, si trova la propria strada nella vita, cercando la continuità e imparando a valorizzare le abilità apprese in passato. Inoltre, un progetto, pur essendo buono, può non essere adatto alla fase della vita che si sta vivendo. Mettiamo il caso, per esempio, di una ragazza di 30 anni, laureata e disoccupata che voglia prendersi una seconda laurea. In questo caso, anche se lo studio è la sua passione , iscriversi di nuovo all’università, non è una buona idee perché si troverebbe a 35 anni con due lauree ma nessuna esperienza spendibile nel mondo del lavoro.

Dottoressa Anna Zanon

Il presente articolo ha una valenza di carattere informativo.

Purtroppo, a causa dell'elevato numero di commenti e di lettere che ricevo tutti i giorni, non riesco a rispondere a tutti (come vorrei) e a farlo in tempi brevi. Inoltre le risposte ai commenti sono molto sintetiche, considerata anche la natura pubblica del sito web.

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By | 2019-12-09T20:23:01+00:00 11 Maggio 2011|Depressione e Disagio Psicologico|51 Comments

51 Comments

  1. VALENTINA 10 Settembre 2011 at 13:21 - Reply

    Salve io sono 1 ragazza di 19 anni, ho proprio questo problema:non voglio crescere, ho infatti avuto tantissime difficoltà ad affrontare la maturità:non volevo prendermi le mie responsabilità e soprattutto mi spaventava il dopo perchè non sapevo cosa avrei fatto dopo.
    Vado da 1 psicoterapeuta da 2 anni, da quando ho iniziato a piangere, il mio rendimento a scuola è sceso, non riuscivo a prendere appunti, a concentrarmi ,a ricordare, ho allontanato tutti da me , anche quelli che all’inizio cercavano di consolarmi perchè li sommergevo coi miei probl aspettando che meli risolvessero.
    Sono sempre stata 1 persona incapace di scegliere ed essere sodisfatta delle proprie scelte, da piccola ero 1bambina aggressiva e rabbiosa di cattivo umore quasi sempre, da adolescente ho avuto 1 disturbo alimentare(sport a gogo e dieta ferreissima), poi ho avuto passinoni temporanee in cui spendevo 1 sacco di energie(pensare solo al trucco poi fare dolci e far la spesa) ma più che passioni le chiamerei “manie”, non mi sono rimaste.non ho mai avuto nessuna passione “razionale” e tendo sempre ad autosvalutarmi ma se è qualcun altro che lo fa mi santo davvero ferita e irritata.
    HO letto ieri sera il suo articolo sull ETERNO ADOLESCENTE” e sul PROCrASTINARE, e mi ha fatto 1 po’ riflettere, mi hanno dato molto spirito quei consigli pratici per evitare di procrastinare, che ho messo in atto da subito e in cui mi riconoscevo(soprattutto nel non essre padroni della proria vita).L’energia e la volontà nel cercare di cambiare mi è arrivata anche dalla frase”avete 30-35 anni e non avete avuto relazioni sentimentali imp, vivete coi genitori e no avete 1 lavoro concreto.?.”ho pensato no, io vorrei vivere e realizzarmi.
    Ma quando penso seriamente all’università da fare a cosa vorrei fare cecando di considerare anche il lavoro e le mie capacità mi viene il panico perchè non riesco a capire realm cosa mi piace, tremo non so, perdo dinuovo la forza e smetto di pensarci.
    HO passato tutta l’estate sui cupon e sui siti a informarmi ma a volte era 1 peso già solo fare quello e non ricordavo nemmeno cosa leggevo

    ho pensato e penso ancora al suicido perchè non so cosa mi piace e mi sento svogliuata.anch io penso che 1 essere umano per sentirsi bene debba sentirsi utile per qualcosa avere 1 scopo, a volte sento di averlo ma a volte ho l’esatto opposto, non mi interessa di nulla e di nessuno, penso solo a mangiare e a dormire , sono apatica verso le vicende altrui e pretendo che gli altri siano empatici con me

  2. VALENTINA 10 Settembre 2011 at 13:31 - Reply

    ho letto anche sui siti il profilo di 1 persona narcisista e mi ritrovo ad avere molti caratteri di questa personalità, spesso faccio cose che so essere errate come rimanere a casa e farsi mantenere senza stud o lavorare ma non mi sento in colpa.a volte mi capita di cambiare, come ieri dove mi prendo le mie respons e comincio a sentire gioia o dolore anche per gli altri, ieri sera dopo forse 2 anni sn riuscita ad uscire con degli amici facendo loro domande,senza sentirmi in competizione senza cercare di ricevere attenzioni ma dandone(e anch io ne ho ricevute), senzasentirmi inferiore o frustrata…ero dell’idea che volevo cecare anch’io (come quasi tuttti)di crescere e divent indip…ma poi niente ritornoo al evitare d pensare al mio futuro per non provare ansia e ritorno all’essere apatica.Ho letto che dal il narcisismo non si può guarire e anche per quello vorrei uccidermi

    • Anna Zanon 11 Settembre 2011 at 18:18 - Reply

      Cara Valentina, vorrei metterti in guardia dal rischio di diagnosi fai da te. Prima di tutto si può sbagliare diagnosi e secondo non bisogna dimenticare che qualsiasi diagnosi è sempre riduttiva e limitante rispetto alla complessità del comportamento umano. Le categorie diagnostiche possono essere orientative ma non spiegano tutto e non predicono il futuro. Nessuno può affermare con assoluta certezza che una persona che ha una determinata diagnosi non guarirà mai e non possa almeno migliorare, soprattutto ad un età cosi giovane come la tua. Alla tua età la personalità è ancora in formazione e la prognosi è migliore rispetto ad età più avanzate.
      Tutta la psicologia si basa sull’ assunto di base che le persone possono migliorare il loro benessere psicologico.
      La vita è imprevedibile e sul benessere psicologico di una persona influiscono tanti fattori che non possono essere previsti: gli incontri che si fanno, le circostanze favorevoli e sfavorevoli, le scelte. Percio coraggio, stai facendo una terapia e vedrai che con il tempo ti aiuterà a guardare la tua situazione con occhi nuovi

      • VALENTINA 11 Settembre 2011 at 21:56 - Reply

        grazie per le sue parole…volevo chiederle se è normale secondo lei che 1 non sappia cosa gli piaccia, che non abbia motivazione reale per scegliere il suo fututro(università o lavoro)…ho capito 1 cosa su di me leggendo i suoi articoli:tendo a vedere solo le cose positive di qualcosa, poi appena la intraprendo trovo tutti i difetti possibili(ho paura di farlo anche con l’università)
        Nonostante io faccia 1 scelta, anche dopo lunga meditazione, indipendentem dalla scelta che ho preso tendo poi a ripiegarmi su quelle che non ho scelto,e questo mi porta anche alla mancanza di convinzione e impegno facendomi vivere tutto male.
        Il probl è che non mi sento motivata a far nulla, non so nemmeno io quali sono le materie che più mi piacciono(anche perchè negli ultimi anni ho avuto difficoltà in quasi tutte)…ho visto anche1 prientatrice, mi ha dato 1 compito da fare (scrivere per ogni professione o corso di laurea tre motivi per cui mi piacciono)ma non riesco a farlo, cioè so cogliere degli aspetti di ciascuno ma non so dire se quegli aspetti mi piacciono o meno.avrebbe qualch consiglio da darmi?grazie

        • VALENTINA 13 Settembre 2011 at 09:56 - Reply

          è come se o meglio il fatto è che non mi sento disposta a fare 1 lavoro per il bene della comunità.io penso che 1 possasentirsi fiero di se quando magari si attiene o cerca di fare del suo meglio per eseguire 1 compito, per mettere in atto 1 disciplina, 1 sapere,per non cadere nei luoghi comuni e avere dei principi moralmente validi.eppure io vivo il lavoro, lo studio,le responsabilità o l’indipendenza dai genitori come 1 peso,vivo tra le nuvole sono sempre distratta non sono consapevole nemmeno dei miei compiti oppure se li so(o penso di saperli) non ho voglia di farli e non mi sento nemmeno in colpa per questo.così è stato per il liceo negli ultimi 2 anni e così è per il mio atteggiamento verso il mondo:non ho mai letto giornali, o seguito realm i telegiornali ,non mi sono mai interessata del mondo o degli altri.
          e la cosa che mi turba è che quando sono così(quasi sempre), mi basta fare anche solo mezza cosa che dovrei fare(o averla fatta senza troppa convinzione)per sentire il bisogno di essere riconosciuta e se qualcuno mi fa 1 critica mi ferisce profondam e nutro sentim di rabbia , frustrazione…

