Il suicidio

Da quando ho cominciato la mia attività di psicologa on line su ilMioPsicologo.it, ricevo svariate lettere al giorno da parte di persone che sono depresse e che vorrebbe togliersi la vita, ma non hanno il coraggio di farlo.

Altre lettere provengono da persone che hanno tentato più volte il suicidio senza riuscirci, e che sono giunte alla terribile conclusione di non essere capaci di far niente, neanche di morire.

Quello che ogni volta mi stupisce, è che si tratta di persone che, apparentemente, non avrebbero nessun motivo per desiderare la morte: sono giovani, in buona salute, hanno un lavoro, una famiglia, una vita “normale”.

Ma dietro questa facciata di “normalità”, si cela un abisso di sofferenza e disperazione, invisibile agli occhi del mondo, e spesso, invisibile persino agli occhi dei familiari e degli amici più cari. Le statistiche sul suicidio dicono che, ogni giorno, in Italia si tolgono la vita almeno dieci persone. E fra questi suicidi, molti hanno meno di trent’anni.

Il percorso psicologico che porta al suicidio
Il suicidio non è quasi mai una decisione improvvisa. Poche persone, se non hanno qualche disturbo psichiatrico grave o si trovano a vivere in circostanze estreme, si suicidano in preda ad un raptus di disperazione. In genere, il suicidio è il punto di arrivo di un itinerario mentale lungo e tortuoso, che comporta decisioni, indecisioni e decisioni contrarie a quelle prese in precedenza. La persona che sta meditando di togliersi la vita, attraversa queste fasi:

  • La morte viene vista in chiave positiva
  • Si valutano i pro e i contro del suicidio
  • Decisione di porre fine alla propria esistenza

La morte viene vista in chiave positiva
In questa fase, la persona che sta male comincia a prendere in considerazione l’idea di porre fine alla sua esistenza. Non c’è una vera intenzione di suicidarsi, ma il suicidio è preso è in considerazione come una possibile soluzione ai propri problemi. Il suicidio viene visto come una specie di ultima opzione da utilizzare nel caso la propria situazione diventasse insopportabile. In questo modo, l’aspirante suicida comincia a familiarizzarsi con l’idea della propria morte, che viene vista in chiave positiva.

La morte non fa più paura e il pensiero di porre fine alla propria esistenza diventa capace di portare conforto e sollievo. In questa fase, possono comparire delle fantasie romantiche sulla propria morte. Una ragazza, per esempio, aveva immaginato nei dettagli il giorno del suo suicidio. Sarebbe andata a morire in Irlanda, su un prato, e per quell’occasione avrebbe indossato un bellissimo abito da sposa. Dopo aver ingerito una dose eccessiva di barbiturici, si sarebbe addormentata dolcemente, dicendo addio al mondo crudele.

Si valutano i pro e i contro del suicidio
Nella seconda fase, l aspirante suicida comincia a prendere seriamente in considerazione l’idea di uccidersi. La persona depressa si trova a combattere contro sentimenti ambivalenti , fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza.

Decisione di porre fine alla propria esistenza
Nella terza fase, l’aspirante suicida ha maturato la decisione di sopprimersi. Spesso, è deciso ad andare fino in fondo, ma, in molti casi, l’ istinto di sopravvivenza ha la meglio e all’ ultimo minuto, l’aspirante suicida torna sui suoi passi.

Perché una persona con una vita “normale” può desiderare la morte?
Alcuni suicidi sono persone che soffrono di gravi disturbi psichiatrici, altri scelgono il suicidio perché sono anziani, soli e/o gravemente malati. Tuttavia, moltissimi suicidi sono commessi da persone giovani e sane, che soffrono di depressione. Per capire, almeno in parte, la visione del mondo e della vita che può spingere una persona “normale” al suicidio, riporterò alcune frasi scritte da aspiranti suicidi sul sito “Tutto per il suicidio”. Naturalmente, vista la complessità dell’argomento, tratteremo solo alcune delle motivazioni più comuni.

Il suicidio per motivi esistenziali
Un aspirante suicida ha scritto:

Viviamo nella noia , e cerchiamo un altro bisogno, non appena ne appaghiamo uno, questo per noi significa altro dolore. La vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore, regalandoci soltanto attimi illusori di felicità.

Alcune persone non riescono a trovare un senso alla propria esistenza, niente le appassiona o le emoziona più. Non si sentono depresse, semplicemente si sentono vuote e spente. Apparentemente hanno una vita normale o addirittura soddisfacente, ma dietro la maschera di normalità, si nasconde una profonda insoddisfazione. Queste persone non credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate, senza più sogni. La vita non è più un dono prezioso ma è un vano agitarsi prima della morte. La loro esistenza non è che una morte vivente e allora perché non affrettare l’inevitabile, risparmiandosi la fatica di vivere?

