Il mobbing

La persecuzione psicologica sul posto di lavoro

Il termine mobbing è ormai entrato a  far parte del vocabolario del mondo del lavoro; si calcola (per difetto) che in Italia ci siano almeno un milione e mezzo di lavoratori mobbizzati.
Con il termine mobbing (che deriva dal verbo inglese mob: attaccare, aggredire in massa) si intendono una serie di comportamenti aggressivi messi in atto dal datore di lavoro o dai colleghi  ai danni di un lavoratore allo scopo di distruggerlo socialmente e psicologicamente.
Lo scopo del mobbing è quello di indurre la persona mobizzata a licenziarsi o a provocarne il licenziamento senza che si crei un caso sindacale.

Il mobbing orizzontale e verticale

Gli esperti distinguono fra mobbing orizzontale e mobbing  verticale.

  • Il mobbing verticale (o bossing) è quello messo in atto dai dirigenti dell’azienda verso i dipendenti per costringerli a dare le dimissioni.
    Anche se il capo è il promotore del mobbing , i colleghi raramente prendono le difese della vittima perché non vogliono rischiare di mettersi contro un loro superiore. Nella maggioranza dei casi, per quieto vivere o nella  speranza di fare carriera, preferiscono assecondare il capo.
  • Il mobbing di tipo orizzontale viene invece praticato dai colleghi verso un altro lavoratore per far fronte allo stress , trovando un capro espiatorio su cui far ricadere la colpa della disorganizzazione lavorativa.

Che cos’e’ il mobbing in pratica

I comportamenti mobbizzanti possono assumere varie forme : dalla diffusione di maldicenze, all’esclusione dalle attività sociali ,alle continue critiche,all’assegnazione di compiti dequalificanti .

Ecco alcuni delle più comuni forme di mobbing:

  • Il vostro capo vi rivolge raramente la parola ma se ve la rivolge è quasi sempre per rimproverarvi per piccolezze.
  • Il vostro capo non perde un occasione per rimproverarvi, offendervi, umiliarvi , preferibilmente in presenza dei vostri colleghi.
  • Venite privati di spazi e di strumenti necessari per svolgere la vostra attività.
  • Vi affidano da un giorno all’altro incarichi inferiori alla vostra qualifica o non inerenti alle vostre competenze.
  • Vi sottraggono le pratiche sino a lasciarvi senza lavoro.
  • Vi vengono rifiutati ferie e permessi prima accordati senza problemi.
  • Venite esclusi dalle feste aziendali o da altre occasioni sociali.
  • Non siete più invitati alle riunioni.

Chi e’ la vittima del mobbing.

Gli studi sul mobbing condotti da Leymann hanno concluso che il mobbing non dipende dal carattere della vittima ma è una patologia dell’organizzazione aziendale.

Qualsiasi persona in qualsiasi posizione può diventare una vittima del mobbing ,ma alcune categorie di lavoratori sono più a rischio di altre.

In particolare:

  • I neoassunti perché estranei al gruppo precostituito
  • Gli “anziani” perché costano molto di più all’ azienda
  • Gli esuberi perché sono ” superflui” ai fini aziendali.
  • Le persone particolarmente abili e capaci sia perché sono vissute come pericolosi concorrenti, sia perché con il loro attivismo e la loro professionalità fanno risaltare la mediocrità del gruppo.
  • I diversi e gli anticonformisti perchè sono disomogenei rispetto al gruppo per motivi caratteriali, religiosi, razziali , politici.
  • Gli onesti perché non accettano certi compromessi e certi comportamenti scorretti

Chi e’il mobber.

Chi utilizza questa forma di persecuzione per far carriera o per eliminare qualche pericoloso concorrente, è dal punto di vista psicologico, una persona cinica e dotata di scarsa affettività. Si tratta spesso di una personalità poco creativa e conformista, invidiosa e gelosa dei suoi colleghi di lavoro. Se il promotore del mobbing è un dirigente, preferisce attorniarsi di persone che sente inferiori a lui e che lo assecondano pedissequamente.

Gli effetti del mobbing.

La persecuzione psicologica sul posto di lavoro comporta sempre in chi la subisce,pesanti conseguenze dal punto di vista psicologico.

Calo dell’ autostima, ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi psicosomatici, sono alcune  delle più comuni conseguenze psicologiche del mobbing, a cui si associano difficoltà relazionali con amici e familiari .

Come difendersi dal mobbing

Non bisogna sperare che la situazione si risolva da sola, purtroppo  con il tempo, la persecuzione psicologica sul posto di lavoro tende ad aggravarsi. Bisogna resistere e creare una base di elementi che potrebbero diventare prove giuridiche.