  3. gloria 12 Febbraio 2014 at 12:38 - Reply

    Cara dottoressa,
    la mia è una situazione forse un pò diversa da quella scritta qui,anche se pure io non riesco a trovare la mia strada nella vita…oppure forse mi piace pensarla così,di avere avuto una situazione di vita particolare,per non ammettere che sono io un incapace.
    Sicuramente la mia depressione è una concausa nella difficoltà a trovare un lavoro,ma paradossalmente è anche il fatto che non trovo lavoro che mi provoca depressione..un pò come il gatto che si morde da sola.Ho avuto una gravidanza molto giovane,a 18 anni,e ho fatto appena in tempo a finire il liceo.Appena avuto questo figlio,sono iniziate una serie di catastrofi…e nella mia mente si è instaurata a poco a poco la convinzione che avessi fatto la scelta sbagliata,portando avanti la gravidanza.Io volevo studiare,realizzarmi,essere indipendente ed utile alla società.Invece dopo diverse esperienze negative di lavoro,e la difficoltà enorme nel trovarne uno serio,mi sono anche convinta di essere un incapace.Inoltre ho provato ben due volte ad iscrivermi all’università,ma ho fallito.Ma quello che vorrei dire è che io non mi sento un eterno adolescente,ma bensì mi sento vecchia e stanca…ho perfino paura di cercare un lavoro,o fare un colloquio..tanto sono sempre delusioni…c’è sempre qualcuno migliore di me,oppure faccio appena in tempo ad ambientarmi in un posto,affezionarmi ai colleghi,instaurare amicizie…che il mio contratto scade e non mi viene rinnovato…e sinceramente sono davvero stanca,rassegnata…eppure anche la rassegnazione è una scelta che dovrebbe portare serenità…ma io non lo sono e temo che se forse ora c’è ancora un barlume di speranza che mi tiene in piedi data la mia età,col passar del tempo ho paura di cadere in uno stato più profondo e grave di depressione,pericoloso per me e per i miei cari.Sicuramente c’è un dato oggettivo di difficoltà nella mia vita,questa gravidanza precoce,l’educazione che ho avuto,la bassa autostima,ma è anche vero che non ho nemmeno tutte queste capacità,quindi si uniscono tutte queste cose ed è davvero difficile per me uscire da questa situazione.Faccio anche psicoterapia da diversi anni.Insomma è vero che vivo al sud,che ho problemi economici,ecc. ma appunto per questo non posso aspettarmi,come invece credo che ora io stia facendo,perchè le ho provate tutte,non posso,come anche lei ha detto,aspettarmi che dal cielo arrivi un aiuto…eppure ormai è come se mi fossi quasi impuntata con la vita,con Dio…che per il fatto di aver rinunciato a tutto,a me stessa per questo figlio…io meriti un premio,una ricompensa….so che è sbagliato pensarlo…ma non riesco a togliermi quest’idea ossessiva dalla testa.
    Grazie e a presto cara Dottoressa.

    • Anna Zanon 12 Febbraio 2014 at 21:34 - Reply

      Cara Gloria, la strada che non abbiamo preso nella vita sembra sempre la più facile, la più allettante, l’unica giusta per noi. Ma lo sa quante donne hanno il rimpianto opposto al suo? Di aver sacrificato tutto per la carriera magari rimandando la gravidanza a tempi più favorevoli solo per accorgersi, quando hanno provato a fare un figlio, di non riuscire a rimanere incinte. Nessuno ha una vita perfetta e nessuno riesce ad avere la vita dei suoi desideri.
      Non si lasci prendere la mano dal confronto con altre persone che in apparenza sembrano essere più realizzate di lei. Io credo che il primo passo da fare sia imparare a dare valore a quello che è riuscita a costruire, che non è poco : un matrimonio che dura da tanti anni in cui è vivo l’ affetto e l’intesa sessuale ( che di questi tempi è una rarità), un figlio..
      So che questo non le basta ma se riesce a dare valore alle cose meravigliose che è riuscita a fare, sarà più facile per lei trovare la sua strada.
      Smetta di pensare che la sua vita doveva andare diversamente, che sarebbe stata più felice se avesse fatto l’università, ecc..questo pensiero le ruba solo felicità.
      La sua vita è andata cosi e tra parentesi non è andata poi cosi male ( conosco molte donne anche quarantenni che non sono realizzate nè lavorativamente nè affettivamente)

  4. Rossella 20 Maggio 2017 at 17:22 - Reply

    Gentile Dottoressa,
    mi sono ritrovata a leggere il Suo articolo perché sto vivendo una situazione simile a quella da Lei descritta.
    Ho 29 anni (e mi sento terrorizzata al pensiero che tra poco ne avrò 30), e qualche mese fa il mio compagno mi ha lasciata dopo 8 anni di relazione e 2 e mezzo di convivenza.
    Sento di essere caduta in depressione (non grave, comunque) nel senso che ho perso qualsiasi spinta vitalistica, faccio le cose solo perché devo farle ma senza entusiasmo.
    A volte ho dei momenti di ottimismo, ma durano poco: dopo qualche giorno ricado nell’oblio dei pensieri negativi.
    Vivo nel passato, nei ricordi, nei rimpianti, e nello stesso tempo guardo al futuro con terrore e ansia perché mi sono ritrovata ad affrontare la vita da sola.
    So che in questi anni ho sacrificato molto di me stessa per la coppia: mi sono accontentata della mia stretta cerchia di amicizie senza fare nuove conoscenze, dopo la laurea triennale mi sono adagiata nel negozio di famiglia (dove ormai lavoro da 7 anni), non ho mai fatto qualcosa per me stessa, ma solo per la coppia.
    E adesso mi ritrovo con niente in mano. Solo con tanti rimpianti e con la sensazione di aver sbagliato tutto nella vita.
    Anziché fare progetti per il futuro, ora che sono finalmente libera e posso rendere conto solo a me stessa, mi trascino giorno per giorno senza nessuna voglia di pensare al mio futuro lavorativo.
    Penso che non c’è lavoro, e ciò mi fa venire l’ansia. Vorrei mettermi alla prova in un nuovo lavoro, uscendo dall’ala protettiva dei genitori, ma ho tanta paura di non trovare niente, di essere ormai fuori dai giochi a trent’anni (anche se so di valere e di essere capace in tanti ambiti).
    Non posso pensare di continuare così, in questo limbo, aspettando che accada qualcosa di miracoloso.
    Ma nello stesso tempo non ho la forza vitale per fare progetti concreti, e non ho abbastanza fiducia in me stessa (molta di questa fiducia l’ho persa in questi otto anni di relazione).
    Mi sono rivolta a quattro diversi psicologi per iniziare un percorso di psicoterapia, ma nessuno di questi mi è piaciuto. Quindi ho lasciato perdere anche quel piccolo obiettivo che mi ero prefissata, cioè quello di farmi aiutare per ritrovare la serenità e la gioia di vivere. Non sono in grado di prendere neanche questa decisione. Un giorno sento fortemente il bisogno di un aiuto, penso che da sola non ce la faccio, qualche giorno dopo credo di poter farcela con le mie forze. Un giorno penso che pretendo troppo da me stessa, che è normale che mi senta scombussolata perché la mia vita si è stravolta improvvisamente, e sono passati solo 4 mesi e mezzo da quando ci siamo lasciati. Il giorno dopo mi faccio prendere dall’angoscia e mi dico che non supererò mai questo momento, che cadrò sempre più in depressione senza riuscire a trovare la mia serenità.
    Io vorrei fare un percorso di psicoterapia ma non sono molto motivata, e inoltre penso soprattutto al fattore economico. Vivo da sola, devo pagare affitto, spese, bollette, e 60 euro a settimana sono molti. So che dovrei prenderlo come un investimento, ma non riesco a non pensare alla spesa che comporta. Che consiglio mi può dare?
    Grazie

