Come superare il senso di inferiorita'

La genesi del complesso di  inferiorità

Forse avete sentito fino alla nausea la frase : ”Se tu non ti ami, chi mai potrà amarti?”.
Anche se questo concetto contiene un fondo di verità, nella vita avviene spesso l’ esatto contrario: molte persone imparano a credere in se stesse soltanto quando trovano qualcun’ altro che crede in loro.
La nostra autostima dipende moltissimo dalle esperienze che  abbiamo avuto nei primi anni di vita: se le relazioni con le persone che si occupavano di noi ( genitori, nonni,  insegnanti, ecc) sono state positive e gratificanti  avremmo sviluppato probabilmente un immagine positiva di noi stessi.
Se invece, i rapporti con chi ci stava vicino sono stati improntati all’ insegna della freddezza e delle critiche, quasi sicuramente avremmo sviluppato un opinione negativa di noi stessi e faremmo fatica ad accettarci e a credere nelle nostre potenzialità.
Il bambino che non si sente  accettato per quello che è veramente nella totalità del suo essere, tende ad incolparsi e a pensare:” Se i miei genitori  mi criticano/ mi paragonano agli altri / non mi vogliono abbastanza bene , allora deve esserci qualcosa che non va in me”.
Questo bambino comincerà a credere che i suoi genitori non lo apprezzano abbastanza perché lui è stupido, cattivo, sbagliato, non si merita l’amore e comincerà a sviluppare un immagine negativa di se stesso.
Fortunatamente, anche se si ha avuto un infanzia poco felice,  è possibile imparare a volersi bene ma soprattutto imparare a  guardarsi con occhi più benevoli.

Come cambiare l’immagine negativa di sé     

Nelle librerie e su  internet  si sprecano  i suggerimenti per imparare a stimarsi di più: di solito questi suggerimenti comprendono il pensiero positivo,  l’elenco dei  propri successi, la visualizzazione positiva e persino.. il camminare sui carboni ardenti!
Ma per  quanto queste indicazioni possano avere una parziale utilità, non  affrontano il problema della mancanza di autostima alle radici. 
Se io mi sento un completo  fallito non riuscirò mai ad autoconvincermi di essere un vincente ma anche se ci riuscissi, negare le mie difficoltà e le mie insicurezze, costruendomi una falsa immagine di persona di successo, non farà altro che rafforzarle. 
Per migliorare l’autostima aiuta molto di più confrontarsi con l’immagine negativa che si ha di se stessi chiedendosi quanto questa immagine sia realistica e se i  propri difetti siano realmente cosi gravi e immodificabili.
Infatti, il mezzo più efficace per superare  un radicato  senso di inferiorità è rendersi conto che la percezione  negativa che abbiamo di noi stessi è solo un idea che  deriva dalla ferite della nostra storia personale e  non rappresenta la verità ultima sui noi stessi.
In altre parole sentirsi insignificanti, stupidi o incapaci non equivale a esserlo veramente e non equivale neppure al modo in cui gli altri ci vedono.

