Libri: Perchè l’amore fa soffrire?

” Perchè l’amore fa soffrire?” è un interessante e dettagliata analisi sociologica della fragilità dei legami affettivi.
La tesi dell’autrice, un affermata docente di sociologia  e autrice di ” Intimità fredde. Le emozioni nella società dei consumi”, è che i rapporti siano in crisi e che questa crisi sia dovuta alle recenti trasformazioni della società.
La rivoluzione sessuale ha comportato una rivoluzione del rapporto tra i due sessi  con ripercussioni non sempre positive sulla coppia, in particolare per quanto riguarda la realizzazione della donna.
L’autrice   – attraverso un paragone con atteggiamenti e comportamenti di altri secoli, condotto attraverso un’analisi dei romanzi e dei diari – mette in dubbio che si tratti davvero di una «liberazione» delle donne.
Nel secolo XIX, spiega la sociologa, la scelta del coniuge avveniva all’interno di un circolo relativamente chiuso di famiglie conosciute e della stessa classe sociale.
Il corteggiamento avveniva attraverso una serie di rituali che confermavano lo status socio-economico e culturale della persona scelta e mostravano che era dotata del necessario «carattere morale».

 Il corteggiatore doveva dimostrare di avere intenzioni serie, di essere una persona affidabile e capace di  prendersi cura della promessa sposa.
Nella scelta del partner si teneva certo conto dell’avvenenza ma questo non costituiva il  principale criterio di selezione del partner.
La notizione di sex appeal nasce solo nel 1900.
Con il Novecento – e con gli «anni folli» tra le due guerre che anticipano la rivoluzione degli anni 1960 – le cose cambiano radicalmente.
La rivoluzione sessuale fa diventare il «sex appeal» – incessantemente raccomandato alle donne dalla martellante propaganda dell’industria cosmetica e della moda – l’aspetto piu’ importante della relazione a scapito di altri fattori piu’ significativi.
Oltre la rivoluzione sessuale vi è stata un’assai più complessa rivoluzione nei sentimenti.
Illouz sostiene infatti che la rivoluzione culturale degli ultimi decenni ha trasformato i sentimenti in oggetto di consumo.
Un’ampia letteratura che professa di aiutare le donne e le coppie, il cinema, i romanzi incitano a cercare in una relazione l’autonomia, la perfetta uguaglianza e reciprocità, la soddisfazione anzitutto di se stessi, una continua effervescenza di emozioni forti, in assenza della quale si dichiara che la relazione è finita.
La fine dell’«omogamia», per cui quasi sempre si prendevano in considerazione solo possibili coniugi della stessa città, etnia, classe sociale ha ampliato all’infinito le possibili scelte.
E con Internet la scelta infinita è diventata più di una metafora. Un’americana su tre oggi fa almeno un tentativo di cercare l’amore della vita via Internet, acquisendo così l’impressione – o l’illusione – di poter scegliere fra tutti gli uomini del mondo, non solo fra quelli che incontra fisicamente nella sua normale vita di relazione.
E, per quanto siamo soddisfatti della persona che amiamo, il mito della scelta infinita ci dirà sempre che da qualche parte nel mondo ce n’è una migliore che ci aspetta, forse a distanza di un solo clic sul computer.
Il cinema e la televisione ci presentano amori «perfetti» e creano aspettative che difficilmente si riescono a realizzare, fomentando un insoddisfazione per il proprio rapporto di coppia.
Ma, per quanto sia duro da ammettere per un’estimatrice del femminismo, la Illouz deve concludere che le donne non sono state affatto «liberate».
Gli uomini hanno ampliato la loro libertà di scegliere – soprattutto in tema di rapporti sessuali senza impegni di matrimonio – mentre quella delle donne, apparentemente infinita, è limitata dall’«orologio biologico» che riduce i loro tempi di scelta se vogliono avere figli: e, a credere alla Illouz, un numero sorprendentemente alto di donne continua a volerne, anche se più negli Stati Uniti che in Europa.
Inoltre, la pressione della psicologia popolare e della psicanalisi rende le donne più infelici di un tempo, martellandole con l’idea che se non trovano l’amore perfetto c’è qualcosa in loro che non funziona e che dev’essere curato – il che, naturalmente, alimenta l’industria dei cosmetici e della chirurgia estetica, dei manuali di auto-aiuto per le donne (ma ce ne sono anche per gli uomini) e delle costose sedute da terapisti di ogni genere.

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By | 2019-05-05T15:54:41+00:00 30 Giugno 2013|Libri di Psicologia, Affettività e sessualità|0 Comments

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