    • Anna Zanon 21 Maggio 2017 at 10:09 - Reply

      Gentile Rossella, la fine di una relazione importante come una convivenza o un matrimonio comporta sempre un periodo di lutto caratterizzato da tristezza e ripensamenti necessario ad elaborare l’accaduto. Il lutto dura almeno 1 anno ed è caratterizzato da giorni in cui si sta meglio e giorni invece in cui si ripiomba nello sconforto.
      Nel suo caso però oltre al dolore per la fine di un amore, c’è il lutto ben più importante che è quello legato alla possibilità che è venuta a meno di appoggiarsi su qualcuno e ritrovarsi ad affrontare la vita da sola.
      Come lei giustamente intuisce questo può essere un nuovo inizio incerto e faticoso come tutti gli inizi ma anche esaltante. Se tra qualche mese la situazione non migliora, le consiglierei di intraprendere un percorso terapeutico ( esistono anche centri che fanno psicoterapia a prezzi calmierati).
      Nel frattempo le consiglio di leggere “La donna ferita”

  5. Stefano 5 Agosto 2017 at 08:13 - Reply

    Buongiorno. Premetto che ho 31 anni, vivo con mia madre vedova (ho perso il padre a 13 anni), mi sono laureato a pieni voti, ho ottenuto un master, parlo cinque lingue, frequento una palestra e un laboratorio teatrale. Tuttavia, ho alcuni problemi che non riesco a risolvere: 1) Non ho una ragazza: mi sembra di essere invisibile agli occhi delle ragazze, che mi ignorano se ardisco “attaccar bottone”; 2) Non ho un lavoro retribuito: per anni ho inviato migliaia di CV senza ottenere riscontro alcuno, i pochi colloqui che ho avuto modo di sostenere non hanno sortito risultati. Ho consultato alcuni terapisti, i quali imputano la causa di tutto ciò solo ed esclusivamente alla mia persona e al mio modo di fare: non sorrido, sono troppo rigido, mi pongo continuamente ostacoli, mi autoimpongo regole ferree. Costoro si sono limitati a suggerirmi di frequentare un corso di ballo – cosa che ho provato a fare, con risultati deludenti – o addirittura di cambiare città. Alle volte mi capita di vagare con la mente, anche quando sono in pubblico, gesticolando e “mugugnando” senza rendermene conto. A questo punto non so più cosa pensare: mi vedo un futuro nero e senza speranza.

    • Anna Zanon 17 Agosto 2017 at 11:35 - Reply

      Un caso senza speranza no. Non a 31 anni e con tutte le risorse che lei ha ( intelligenza, cultura, sensibilità). Certo che la perdita di un padre a 13 anni è un evento che può influire molto, specie se si ha la pesante eredità di essere figlio unico di una madre precocemente vedova. Può darsi, l’ho visto in situazioni simili alla sua, che lei inconsciamente senta di dover restare figlio e di non diventare pienamente adulto per non abbandonare sua madre che ha solo lei. In questo modo inconsciamente sabota quello che fa in modo da non aver successo.
      Come lei giustamente intuisce, il corso di ballo non è la soluzione. Perché non provare ad intraprendere un percorso di terapia del profondo con un terapeuta di sesso maschile? Si, il sesso del terapeuta in certi casi è una variabile importante

  6. Silvia 19 Ottobre 2017 at 15:40 - Reply

    Buonasera Dottoressa,
    mi riconosco direi abbastanza bene nella descrizione del suo articolo…ho 31 anni e non sono mai riuscita a capire cosa voglio fare nella vita. Tuttavia non sono stata con le mani in mano nel senso che mi sono laureata in lingue e traduzione e ho svolto diversi lavori o stage. Ho cambiato idee continuamente su quel che potevo fare come lavoro, ho lavorato in aziende (sempre brevi periodi meno di 1 anno) e non mi sono sentita portata per il lavoro d’ufficio nonostante sia assolutamente in grado di farlo bene, al momento lavoro nella scuola come insegnante ma ora so che neanche questo è il lavoro giusto per me.
    Le mie passioni sono il canto e ho altri interessi i quali però ho sempre saputo che non potevano diventare una professione (o forse alcune cose potevano diventarlo in passato ma non ci credevo abbastanza e adesso alla mia età di sicuro non sono fattibili). Ora sto pensando di aprire un’attività perché forse ci troverei la motivazione nel fare le cose per un progetto mio. Ma mi trovo davanti difficoltà e dubbi sul cosa sia più fattibile, inoltre il punto principale è che odio la mia città quindi vorrei farlo altrove, però allo stesso tempo altrove sarei sola mentre qui potrei farlo con un’amica (sempre che sia possibile).
    Sono in una relazione da 8 anni e ora siamo in crisi, perché il mio ragazzo sostiene che non si possa più andare avanti così per inerzia visto che alcune cose tra noi non vanno e mi ha accusata anche se ha ammesso che sia stata anche colpa sua di essere passiva e di non essere in grado di mettere tutto in discussione per paura. Ora stiamo mettendo tutto in discussione ma io non so più niente. Gli ho dato ragione e razionalmente è tutto chiaro, ma non so cosa voglio nemmeno con lui. Da sola mi sento ancora più persa, lui era l’unica cosa sicura…Io ce la metterei la grinta e tutto ma non so cosa voglio fare e che direzione prendere quindi di fatto non so più come vivere. Sto andando da una psicoterapeuta da mesi e mi ha aiutato a capire molte cose ma non ancora questo.
    Non so nulla ora, so solo che non voglio continuare con la vita che faccio ora anche se non so nemmeno dove voglio vivere.
    Come posso fare a ritrovarmi?
    Grazie

    • Anna Zanon 27 Ottobre 2017 at 10:24 - Reply

      Il mio consiglio è quello di continuare con il suo percorso di psicoterapia, vedrà che un passo alla volta troverà la strada.

  7. raul 7 Febbraio 2018 at 13:47 - Reply

    Buongiorno dottoressa,
    le scrivo perché come molti mi riconosco in questa descrizione.
    la mia situazione e’ leggermente diversa, in quanto io si che presi decisioni ma forse troppe e mi ritrovo al punto di ricominciare ogni volta.
    Ho 30 anni, all’eta’ di 18 anni, dopo aver lasciato la mia ragazza, presi zaino in spalla e mi trasferii’ a Londra, abbastanza all’improvviso, la mia cittadina mi “stava stretta” e sentivo che avevo troppe energie per rimanere.
    Cercai lavoro senza parlare la lingua e da li a poco passarono 2 anni, lavorai come cameriere, barman e quello che la città’ offriva diciamo.
    Decisi di cambiare posto e perché no imparare una lingua nuova e cosi’ feci, a vent anni mi trasferi( con la mia ragazza francese di quel tempo) nel sud della Francia, la relazione (ovviamente) duro’ poco e rimasi li altri sei mesi lavorando in una cucina e frequentando un corso di francese (per un totale d un anno).
    Tornai in Italia, lavorai un altro annetto, decisi di partire per una stagione come fotografo. Parti e Ritornai.
    Mi fermai una paio d’anni per probemi di salute, mi operarono 3 volte alle ginocchia e in fine decidetti di provare ad iscriverei all’università’, avevo 25/26 anni.
    Resistetti sei mesi e mi misi di nuovo a lavorare, passando da un posto all’altro come sempre d’altronde, in quel periodo avevo una relazione da due anni che decisi di terminare senza un reale motivo. Lasciata la relazione, lasciato l’ennesimo lavoro, parti per un altra stagione, conobbi una persona e partimmo per la Spagna.
    Vivo in Spagna da 3 anni e continuo a non sapere bene dove andare e cosa fare.
    Ho in mente l’idea di riavvicinarmi a casa ma un pò mi spaventa cambiare nuovamente.
    Insomma diciamo che me la sò cavare ma nient’altro. Mi ritrovo in un altra relazione che non funziona e questa volta mi sento veramente in colpa. Mi capita che mi diano dell’egoista ma egoista cerco di non esserlo, semplicemente ho vissuto tante vite e sfuggo dai problemi e dalle complicazioni.
    Sono sulla buona strada perché sto lavorando su me stesso ma continuo ad essere confuso e perso a volte nel mondo.
    Premetto che sono di buona famiglia, ma mia madre soffre di disturbo di accumulo da sempre e non so’ se questo possa avermi influenzato in qualche modo.