Indicazioni psicologiche per migliorare l’autostima. 
Il primo passo per  migliorare l’autostima è cominciare a mettere in dubbio l’opinione negativa che si ha su se stessi, ripensando in modo critico alla propria storia personale.
Forse nel vostro passato ci sono state delle esperienze che vi hanno convinto di valere poco, esperienze che sono talmente parte di voi da non essere più messe in discussione.
 Ma queste esperienze, viste con l’occhio di un adulto, possono essere interpretate in modo diverso e portare a conclusioni radicalmente  diverse. 
Un esempio chiarirà quello che intendo: prendiamo il caso di un ragazzo chiamato Simone.
Simone ha 23 anni, è timido e introverso, soprattutto con le donne, infatti non ha mai avuto una ragazza.
L’immagine di sé di Simone è quella di uno “ sfigato” e nella situazioni della vita si rapporta come tutte le persone che hanno una bassa autostima: non rischia mai nulla, non prende iniziative,  all’università non rende secondo le sue capacità, nel gruppo di amici è sempre ai margini.
Ma guardiamo meglio i suoi problemi per capire quando si è formata questa immagine negativa di sé.
Da piccolo, Simone era un bambino esile e gracile che soffriva di una leggera forma di impaccio motorio  che avrebbe potuto essere facilmente corretta con un po’ di psicomotricità.
 La madre di Simone è stata una mamma iperprotettiva e ansiosa, che terrorizzata all’idea che il figlio si ammalasse, proibiva al bambino di giocare in cortile e di andare a casa degli altri bambini, limitando cosi le occasioni di socializzazione.
 Il padre di Simone, invece, su questo figlio unico rivestiva grandi aspettative e desiderava che il figlio brillasse ed eccellesse in tutto nei rapporti sociali, come a scuola e nello sport (soprattutto nello sport).
 Il padre di Simone da giovane era una promessa del calcio ed obbliga il figlio a fare calcio, nonostante il bambino non fosse portato per questa attività sportiva.
Le lezioni di calcio si sono rivelate per Simone un incubo: l’ambiente è competitivo , il mister lo sgrida e lo fa stare sempre in panchina  e presto gli altri bambini cominciano a prenderlo in giro.
 In particolare, il bullo della classe che è un ripetente ma che è bravissimo a giocare a calcio, invidioso dei brillanti risultati scolastici di Simone, lo prende di mira e gli fa passare un inferno.
Simone vorrebbe difendersi ma è fisicamente più piccolo dei suoi coetanei e quindi è costretto a subire delle esperienze di umiliazione che certo non giovano alla sua autostima.
 A questo punto se non intervengono altre esperienze correttive, si sono gettate le basi del senso di inferiorità.
 Simone sentendosi trattato da incapace dalle persone che lo circondano, si convincerà veramente di esserlo e si comincerà a comportarsi  da incapace, non riuscendo a tirare fuori le sue  qualità e rassegnandosi a vivere un esistenza incolore.
Che cosa potrebbe fare Simone, ormai adulto, ripensando alla sua storia?
 Potrebbe rendersi conto che nella genesi del suo senso di inferiorità ha giocato un ruolo fondamentale  l’essere fisicamente più piccolo  e debole( e quindi “inferiore”) degli altri bambini ma che questo suo senso di inferiorità che un tempo era  basato su un problema reale ma risolvibile, da grande non ha più ragion d’essere.
 Riflettendo potrebbe capire che una parte consistente del sua sensazione di inadeguatezza è derivata dall’ essere poco prestante fisicamente ma  che questo aspetto non è fondamentale per riuscire nella vita.
Potrebbe realizzare di non essere stato un disastro totale  ma di aver anche dei talenti ( per esempio uno spiccato senso estetico) che non sono stati mai valorizzati perché in famiglia non li si considerava importanti.
 Potrebbe comprendere che il suo impaccio nelle relazioni con gli altri non deriva da una forma patologica di timidezza ma dal fatto di non aver potuto sviluppare adeguatamente le abilità sociali perchè non gli veniva consentito di stare con gli altri bambini.
 Più Simone ripensa in modo critico alla sua storia, più riuscirà a distaccarsi dall’immagine di incapace che altri gli hanno proiettato addosso e in cui lui si è poi identificato.

Guardate con obiettività i vostri difetti

Chi soffre di senso di inferiorità guarda con implacabile severità i propri difetti, cosi bastano un paio di chili in più per sentirsi grassi, un naso importante per sentirsi brutti, una bocciatura ad un esame per sentirsi dei falliti nella vita.
Per superare questo senso di inadeguatezza occorre imparare a contestualizzare  il difetto e a chiedersi : “ Inadeguati rispetto a chi ? a cosa?”.
Capita, infatti, che chi si percepisce come inadeguato, si senta tale perchè  aspira ad uno standard di perfezione o cerca di adeguarsi  a delle aspettative eccessive di un genitore.
Un esempio banale di questo meccanismo riguarda l’ossessione che molte donne hanno per la linea e per l’ aspetto fisico.  Ragazze con un peso normale si sentono grasse perché si confrontano con le immagini ritoccate dei corpi delle modelle oppure con gli ideali fisico di donna sottopeso ma con dei seni enormi ( rifatti) proposti dai media. 
 Se pensate al vostro peggior difetto, quello che meno accettate di voi stessi, vi renderete probabilmente conto che non siete un disastro assoluto: ci sono persone  che hanno fatto meglio di voi ma anche persone che hanno fatto peggio.
Per esempio, certi si sentono dei falliti perché non sono riusciti a laurearsi, ma ci sono persone che non sono riuscite neppure a diplomarsi e laureati che sono disoccupati.
 Per avere una visione realistica dei propri difetti, a volte occorre saperli ridimensionare: a volte quelli che si considerano dei gravi difetti sono semplicemente delle caratteristiche.
In altri casi, certi difetti, specialmente caratteriali, possono essere tali in certe situazioni e per certe persone  ma in altri contesti possono non essere cosi rilevanti o addirittura rivelarsi quasi dei pregi.

Riscrivete la vostra storia

Chi ha una bassa autostima tende ad attribuire i propri insuccessi a delle gravi carenze personali, cosi la rottura di una relazione diventa la prova della  propria mancanza di fascino, un errore sul lavoro la dimostrazione della propria stupidità e incompetenza, un amicizia che finisce la prova che si ha un brutto carattere.
Per ritrovare  l’autostima occorre imparare a darsi una spiegazione alternativa ( e più realistica):per esempio, una relazione che finisce, spesso termina perché le due persone non sono compatibili oppure chi lascia non è pronto a legarsi in quel particolare momento della vita.
Molte volte, quando si ha una senso di inferiorità, si tende ad attribuire erroneamente  la causa di un insuccesso ad un problema generico e irrisolvibile ( per esempio la stupidità) invece che ad un problema specifico e risolvibile.
Ad esempio, un percorso scolastico accidentato può essere dovuto ad un dislessia non diagnosticata e non curata o ad una difficoltà di concentrazione dovuta alla tensione emotiva di vivere in un ambiente familiare conflittuale.