In questo caso, anche se non c’è una depressione conclamata, la persona che pensa al suicidio, vive in uno stato di silente disperazione. L’impossibilità di trovare un senso alla propria esistenza, la noia continua , l’incapacità di amare sono problemi gravi che mascherano una profonda depressione. Ma, mentre nella depressione classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria situazione, in questo caso l’ aridità della propria esistenza viene accettata come l’emblema della condizione umana. La persona in questo stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente, non si sente più delusa, perché non spera più niente.

Il suicidio come gesto dettato dalla disperazione
In questo caso la persona che medita il suicidio, è in uno stato di disperazione. Ha subito un trauma, ha perso una persona cara, ha avuto una delusione in settore su cui aveva puntato tutta la sua esistenza. Viste dall’esterno, queste delusioni possono sembrare, in molti casi, banali: molti giovani si suicidano per una bocciatura a scuola, per una delusione sentimentale o d’ amicizia. Ovviamente, quello che conta non è tanto l’evento in sé, ma il significato che questo evento assume per la persona che sta male.

Perciò, può succedere che quello che agli occhi del mondo può apparire come un piccolo insuccesso, abbia un effetto devastante sull’ autostima in costruzione del giovane.

Un fallimento scolastico diventa allora la prova che si è dei falliti, una delusione d’amore diventa la prova che si ha un carattere poco amabile e che nessuno potrà mai amarci.

Si può essere depressi, anche senza che ci sia stato un evento esterno scatenante. Alla base di molte depressioni c’è la mancanza d’amore : chi prende in considerazione il suicidio, sente che a nessuno importa se lui vive o muore. La persona depressa fa un bilancio totalmente negativo della sua esistenza che non offre nessun prospettiva di miglioramento : il futuro sarà orribile come il presente o anche peggio. Il suicidio appare, allora, come l’unico mezzo per porre fine alle proprie sofferenze che vengono vissute come intollerabili.

Alcune volte, il suicidio può avere delle motivazioni “altruistiche”: chi si toglie la vita, è sinceramente convinto di essere un fallito e di aver deluso le aspettative degli altri. E’ persuaso di essere un peso per i propri cari ed è convinto che gli altri starebbero meglio senza di lui o di lei.

Il suicidio come vendetta
Spesso le persone che pensano al suicidio non si sentono amate e considerate. Il suicidio diventa l’unico modo per essere finalmente visti e apprezzati dalle persone che li circondano. L’aspirante suicida è convinto che solo con un gesto estremo come quello di togliersi la vita, potrà far sì che gli altri si accorgano finalmente di lui. Il suicidio diventa un modo per vendicarsi dell’indifferenza o della cattiveria di amici e parenti:costoro saranno costretti a vivere tutta la loro vita, portandosi dietro il peso insostenibile della colpa e del rimorso.

Spesso, con la propria morte, il suicida vuole colpire la persona che più l’ha fatto soffrire in vita: può trattarsi di un genitore, del partner, del gruppo di amici, di un ex fidanzato/a.

Ma dietro alla rabbia, c’è sempre una richiesta d’amore: l’ aspirante suicida spera di ottenere con la sua morte quell’ affetto e quella considerazione che non è riuscito ad ottenere da vivo. A questo proposito, riporto alcune frasi tratte dall’ultima lettera di un suicida omosessuale, che intendeva darsi fuoco sulla piazza del Vaticano, in segno di protesta contro la chiesa cattolica che non aveva mai accettato la sua omosessualità. Egli si era sentito discriminato per tutta la vita, a causa del suo orientamento sessuale, e incolpava la chiesa di questo.

Ho deciso di trasformare in urlo e in segno indelebile il mio corpo di uomo che ama un altro uomo, di gridare tutto ciò che la Chiesa non vuole vedere. Il mio corpo sarà la penna, si consumerà scrivendo la mia parola che nessuno potrà cancellare. Adesso basta, la società mi ha suicidato, prima che lo facessi io. Almeno mi prendo la libertà, l’unica che mi hanno lasciato, di compiere il gesto finale.

Il suicidio come mezzo per ricongiungersi con una persona amata
Chi soffre tantissimo per la morte di una persona cara, può decidere di porre fine alla propria esistenza per poter ricongiungersi con l’amato/a nell’aldilà.