    Spero mi potra’ essere d’aiuto.
    Grazie

    • Anna Zanon 16 Febbraio 2018 at 11:02 - Reply

      Chissà se c’è qualche relazione con sua madre che vuole conservare sempre tutto e che teme i cambiamenti e lei, figlio che invece , non riesce a star e fermo in un posto ma deve cominciare sempre da capo? Che cosa le succederebbe se si mettesse radici da qualche parte? C’è qualcosa da cui cerca di fuggire? Io credo che una terapia possa aiutarla a capirsi meglio e a trovare la risposta alle sue domande.

  8. Sara 18 Maggio 2018 at 10:20 - Reply

    Salve, ho 28 anni e mi sto per laureare in veterinaria. Il problema è che a metà percorso, prendendo coscienza del lavoro svolto nelle cliniche veterinarie, mi sono resa conto che appunto questo lavoro non faceva per me. Non ho avuto il coraggio di cambiare strada perché avevo paura di fallire, che intraprendendo un altro percorso universitario non sarei riuscita a portarlo a termine o non mi sarebbe piaciuto. Questo perchè avevo diverse idee in testa su quello che volevo diventare. Ma Restava fermo il fatto che nessuna idea prevaleva sulle altre.Non sono riuscita a scegliere. Perchè in realtà non ho mai saputo cosa fare nella vita. Quindi non c’era un mestiere che mi ha appassionato al punto da cambiare strada. Sono andata avanti perché credevo sarei riuscita a laurearmi in tempo perché mi mancavano pochi esami, ma poi sono andata in grave fuoricorso.Forse sono un’immatura, ma non mi sento un’adolescente. Mi sento molto vecchia. E non me la sento di diventare veterinaria, perché credo che finirò per odiare questo lavoro. Da ciò che Lei ha scritto deduco che ormai non c’è più nulla da fare: è troppo tardi per cambiare strada. Devo finire quello che ho cominciato e accontentarmi di un lavoro che non mi piace. Potrei pensare di spendere la mia laurea diversamente ma, ad esempio, non voglio diventare nemmeno insegnante. Mi sento in colpa per tutto il tempo che ho sprecato. Mi scuso se Le sono sembrata infantile, e mi scuso per gli errori grammaticali commessi. Spero di cuore che mi risponderà.

    • Anna Zanon 25 Maggio 2018 at 10:12 - Reply

      Cara Sara, mi sembra che lei sia molto severa nel giudicare se stessa. A 28 anni non si è certo troppo vecchi per cambiare strada. Io ho due sorelle che hanno preso una seconda laurea in ambito completamente diverso dalla prima e una delle quali ha cambiato tipo di professione alla soglia a 40 anni.
      E’ sempre possibile riciclarsi, certo più passano gli anni più è difficile ma a 28 anni ha ancora tante porte aperte.
      Ha mai pensato di farsi aiutare ad orientarsi professionalmente?

  9. Giancarlo 23 Maggio 2018 at 14:10 - Reply

    Gentile Dottoressa, buongiorno,
    sento di essere un caso più unico che raro e ho difficoltà anche a esporglielo. Ma la situazione in cui mi trovo mi angoscia lasciandomi senza forze. Sono un uomo di 51 anni (solo a scriverlo mi sento male) e non mi sono realizzato in nessun ambito (affettivo, lavorativo, sociale). Laureato molto tardi, non ho messo a frutto quanto studiato. Ho avuto solo poche collaborazioni in ruoli di secondo piano che non mi hanno permesso di affrancarmi dalla mia famiglia, cosa della quale però fino a qualche anno fa non mi rendevo conto. Ciò che ha fatto venire giù tutto il castello di carte che mi ero costruito è stata la fine della relazione con la mia compagna, l’unica che mi avesse spronato realmente a prendere in mano la mia vita. E ora che ci siamo separati mi sento ancora più demoralizzato, proprio per non aver capito l’importanza di questo rapporto. Non so cosa fare perchè ho solo confusione nella mia testa e mi sento totalmente senza stimoli.

    • Anna Zanon 25 Maggio 2018 at 10:15 - Reply

      Caro Giancarlo, chissà se la sua situazione è proprio così disperata come le sembra..
      Cmq le consiglierei di intraprendere un percorso psicologico per cercare di rafforzare la sua autostima e uscire dalla situazione di stallo in cui si trova

  10. Gabriele 19 Maggio 2019 at 18:20 - Reply

    Salve dottoressa,
    Grazie per la sua attenzione. Ho 25 anni, ho studiato in un istituto professionale (lavoro come cameriere dall’età di 18) però non mi sento soddisfatto con quello che sto facendo. Si, ho trovato l’indipendenza economica da subito, e di questo sono fiero, ma sento che non questo non è il percorso che vorrei portare avanti per il resto della vita. Ho lavorato, molto spesso anche all’estero, e mi sono sempre trovato bene, però dal momento che rientro a casa (diciamo che vivo sempre con mia madre per questo motivo) mi sento un po’ malinconico. Faccio mille piani, tornare a studiare, cambiare lavoro ecc, nom riesco mai a settare definitivamente un obbiettivo.

    • Anna Zanon 31 Maggio 2019 at 07:53 - Reply

      Non sempre la consulenza via mail è indicata, nel suo caso sarebbe meglio un colloquio per cercare di capire meglio la sua situazione. Butto lì un ipotesi: è possibile che la sua indecisione nasca da un conflitto interno tra il bisogno di sicurezza e autonomia economica e il bisogno invece di realizzazione professionale, cercando un lavoro più in sintonia con le sue aspirazioni? Lei non fa passi concreti forse perchè c’è una parte di lei che privilegia la sicurezza di uno stipendio fisso ad una strada nuova ma più incerta.

  11. Francesco 24 Novembre 2019 at 15:35 - Reply

    Salve dottoressa, complimenti per il suo lavoro. Ho letto l’articolo con molto interesse, in quanto mi ritrae alla perfezione. Ho 29 anni, laureato con il massimo dei voti in tempi leggermente lunghi e senza troppa esperienza lavorativa alle spalle. Sono sempre stato una persona “pigra”, svogliata e che andasse avanti per inerzia, tutto ciò che faccio lo faccio non al 100% ma “con il freno a mano tirato” incapace di pormi veri obiettivi e perseguirli con impegno e costanza, tantomeno capace di capire realmente cosa possa piacermi. Tempo fa fui assunto come impiegato in una azienda ma mollai tutto dopo 3 mesi perché ero convinto che quel lavoro non facesse per me, non riuscendomi ad impegnare e superare le prime difficoltà, lasciai pur senza avere una reale alternativa. In realtà esiste l’azienda di famiglia dove collaboro saltuariamente, ma non mi ha mai appassionato, la prospettiva di lavorare una vita lì mi terrorizza, la avverto più come una prigione. Il punto è che ho danneggiato me stesso ancor di più. Infatti nel frattempo stavo con una ragazza da un’anno e mezzo, la quale mi ha lasciato, in ultima analisi, a causa della mia continua incapacità di impegnarmi nella mia realizzazione personale e professionale, e di riflesso nell’avanzamento della nostra bellissima storia. Ok trovare lavoro è difficile, ma io non mi impegnavo a tenermelo quando lo avevo né tantomeno a cercarne un altro. Al di là se ci sono altri motivi o meno per cui lei mi ha lasciato, soffro, perché questa è una grande prova che sto danneggiando la mia vita con questo atteggiamento, voglio reagire ma sono ancora più bloccato. Un po’ mi vergogno ad avere di questi “problemi”, quando nel mondo c’è gente infinitamente meno fortunata di me. Grazie mille per aver letto il mio commento, ancora complimenti.