1)  Non cedete allo scoraggiamento e alla depressione.

L’ansia e il senso di inadeguatezza che provate  sono causati dal mobbing e non ne sono essi stessi la causa. La vostra situazione non dipende da una vostra incapacità personale, al contrario le vittime del mobbing sono spesso i lavoratori più dotati, coscienziosi e brillanti.

2)  Non pensate alle dimissioni

La prima cosa alla quale un mobbizzato pensa è quella di fuggire e di liberarsi dalla situazione stressante, dando le dimissioni.Ma abbandonare il posto di lavoro è comunque una sconfitta perché ci si ritira lasciando l’aggressore impunito, è un duro colpo per l’autostima e in più si corre il rischio di non riuscire a trovare una nuova occupazione in tempi brevi. Fino a quel momento il mobbizzato accetta la definizione che gli viene fornita dai suoi persecutori (<<tu sei sbagliato>>, <<tu non lavori bene>>).

Con la denuncia invece il lavoratore bersaglio di mobbing potrà trovare una rivincita.

3)  Createvi una base di elementi che potrebbero diventare prove giuridiche:

  • prendere nota, nel modo più dettagliato possibile ,di tutti gli attacchi (verbali e non) con data, luogo e persone coinvolte
  •  ontattare altre persone con lo stesso problema o che l’hanno avuto in passato.
  • Parlare con i colleghi non partecipi all’aggressione che eventualmente potrebbero testimoniare in vostro favore.
  • Parlare del mobbing ai responsabili dell’azienda: in modo dettagliato, con calma e alla presenza di un collega. Se il colloquio non sortisce effetti, inoltrare una nota formale scritta. Solo in ultima analisi,rivolgersi alle vie legali.

4) Rivolgetevi ad un buon avvocato che abbia già trattato cause di mobbing, che sicuramente non abbia legami con la vostra azienda.

Nella scelta tra procedimento penale e/o civile, (causa di lavoro, risarcimento del danno biologico), preferite dapprima il procedimento civile.

5) Iscrivetevi ad un associazione contro il mobbing.

Il presente articolo ha una valenza di carattere informativo.

Purtroppo, a causa dell'elevato numero di commenti e di lettere che ricevo tutti i giorni, non riesco a rispondere a tutti (come vorrei) e a farlo in tempi brevi. Inoltre le risposte ai commenti sono molto sintetiche, considerata anche la natura pubblica del sito web.

Se desideri avere un aiuto urgente e mirato riguardo le tematiche affrontate ti consiglio di richiedere una Consulenza Psicologica.
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By | 2019-05-05T16:00:29+00:00 29 Gennaio 2012|Lavoro e Studio|2 Comments

2 Comments

  1. Guida Editore 12 Aprile 2012 at 07:50 - Reply

    A breve nelle librerie sarà possibile reperire il libro “Mobbing – storia di una funzionaria”
    Di Daniela S. , edito da Guida Editori

    Il vero racconto di una donna che per undici anni ha subito vessazioni e mortificazioni soltanto perché voleva lavorare
    Daniela S. narra le vicissitudini patite per salvaguardare la sua dignità. Attraverso le sue parole, si snoda una vicenda inquietante vissuta con estrema sofferenza e affrontata con grande forza e costanza per riaffermare i propri diritti. Un’esperienza che l’autrice ha voluto diffondere per rendere tutti consapevoli dell’importanza del rispetto umano soprattutto in ambito lavorativo e per invogliare ognuno di noi ad aver sempre coraggio nel far cadere il muro del silenzio a cospetto di evidenti ingiustizie.
    Il libro di Daniela S. è solo una goccia dell’immensa
    sofferenza umana, che ognuno di noi deve contribuire a circoscrivere, nell’eterna ricerca della felicità.
    Un testo di grande attualità, una tematica di cui si
    parla spesso ma pochi hanno il coraggio di raccontare la propria esperienza

    Per info: elites@guida.it

  2. SG 11 Aprile 2013 at 18:49 - Reply

    Notevole quanto approfondita analisi di una “patologia” ancor oggi, purtroppo, fin troppo sfacciatamente diffusa.

    Vorrei, se possibile, chiarire due dubbi in merito:

    • Il “fine” di tali comportamenti può essere differente dall’induzione al licenziamento?

    • La lesione dell’immagine personale e professionale del lavoratore di fronte a clienti e fornitori, nonché l’instaurazione sistematica di un clima di profonda e apparentemente insanabile divisione tra colleghi, rientra ancora nella definizione di “mobbing”?

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