Se stai pensando al suicidio…
Chi si suicida non vuole veramente morire: vuole solo porre fine ad un dolore insopportabile. Ma quando si è disperati, non si vedono le cose in un modo obiettivo: si pensa che perché il passato è stato brutto e il presente è duro, il futuro sarà altrettanto solitario e privo di amore. Ma nella vita tutto può cambiare, non bisogna mai perdere la speranza. Chi pensa al suicidio vede nella morte la soluzione ai propri problemi, ma il suicidio non è la risposta. Riporto a questo proposito il brano di una lettera scritta da una ragazza che ha tentato più volte il suicidio, ma all’ultimo momento ha cambiato idea:

Sono contenta di morire, ma allo stesso tempo, mi dispiace di morire”, questa frase è banale ma è quello che senti in quei momenti. Una gioia euforica al pensiero di abbandonare questo dolore per andare a cercare il rimedio al di là di questa vita . E poi il dispiacere, profondo, perché sa tanto di crimine, cercare di uccidere se stessi , anche se razionalmente non lo considero un crimine. C’è qualcosa, in quei momenti, che salta da dentro sussurrando : “No, non è giusto! Questa NON è la soluzione giusta!

Anche se stai prendendo seriamente in considerazione il suicidio, c’è una parte di te che vuole vivere. C’è una parte di te che vuole lottare e che conserva ancora una tenue speranza che le cose possano cambiare. Ed è a quella parte che mi rivolgo.

Se stai pensando al suicidio, per favore, fatti aiutare. Quello di cui tu hai bisogno non è toglierti la vita , ma condividere il tuo dolore con una persona che sappia capirti e aiutarti. Rivolgiti ad un terapeuta o, se non te la senti di farlo, ad un telefono amico ( sul sito www.telefonoamico.it troverai il recapito telefonico del telefono amico della tua città). Se in casa tieni del materiale che potrebbe servirti per toglierti la vita ( corde, barbiturici, armi, lamette, ecc..), sbarazzatene subito. Evita il più possibile di stare da solo : solitudine e disperazione si alimentano a vicenda e in un momento così delicato, hai un bisogno particolare di sentire calore e amicizia.

Scegli la vita, e vedrai che in un futuro non troppo lontano, capirai di aver fatto la scelta giusta.

 

Dottoressa Anna Zanon

Il presente articolo ha una valenza di carattere informativo.

Purtroppo, a causa dell'elevato numero di commenti e di lettere che ricevo tutti i giorni, non riesco a rispondere a tutti (come vorrei) e a farlo in tempi brevi. Inoltre le risposte ai commenti sono molto sintetiche, considerata anche la natura pubblica del sito web.

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By | 2011-05-26T15:30:14+00:00 11 Maggio 2011|Depressione e Disagio Psicologico|9 Comments

9 Comments

  1. Il suicidio « Altair IV 11 Luglio 2012 at 23:34 - Reply

    […] un portale di psicologia su cui approfondivo l’argomento da un punto di vista clinico, ilmiopsicologo.it e qui sono pubblicate, in maniera chiara, informazioni, indicazioni pratiche e servizi specifici al […]

  2. gIUSY 7 Novembre 2012 at 19:42 - Reply

    ho tentato il suicidio 10 anni fa, dopo averlo meditato per circa due anni…era il mio modo di porre fine a un dolore esistenziale di cui nn ero consapevole…
    Vedevo nella morte una liberazione, andavo a dormire pensando che il giorno dopo sarei morta e quando alle tre del mattino mi svegliavo in preda all angoscia, procastinavo con varie scuse, per buttarsi nel fiume faceva troppo freddo, morendo impiccata in casa mia (ho tentato ma all ultimo l istinto di sopravvavivenza ha prevalso) avrei lasciato il mio spirito vagare in una casa che sarebbe stata presa in affitto e mi dispiaceva per i futuri inquilini, buttarsi dal 6 piano comportava troppo coraggio (ho scavalcato il balcone del mio ex fidanzato per ben tre volte alle quattro del mattino) e mi faceva sentire in colpa verso un ragazzo che a causa mia si sarebbe trovato nei guai….
    Alla fine decisi che l unico modo per porre fine ad un esistenza che mi pareva senza senso, fosse quello di ingurgitare un mix di farmaci e alcool , con la paura di nn morire e di rimanere in vita con danni fisici…
    Rimasi in coma farmacologico, ebbi una polminite ab ingestis, subii l umiliazione di medici che mi guardavano quasi con disgusto ( nn ero in un reparto psichiatrico, ci finii dopo e fu la mia attuale salvezza) perche’ loro si adoperano per persone che lottavano per la vita, ma a seguito di un percorso dolorosissimo, compresi quello che mi aveva portato all eta di 32 anni con una vita apparentemente normalissima (ero indipendente, vivevo sola, nn avevo subito lutti, avevo un fidanzato, degli amici e un lavoro statale) a credere che la morte fosse l unica soluzione alla mia disperazione senza nome…
    Quella disperazione fu diagnosticata in disturbo Bipolare.
    da allora sono compensata, nn ho mai piu’ pensato al suicidio, vado ai colloqui psicologici, prendo regolarmente le medicine e conduco una vita piena di significato.
    paradossalmente il tentato suicidio e’ stato lo spatiacque tra una vita piena di dolore incompreso e una vita piena di significato.
    non mancano i momenti difficili, questo disturbo porta a comportarsi come un funambulo che fa fatica a mantenere un equilibrio tra i momenti UP e i DOWN, ma con la mia testimonianza voglio incoraggiare chi vede solo il buio, chi si crede stupido, chi pensa di nn avere prospettive, chi crede che la vita nn portera’ mai gioie..nn e’ cosi!!!
    LA MENTE ….MENTE!!
    Attualmente ho grandi soddisfazioni sul lavoro, mi dedico al volotariato, sono circondata da amore…tutto cio’ perche’ sono stata aiutata da una psichiatra bravissima che dal primo giorno mi ha detto “le voglio bene”….instillando nella bimba ferita (credo che moltissimi problemi derivano dal nn essersi sentiti adeguatamente amati da bambini) quell amore che lei nn aveva mai sentito.