  12. Nicola 20 Gennaio 2020 at 22:21 - Reply

    Non è semplice trovare un lavoro che sia utile per mantenersi, c’è sempre più precariato e sempre meno spazio per gli over 30/35… possiamo fare delle scelte e intraprendere delle strade, ma non possiamo affidarci a quello che offre il mondo del lavoro; per questo a volte si “sogna” una propria strada in autonomia, una vita diversa da quella del dipendente. Non è sempre una scelta, ma una soluzione sperata. Il problema è quando non si sa da dove partire perché a 35 anni non sempre è così scontato partire da zero e si vorrebbe raccogliere qualcosa dopo aver comunque seminato tanto. Il vero problema è la mancanza di fiducia verso il futuro. Grazie.

    • Anna Zanon 16 Febbraio 2020 at 18:14 - Reply

      Purtroppo ha ragione: il mondo del lavoro sta diventando sempre più precario, competitivo ed incerto e questo crea non poche ansie ed insicurezze che poi si ripercuotono in tutti gli aspetti della vita

  13. Debora 31 Marzo 2020 at 05:43 - Reply

    Buongiorno,
    Sono capitata per caso su questo sito o meglio la domanda a Google l ho posta e sono capitata su questo sito…. dunque si .. la.domanda… “perché non ho stimoli a lavoro a 27 anni? ” . È da quando avevo 19 anni che lavoro..ho fatto un tipo di scuola proprio per andare a lavorare subito, volevo la mia indipendenza economica e ho scelto una strada scolastica che poteva permettere questo (e ovviamente anche con un po di fortuna) ho trovato lavoro quasi subito dopo il Diploma. Ora è 3 mesi che convivo. Sto bene. Con il compagno e al momento con la nostra vita di coppia (è solo l inizio .. dicono che il ‘ ‘bello’ della coppia viene dopo, ma non mi preoccupa questo !! Mi piacerebbe vedere come va e magari avere anche un piccolo pupo da accudire… vedremo più avanti). Tornando al mio ‘problema’ … avrei voglia di fare altro nella vita lavorativa… qualsiasi cosa che riguardi l ambito artistico/musicale.. sento che potrei dedicarmi ore a questo a starei benissimo ! Perché (ho dimenticato di dirlo) quando (per hobby) faccio queste attività è come se andasse tutto bene , senza pensieri, senza problemi / preoccupazioni nella vita e nel lavoro… ed è una sensazione bellissima !! (Spero che qualcuno l abbia provata almeno una volta così ha capito di cosa parlo). Detto questo… la mia domanda appunto è: va tutto bene così? Potrei fare di più? Quella parte di me che mi dice di seguire i miei hobby, perché non ci do piu considerazione?? Ok… forse non era solo una domanda… a dir la verità non sarebbero neanche tutte queste le domande da fare.. ce ne sarebbero !!! Ma in fondo forse qualche risposta è meglio non averla… e cercarla con calma vivendo… Grazie per una sua risposta !! Debora

    • Anna Zanon 6 Aprile 2020 at 17:06 - Reply

      Cara Debora, io credo che lei abbia fatto una scelta professionale in base a quella che era il suo bisogno più importante all’ epoca: diventare autonoma prima possibile e poter quindi farsi una famiglia. Nel fare questa scelta ha messo in secondo piano la sua parte creativa, coltivandola però con degli hobbies. Per tornare alla sua domanda: è molto bello quando si riesce a trovare un lavoro che soddisfi sia le esigenze economiche ma anche che piaccia e gratifichi la sua parte creativa. Non sempre però è possibile. E’ possibile integrare le sue due esigenze cioè il bisogno di sicurezza economica che le consentirebbe di diventare mamma e il bisogno di esprimere se stessa in modo creativo? Io credo di sì, sono due esigenze importanti che vanno coltivate ma il modo può deciderlo solo lei. E’ lei a capire se i suoi hobbies musicali possono darle quel genere di indipendenza economica che per lei mi sembra una motivazione primaria o se rimarranno delle passioni o ancora se riuscirà a mettere la creatività anche nel so lavoro

  14. Marica 4 Marzo 2021 at 11:04 - Reply

    Salve dottoressa;
    Sono una ragazza di 27 anni, ho letto questo articolo e mi sono ritrovata perfettamente descritta nella “eterna adolescente” che ha paura di crescere. Io non ho la più pallida idea di cosa fare nella vita ed ho paura di intraprendere un percorso che possa poi finire in un fallimento. Ho fatto dei lavoretti, un corso professionale dopo essermi diplomata, ma nulla che mi sia realmente piaciuto o che voglia continuare.
    Non so quali sono le mie reali attitudini, mi sento incapace in tutto.
    So che non mi piacciono lavori che non mi permettano di essere libera, come descritto nell’articolo, vorrei trovarne uno che mi desse soddisfazioni, mi facesse sempre crescere professionalmente, che possa ambire a sempre di più, ma una strada reale da prendere non ce l’ho.
    Senza contare il periodo storico in
    cui si sta vivendo in cui ogni lavoro è così precario che non ti permette di fare alcun progetto o di avere una vera indipendenza.
    Continuo a vivere procrastinando e nella speranza che qualcosa cambi, sono insicura un’altra cosa che mi fa rimanere ferma.
    È da quando ho finito la scuola che cerco una strada da prendere, mi sento bloccata e smarrita, mentre vedo tutti andare avanti con le proprie strade.
    Senza contare che anche la sentimentale e sociale è un fallimento, vorrei riuscire a cambiare le cose dare finalmente una svolta alla mia vita.
    Grazie, comunque, nel caso riesca a leggere e darmi una risposta.

    • Anna Zanon 28 Marzo 2021 at 17:41 - Reply

      Gentile Marika, la nostra società ci fa credere che sia possibile avere tutto dalla vita. Ad esempio un lavoro stimolante, che ci faccia crescere professionalmente, ben pagato e che magari ci lasci tanto tempo libero e non richieda troppo impegno.
      Difficilmente si può trovare qualcosa in linea con queste caratteristiche. Forse non è il suo caso, ma a volte non si riesce a capire che cosa si vuole perchè ci si confronta con aspettative irrealistiche di ” successi ” a poco prezzo o fuori dalla propria portata che portano poi a sentirsi dei ” falliti”.
      Io le consiglierei di farsi aiutare a ridisegnare il suo percorso professionale partendo dal concreto. Non so dove lei sia residente, ma a Milano, per esempio c’è Piano C, rivolto alle donne per ripensare il loro percorso lavorativo e formativo ( credo sia gratuito).

      • Angela 10 Giugno 2021 at 13:26 - Reply

        Buonasera dottoressa, il suo post mi ha fatto riflettere molto sulla mia personale condizione. Mi sono laureata quattro anni fa in lettere moderne ma i piani che avevo per il mio futuro sono stati sconvolti in quanto subito dopo la laurea triennale ho cominciato a soffrire di attacchi di panico. Il panico mi ha sconvolto la vita ma me l’ha salvata al tempo stesso perché mi ha offerto, nella difficoltà, l’occasione di farmi riflettere su dove stavo dirigendo realmente la mia vita. Ero in una relazione che non mi piaceva, ho lasciato e sono andata avanti. Purtroppo però non riuscivo a studiare per la specialistica e decisi di lavorare, ritagliandomi del tempo anche per dare ripetizioni. Adesso a 32 anni ho ripreso a studiare per la specialistica, l’anno prossimo finisco ma mi sento molto avvilita perché attualmente non lavoro e non sono ancora collocata nel mondo del lavoro. Studiare sta diventando frustrante ma al tempo stesso sento che devo farlo per portare a termine ciò che ho scelto in passato. Vorrei chiudere il cerchio degli studi ma vorrei cominciare a cercarmi un lavoro serio anche se sono molto spaventata per il fatto che ho 32 anni e poca esperienza di lavoro. Tutto quello che ho vissuto mi ha fatto crescere e maturare ma sento di essere rimasta indietro. Questo pensiero mi blocca sempre e non mi incoraggia a propormi per colloqui.
        Come potrei aiutarmi? La ringrazio per la sua cortese attenzione e per un’eventuale risposta.

        • Anna Zanon 5 Luglio 2021 at 08:59 - Reply

          Buongiorno, di getto le risponderei che ciascuno ha la sua strada nella vita e che molte persone hanno cambiato radicalmente professione anche da un età superiore alla sua. Le mie sorelle , per esempio, hanno cambiato radicalmente percorso lavorativo a 40 anni, prendendosi anche una seconda laurea. E sono molto più soddisfatte di prima. Non è mai troppo tardi, sopratutto a 32 anni! Non bisogna però farsi bloccare dal confronto con gli altri e dagli errori del passato. Bisogna guardare il presente e andare avanti, facendo quello che bisogna fare senza ascoltare le proprie paure del fallimento.

  15. Roberto 10 Maggio 2021 at 13:18 - Reply

    Cara dottoressa
    Seguo uno psicologo da 2 mesi. Più o meno rispecchio la descrizione del articolo. 31 anni , laurea triennale in ingegneria informatica ma ci misi molto perché ero come descritto nel articolo. Poi ho fatto sempre lavori manuali , in modo poco costante. Il lavoro mi ha insegnato che impegnarsi da soddisfazione e che crea buone connessioni con le altre persone. I miei capi mi hanno sempre lodato però ho sempre svolto massoni semplici in fin dei conti. Tornato dall’estero dopo 3 anni ho deciso di fare un master in computer science perché c’è tanto lavoro e volevo una professione seria. In realtà mi sentivo senza speranze e ho pensato che era l’unica cosa che potessi fare. In realtà c erano altre possibilità a ripensarci. Per via del covid ho fatto il muratore per un anno posticipando l inizio del master e ora che l ho iniziato ho perso completamente l autostima. Sarà che mi sento vecchio o che fare il muratore mi è piaciuto ma non lo volevo ammettere. Sta di fatto che dopo il primo semestre , vivendo a casa con i genitori ho sentito di non poter continuare. Ho pensato che il problema fosse vivere con loro così mi sono trasferito e ho iniziato a lavorare e studiare. Ma sono peggiorato, quindi ho smesso di lavorare e mi sono impegnato ma più studio più sono infelice, piu vorrei sparire. Mi sono candidato a un lavoro che è esattamente il lavoro che da sempre non volevo fare, in una fabbrica della zona. Proprio ora che le condizioni sono perfette, ho perso autostima e sento di dovermi punire con questo lavoro , come se fosse la mia unica opzione. Penso che il problema è che non mi piace quello che studio ma forse è solo paura come quelle descritte nell articolo. In pratica non posso più fidarmi di me stesso perciò sono attratto da questa strada sicura e un po punitiva . Seguo per questo motivo in psicologo ma lui dice semplicemente che non ce niente di male nel esplorare e poi tornare indietro e che ha vita è imprevedibile. Fin ora lo è sempre stata e vorrei stabilità

    • Anna Zanon 19 Maggio 2021 at 10:19 - Reply

      buongiorno, difficile dare un parere. E se proseguire negli studi non fosse la sua strada ma lei preferisse fare il muratore? Ho l’impressione che nella sua scelta pesino molto dei condizionamenti familiari che vedono certi lavori come umilianti per uno che ha una laurea triennnale in ingegneria. Forse lei è in conflitto con se stesso tra quello che vorrebbe fare e quello che pensa di dover fare ed essere ed è per questo che non riesce a trovare la sua strada. Nel frattempo non c’è niente di male nel prendersi un anno sabbatico.

  16. Roberto 10 Maggio 2021 at 13:32 - Reply

    Concludo dicendo : per poter cambiare ci vuole tempo, costanza e sacrificio ma anche un obbiettivo reale , sennò ogni altra opzione è migliore. Sapevo che sarebbe stata dura ma non pensavo di potermi ritrovare in questo stato e desiderare quello che non voglio . Il problema è che noi non sappiamo sognare perché quando decidiamo di cambiare non è una decisione pensare in modo realistico e l unica realtà possibile che conosciamo è ciò che evitiamo. Non so se ha senso. Grazie

  17. kingAmato 5 Giugno 2021 at 10:46 - Reply

    Dichiarare se stessi come unici responsabili di quello che si è, di quello che si fa e che si pensa, segna senza dubbio un prima e un dopo. Assumersi la responsabilità personale significa innanzitutto smetterla di dare la colpa agli altri per la propria infelicità. Vuol dire anche ritrovare modi diversi per raggiungere l’equilibrio e il benessere per se stessi, a prescindere dalle dinamiche negative dell’ambiente circostante.

    Arrivati a questo punto, è facile chiedersi: ciò significa che si può essere felici a prescindere dalle circostanze in cui viviamo? Ma come faccio se sto affrontando una malattia? Come faccio se la mia relazione affettiva è tormentata e instabile?

    • Anna Zanon 5 Luglio 2021 at 09:26 - Reply

      Bongiorno, purtroppo viviamo in una società che ci da l’illusione dell’autodeterminazione e di poter essere l’artefici del nostro successo o insuccesso ma ci sono molti fattori che non controlliamo e uno di questi è proprio la malattia. L’unico controllo che possiamo avere è il modo in cui decidiamo di reagire alle circostanze esterne. Ci sono persone che sono riuscite ad essere felici anche con un invalidità, concentrandosi su quello che potevano ancora fare e su quanto di buono, per quanto piccolo potevano avere. Non sto dicendo che sia facile o che sia sempre possibile in ogni circostanza, però è sempre possibile fare qualcosa di buono per se stessi e per gli altri ogni giorno! Le consiglierei di leggere qualcosa di Alex Zanardi, o di Simona Atzori o di Giusy Versace..

  18. Rita Auricchio 18 Agosto 2021 at 15:33 - Reply

    Buon giorno,

    -Leggendo il suo articolo posso dire che mi ritrovo perfettamente in questi parametri. Ho 40 anni e non ho la più pallida idea di cosa fare nella mia vita o quanto meno un idea l’avrei (Scrittrice). Ho passato la mia vita a fuggire dalle cose la maggior parte delle scelte venivano fatte dai miei senza tener conto dei miei desideri o delle mie attitudini perchè ovviamente non avevo idea di cosa fare o quanto meno mi piaceva disegnare e scrivere ma per qualche via venivo ridicolizzata perchè erano idee frivole e non avevo abbastanza determinazione per cambiarlo. Sono partita 6 anni fa per l’Inghilterra dove finalmente ho potuto conoscere me stessa, ma questo non è abbastanza so che voglio fare la scrittrice e sto provando a lavorare su una storia per ragazzi, e contemporaneamente lavoro come assistente in cucina e mi sento a volte come intrappolata in qualcosa che non sono io o quanto meno non si abbina con la mia idea di vita e davvero mi sento persa. Penso di tornare in italia e rifare l’educatore come facevo prima di partire ma non credo che risolverebbe questa mia sensazione di smarrimento e di quel senso di “Casa”. Cosa può consigliarmi ?? Grazie mia disponibilità e il suo articolo lle per la suo articolo.

    • Anna Zanon 3 Settembre 2021 at 14:14 - Reply

      Buonasera, mi sentirei di consigliarle un bel percorso terapeutico con il fine di comprendersi meglio e capire quale strada le si addice di più..