  3. Ricky99 15 Febbraio 2014 at 19:59 - Reply

    Una mia amica vuole tentare il suicidio, io non so cosa dirle di preciso. Ho provato a dirle tante cose, alcune le ho anche prese da questo sito, ma non sono sicuro di averla convinta. Cosa posso fare?? Vi prego aiutatemi, io ci tengo in un modo assurdo a questa persona e non voglio per nulla al mondo perderla.

    • Anna Zanon 16 Febbraio 2014 at 21:42 - Reply

      ..Brutta situazione! Di solito quando una persona parla esplicitamente del suo desiderio di uccidersi è perchè non è ancora convinta di farlo. Ne parla perchè c’è inconsciamente è una richiesta di aiuto. Dovresti cercare di convincerla a parlare con qualcuno, ci sono anche delle linee telefoniche specializzate in questo. Dille che può sempre uccidersi in futuro se non ce la fa più a vivere ma di aspettare (a volte il dolore passa con il tempo) e di provare a farsi aiutare.
      Quanti anni ha la tua amica? ti senti di dire qualcosa in più sulla sua situazione e sulle sue motivazioni per il suicidio?

  4. Alessandra 7 Marzo 2017 at 10:52 - Reply

    Un mio collega e amico si è impiccato sabato sera… 25 anni… Le indagini ancora in corso dicono che per la sua paura di rimanere senza lavoro… Qualche mese fa si lasciò con la sua fidanzata… E girano voci che qualche giorno prima del suicidio gli sia stata ritirata la patente per tasso alcolemico alto…ancora non mi capacità, lui non era disturbato…ultimamente un po solitario ma lo sono anch’io e non ho penserò di uccidermi! La vita è bella…

  5. Cito giuseppina 9 Settembre 2017 at 12:38 - Reply

    La vita non può non dovrebbe essere un’imposizione ma dal momento che,oggettivamente,lo è già questo fa capite quanto disperante ed atroce è Non è vero o comunque non possiamo saperlo che.la morte non è una liberazioneio la vedo come una vera ed unica amica in questo inferno degli.inferni

  6. Dertodesking 12 Novembre 2017 at 22:30 - Reply

    La psicologia è come la filosofia, una disciplina che studia attraverso il metodo scientifico qualcosa che non è misurabile. Ma se il suicidio sia un gesto giusto o sbagliato non è compito della psicologia stabilirlo. È invece la filosofia di ciascuno a doverlo fare, e l’utilizzo della psicologia per attribuire valore di negatività morale a un pensiero è soltanto un suo assoggettamento ad una forma di totalitarismo morale che tocca il suo vertice nell’abominio chiamato psichiatra. Lei confonde una sua opinione convenzionalmente accettata a livello sociale per una verità ontologica. Il pensiero umano è bello analizzarlo e studiarlo nelle sue dinamiche, ma è infamia chiamarlo malato. Il pensiero è libero, sempre, per quanto la Gestapo in camice faccia di tutto per condizionarlo.

    • Anna Zanon 23 Novembre 2017 at 11:37 - Reply

      Forse:) Ma forse lei usa troppo il pensiero per cercare di gestire delle emozioni dolorose e intollerabili, riducendo un atto estremo dettato dalla disperazione ad un principio filosofico

  7. Stefano 21 Luglio 2018 at 12:57 - Reply

    A me sembra che si usi troppo il pensiero nell’articolo. Perché sempre questa ossessiva, inutile, offensiva domanda sulle ragioni del suicidio? Come se esistesse una ragione o ne esistessero centomila per porre fine volontariamente alla nostra esistenza. Per poi finire a decretare che una persona si è uccisa perché depressa (come se ci fossero le persone che si uccidono perché felici)… la solita parolina passepartout valida in ogni situazione… perché non comprendere semplicemente che ci si suicida perché non si sopporta più la vita? Molto più interessante, comunque, chiedersi perché una persona non si uccida. Ma questa domanda non trova molti riscontri.

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