  19. Dario 8 Novembre 2021 at 09:37 - Reply

    Salve Dottoressa. Complimenti per l’articolo perché mi ha permesso di guardarmi in faccia. Ho 29 anni con poche esperienze lavorative alle spalle, sono stato impegnato negli ultimi anni in lavori stagionali come animatore/educatore in colonie per ragazzi, attività di tipo educstivo come addetto doposcuola, assistenza disabili in un altro progetto. Sto terminando la laurea triennale in educazione eppure sento che non ho ancora trovato la mia strada.Sto riattraversando un periodo di crisi depressiva perché mi sento infelice, sopraffatto dall’idea di non riuscire a concludere e darmi una possibilità che finzioni dopo tanto tempo. Ho fatto percorsi psicologici per quattro anni e quello che ho capito é che una parte di me si punisce per il passato, non riesco a lasciare casa e la mia famiglia perché non so come potrei. La terapeuta pensa che dovrei cercarmi lavori ” umili” per lasciare casa..e tutto quello che ho portato, realizzzato cosa ne faccio? É davvero questo il massimo a cui posso aspirare? Sono davvero triste

    • Anna Zanon 16 Novembre 2021 at 14:16 - Reply

      Buonasera Dario, credo che tramite il percorso terapeutico lei abbia identificato il suo ” sabotatore interno”, che la punisce impedendole di realizzarsi. Non credo che il suo terapeuta intenda dire che lei debba a soli 29 anni sacrificare le sue aspirazioni e accontentarsi di un lavoro umile perchè non può fare di meglio. Ma mi sembra che il suo terapeuta potrebbe pensare che per lei in questo momento l’obiettivo più importante è raggiungere l’autonomia dalla famiglia. Probabilmente quando sarà indipendente dal suo nucleo familiare, si sentirà più sereno e troverà la determinazione per raggiungere i suoi obiettivi professionali.

  20. Milla 10 Dicembre 2021 at 09:29 - Reply

    Buongiorno dott.ssa.
    Mi chiamo Milla e ho 19 anni.
    Sono diplomata in Ragioneria e quest’estate ho deciso (dopo un’attenta valutazione di alcuni fattori) di iscrivermi a Giurisprudenza in un’università lontana da casa mia.
    Ero molto felice di questa scelta, e… sul più bello, mia madre (una donna che non ha fatto altro che umiliarmi per una vita intera,senza giustificato motivo) mi ha detto testuali parole: “Tanto ti bocceranno a tutti gli esami dell’università”.
    Questa frase, mi ha colpita. È stata detta con tanta cattiveria.
    Nelle notti più agitate poco prima di svegliarmi di soprassalto, mi riviene in mente questa frase.
    Poco prima di iscrivermi di conseguenza, ho rinunciato a questa mia grande ambizione.
    Mia madre era felicissima!
    Finalmente poteva tornare a scegliere per me, come ha sempre fatto.
    Volevo fare il Liceo Classico e mi ha iscritta a Ragioneria, volevo fare l’universitá e ha trovato per me un lavoro che non mi piaceva e che non mi garantiva una retribuzione.
    Quando mi sono presentata al colloquio, il datore di lavoro mi ha detto che di me in quell’ufficio non avevano bisogno, e mi ha mandata via.
    Io da allora non so più che fare.
    Non esco più di casa, passo le giornate a leggere libri, fare cruciverba, e…a sognare di fare l’università.
    La facoltà che voglio frequentare, permette iscrizioni con mora, fino al 21 dicembre.
    Io vorrei iscrivermi, ma non so come dirlo alla mia famiglia.
    So già che loro non me lo permetterebbero mai, non tanto per il ritardo (esistono dei modi per recuperare), ma per il fatto che non vogliono proprio che io studi, in quanto io per loro sono una spesa e non una figlia a cui si dovrebbe garantire il meglio.
    Vedo i miei coetanei realizzare i loro sogni e io invece sono chiusa in casa,senza vedere una luce per il mio futuro.
    La ringrazio.

    • Anna Zanon 25 Gennaio 2022 at 22:09 - Reply

      Cara Milla, mi perdoni la domanda : ma i suoi genitori non vogliono che lei studi per motivi economici ? Non vogliono o non possono mantenerla all’università? Se una delle ragioni è questa, le consiglierei di trovarsi un lavoretto e di pagare almeno parte delle spese universitarie. Sarebbe anche utile trovarsi degli “alleati”, non so qualche parente o anche una psicologa del consultorio che possa aiutarla in questo passo importante.

  21. Non lo scrivo mica il mio nome 27 Dicembre 2021 at 00:29 - Reply

    Dottoressa lei ha descritto totalmente la mia condizione e leggere questo articolo mi ha fatto sentire una sfigata illusa e sottolineo che odio provare pena per me stessa e per gli latri ma con questo articolo è come se mi sono sentita sgamata, mi ha beccato, eccomi sono io, che pena bleh. vivo in un illusione, sono così distaccata dalla realtà e solo raramente mi accorgo che devo tornare con i piedi per terra . Mi faccio così tanti pipponi mentali che mi blocco, paralizzata dai pensieri che mi arrovellano la testa sempre e mi impediscono di vivere, di fare tutte quelle esperienze che potrei fare se solo iniziassi ad agire anzi che stare ferma a pensare come una babba.
    Io provo a circondarmi di persone che sono l’opposto di me, che non pensano troppo e fanno, che stanno con i piedi per terra, ed è così chiaro che a quel punto ridimensioni i tuoi sogni alla tua portata e sarai più felice e realizzato nella vita, credo che chi vive così ha più forza di andare a prendersi ciò che vuole e realizzare pian piano i sogni anche quelli più difficili da realizzare.
    Il fatto è che mi sento in potenza di poter fare tutto ed è come se non vedo l’ora di trovare La passione per buttarmici dentro e viverla appieno. Però questa famigerata e credo anche utopica passione non arriva. E qui mi chiedo, ma non è che mi sto illudendo e basta ? Non è che devo solo buttarmici e provare a dare quella parte di me che aspetto tanto di proiettare su qualcosa, nella vita quotidiana in tutto ciò che faccio? Io non capisco, che approccio devo avere con la vita ? Fino a quanto posso pensare sulle cose , ragionare , dubitare, pensare che mi sto solo illudendo buttare tutto nel cestino e ricominciare a pensare che sono fatta sbagliata e non ho il carattere per prendermi ciò che voglio. In realtà penso di avere il carattere, sono sicurissima di me stessa ma mi sminuisco quando devo mettermi in gioco, quindi sono sicura per finta ? Come posso pensare di meno e vivere di più ? Un giorno mi sono praticamente autoindotta un attacco di paranoia (lo chiamo così ma mica voglio farmi una diagnosi non sono disturbata è che penso troppo) in pratica brevemente dopo aver scritto tutti i dubbi che avevo in testa quel giorno su un foglio è come se mi sono convinta di vivere in un illusione che mi sono creata io stessa perché in realtà sono una persona disturbata che non ha contatto con la realtà, ho iniziato a tremare tutta la testa girava e volevo urlare, ero assolutamente convinta che il mio ragazzo fosse un impostore che mi sta ingannando, ero così sicura che pensavo ecco non si torna indietro da un disturbo mentale tutti li sottovalutano e ne parlano come se fosse un argomento come tanti altri, ma da quell episodio ho proprio avuto paura di non poter più tornare indietro e poter avere una “vita normale”e la cosa più stupida e assurda è che sotto sotto lo sapevo, me lo aspettavo . Mi ci è voluto un po’ per calmarmi e alla fine ho capito che può essere pericoloso addentrarsi in certi luoghi bui della mente se non si è capaci di approcciarsi col giusto metodo. E mi odio ancora di più perché perdo tempo con queste pippe che ho capito che possono essere molto pericolose.
    Il fatto è che so nella teoria come uscire da questa condizione ma nella pratica non ho idea da dovee iniziare dunque come si inizia a vivere? Stando in pieno controllo almeno delle proprie capacità e dei propri obiettivi ?
    È facile volere ma poi ? Purché ho tante cose che mi possono interessare (da uno a dieci magari 6) ma appunto perché non sento che mi interessano 10 non mi ci immergo come vorrei e appunto finisco sempre per non fare nulla e tornare ad arrovellarmi . E sopratutto mentre faccio una cosa mi viene L interesse di fare L esatto opposto ad esempio sto studiando alla magistrale (mi interessa 6 ma continuo perché mi farà viaggiare e stare a contatto con la natura sto lavoro) e mentre studio a parte che mi sale l’ansia che non voglio fare solo questo nella vita (infatti mi tranquillizzo pensando che nel mentre potrò fare altro) però poi mi sale il pensiero fortissimo di voler intraprendere altre carriere molto più artistiche di quella che sto percorrendo. È sempre un volere l’opposto di ciò che sto facendo è così non avrò mai niente. Mi sento sbilanciata, ho sempre riconosciuto due parti di me sempre in conflitto tra loro e a periodi una prevarica sull altra quindi desidero sempre cose opposte . Ho 22 anni quasi 23 e voglio iniziare a vivere ! Libera non lo sarò mai, ma almeno serena e contenta del mio percorso . Quello lo voglio si !

    Grazie e scusate per lo sfogo !

    • Anna Zanon 25 Gennaio 2022 at 20:45 - Reply

      Le risponderò con una frase banale :” Chi troppo vuole nulla stringe”. Le consiglierei di non aspettare la passione con la P maiuscola, ma di scegliere qualcosa che le interessa abbastanza e di dedicarsi a questo meglio che può. Riuscire a concludere qualcosa ( un corso, un progetto, ecc), le farò provare un senso di soddisfazione e la aiuterà ad allenare la sua autodisciplina. Un altro consiglio che mi sento di darle, oltre a quello di intraprendere un percorso terapeutico che credo potrebbe aiutarla molto per queste problematiche, è quello di tener presente che a volte le proprie capacità e interessi si scoprono strada facendo.

  22. silvia 31 Marzo 2022 at 12:47 - Reply

    Buongiorno Dottoressa,
    io sono la mamma di un ragazzo che a 24 anni non sa cosa vuole fare una volta finita l’Università e adesso mette anche in dubbio di aver scelto quella giusta…. Questo non sentirsi all’altezza di una scelta gli ha provocato anche degli attacchi di panico per cui io e mio marito gli abbiamo proposto di farsi aiutare da una psicologa e lui ha accettato. Ormai sono 6 mesi che va in terapia, effettivamente dice che si sente meglio, purtroppo però ancora in questi giorni ha avuto un altro attacco di panico (poi scoperto essere probabilmente originato da un esame non passato e che ci aveva nascosto) e all’orizzonte non si vede qualcosa che lo possa motivare e per lui è origine di sconforto.

    Al di là di cercare di rassicurarlo che mi sembra banale che atteggiamento dobbiamo tenere noi genitori?
    grazie per un suo parere

    • Anna Zanon 5 Giugno 2022 at 09:28 - Reply

      Buongiorno, la rassicurazione funziona quando un genitore è veramente convinto che il figlio possa farcela. A volte, invece di fronte ad un figlio che va in panico, il genitore si sente impotente, non sa che fare e così involontariamente finisce per amplificare l’ansia del ragazzo. Non dico che questo sia il vostro caso ma spesso è così.
      Di fronte ad un figlio che va in panico, il genitore deve gestire in primis la sua ansia che il figlio sia troppo fragile per farcela e per riuscire nella vita o all’università. Solo quando il genitore non va in crisi di fronte all’ansia del figlio ma ha un immagine del figlio come forte e capace può trasmettere delle rassicurazioni efficaci.

  23. Franco 24 Aprile 2022 at 14:22 - Reply

    Salve ,
    Sono un ragazzo di 24 anni che frequenta la magistrale in ingegneria gestionale.
    Ho un problema che mi affligge da 2 anni: non riesco a capire se ciò che faccio è una cosa che mi piace oppure no. Mi spiego meglio: a volte penso “mi piace si “ ma poi penso “ ma penso che mi piace ed è veramente così oppure no “, cioè in poche parole non riesco a fidarmi di ciò che pensò e non capisco se una cosa è giusta farla e cioè mi piace oppure no.
    Ho fatto solo 3 esami all’università e sono al secondo anno di magistrale proprio perché non riesco a capire se mi piace oppure no e in realtà non ho nessuna motivazione a studiare e sono 2 anni che non faccio nulla.
    Qualcuno saprebbe dirmi come posso capire la mia direzione nella vita e quindi capire se devo lasciare l’università o no?
    Poi quando penso di lasciarla non mi va di iniziare a lavorare, cioè è come se non voglio impegnarmi nelle cose e non ho le forze per farlo.

    • Anna Zanon 3 Giugno 2022 at 13:32 - Reply

      Buongiorno Franco, io le consiglierei un colloquio con uno psicologo per cercare di approfondire meglio questa problematica e quali sono le sue vere motivazioni nella vita.

  24. Carlo 28 Agosto 2022 at 13:22 - Reply

    Buongiorno dottoressa, articolo che per molti versi sembra parlare di me.
    E’ possibile che a 31 anni non si sappia che direzione prendere nella vita, aver studiato lingue all’Università solo perchè i voti più alti erano li (e non per passione-interesse), avere 3 amici in croce (fin dall’adolescenza) e non volerne altri o non cercare l’amore?
    E’ possibile che tutto ciò derivi da un’infanzia diversa da tutti gli altri (adottato a 10 anni vissuti in orfanatrofio e proveniente da altra nazione) e io non sia riuscito a integrarmi in questa realtà, dove tutti i bambini fin da piccoli ricevono affetto, crescono con altri bambini e sviluppano interessi e passioni fin dai primi anni di vita? Mentre io tutto questo non ho potuto viverlo, ma ho dovuto a 10 anni recuperare (imparare lingua, recuperare anni di scuola partendo dalla terza elementare, integrarmi con sconosciuti che tra loro si conoscevano,…). E’ possibile che la mia “crisi d’identità” derivi da un’infanzia molto atipica e porti le cicatrici di quel periodo, non riuscendo a capire il mio posto nel mondo, cosa mi interessi e con chi voglia integrarmi?
    O è solo conseguenza del carattere chiuso, riservato, e iper sensibile al giudizio altrui (sociofobia)? Non riesco a trovare il lavoro che mi piaccia, nulla mi stimola a scattare dalla sedia, esco poco e sto cercando di chiudere con gli amici (come a voler chiudere con un capitolo della vita che non mi ha portato nulla, ma non avendo un piano B).
    La ringrazio anche per le tematiche che ha saputo affrontare nel bellissimo articolo.

    • Anna Zanon 3 Settembre 2022 at 08:44 - Reply

      Buongiorno, la ringrazio per i complimenti. La nostra storia passata ci influenza moltissimo, spesso in modi di cui siamo poco consapevoli. Un “infanzia atipica” può lasciare molte cicatrici, tra cui il vivere in modalità “sopravvivenza” senza riuscire ad avere obiettivi e scopi nella vita. Ha mai pensato ad un percorso terapeutico?

      • Carlo 4 Settembre 2022 at 07:35 - Reply

        Non ho mai voluto fare questo passo, perchè nella mia mente vige ancora il pensiero dello psicologo come quello da cui vanno i matti. Ci sto pensando adesso, visto che soluzioni non ne trovo e vivo in questo immobilismo cronico di sopravvivenza (come giustamente dice). Vivo alla giornata, non pianifico, sono in balia degli eventi e più che depresso, mi definirei insoddisfatto della vita. Ho avuto un’occasione di vita migliore (rispetto alla povertà di prima) eppure non riesco a integrarmi in questo contesto, dove tutti (chi più chi meno) riescono a muoversi disinvolti. A furia di recuperare e allinearmi ai coetanei, non ho dedicato spazio nel cervello per sviluppare qualche interesse o passione, sono sempre schivo e ho una specie di “disturbo evitante” con tutti, quasi come se mi vergognassi che qualcuno entrasse nella mia vita intima e scoprisse “cose brutte” di me. Davvero la psicoterapia è la panacea? O sono destinato a vivere sempre così?

        • Anna Zanon 7 Settembre 2022 at 14:59 - Reply

          Ovviamente la psicoterapia non è la panacea di tutti i mali e non può cancellare le sofferenze del passato ma può insegnarle a guardarsi con occhi diversi ed accettare persino le ” cose brutte” di sè che ha paura di scoprire.

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