 “Psicotrucchi”  per migliorare l’autostima 

 Guardate l’ aspetto positivo dei vostri difetti.
Molti difetti sono l’espressione in eccesso di una qualità. Per esempio, se siete timidi, sarete anche persone sensibili, avrete tatto e difficilmente irriterete gli altri con atteggiamenti arroganti, invadenti o aggressivi.
Nessuno può migliorare se si critica aspramente: invece la chiave del miglioramento sta nel accettazione di noi stessi e delle nostra parti fragili.
I nostri difetti in  certe circostanze possono avere un ruolo positivo ( per tornare all’esempio di prima: il timido è più difficile che litighi con i colleghi o risponda scortesemente ad un cliente con un carattere impossibile).
Riconoscere gli aspetti positivi dei vostri tratti caratteriali negativi è  importante per migliorare l’autostima. 

Accettate quello che non potete cambiare ma migliorate quello che si può migliorare.
Più si è schiacciati dall’opinione negativa di se stessi  meno si trova la forza per migliorare ma quando si impara a distaccarsi dall’immagine di incapace totale si cominciano a vedere le proprie difficoltà in modo più realistico.
Meno ci identifichiamo con il ruolo di incapace/ debole/ mediocre ecc, più  possiamo capire che molti dei nostri limiti non sono dovuti ad un’incapacità congenita ma ad una mancanza di abilità che possono essere  acquisite.
Spesso quando ci impegniamo nel correggere i nostri difetti, sperimentiamo la piacevole sensazione di essere più bravi di quanto pensassimo e la nostra autostima si rafforza.
Correggere una tendenza caratteriale radicata da tempo non è facile e all’inizio ci si può riuscire solo  in un modo molto limitato: è   importante non scoraggiarsi per le ricadute o per la lentezza dei progressi ma imparare a  riconoscere e a festeggiare ogni piccolo passo ( per quanto imperfetto) sulla via del cambiamento.

Sviluppate le vostre qualità
Molte persone con una bassa autostima non riescono a far fruttare le loro qualità semplicemente perchè sono convinte di non averne: si  vedono troppo mediocri per poter fare qualcosa di buono e non ci provano nemmeno.
Spesso la ragione per cui non riescono a vedere il buono che c’è in loro è che sono talmente concentrate su quello che manca loro fisicamente, caratterialmente e materialmente da non riconoscere le loro doti e le loro possibilità.
Per migliorare l’autostima bisogna invertire lo sguardo: smettere di concentrarsi su quello che manca e concentrarsi sulle proprie qualità per quanto possano sembrare ( in apparenza) piccole e misere rispetto a quelle che si vorrebbe avere.
Quando si comincia a mettere a frutto le proprie doti , facendo del meglio con il poco che si ha, quel poco si moltiplica e si scopre di avere delle risorse inaspettate.

Anna Zanon

Il presente articolo ha una valenza di carattere informativo.

Purtroppo, a causa dell'elevato numero di commenti e di lettere che ricevo tutti i giorni, non riesco a rispondere a tutti (come vorrei) e a farlo in tempi brevi. Inoltre le risposte ai commenti sono molto sintetiche, considerata anche la natura pubblica del sito web.

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By | 2011-07-01T14:27:37+00:00 1 Luglio 2011|Migliorare se stessi|91 Comments

91 Comments

  1. Alberto 31 Luglio 2011 at 20:32 - Reply

    Articolo molto bello, ben scritto, e interessante. Anch’io sono uno di quelli che si sentono sfigati. O forse dovrei dire “sentivano”. Ho fatto/sto facendo una terapia psicologica, prima individuale e poi di gruppo; nel mentre sono entrato nel mondo del lavoro attraverso uno stage curricolare, e ora mi sento finalmente realizzato e felice di me stesso. E mi sembra che la mia nuova consapevolezza di valere si rifletta anche sulle persone con cui entro in relazione, contribuendo a farmi capire ulteriormente che io valgo davvero, e di non essere uno sfigato. La mia fortuna è stata fondamentalmente, al contrario di Simone, di avere una ragazza fantastica che mi ha aiutato a crescere, e che mi ha spinto ad andare dalla psicologa (avevo già una vaghissima idea, ma da solo non ce l’avrei mai fatta a convincermi ad andare)!
    Ancora complimenti per l’articolo, lo farò leggere ai miei compagni di gruppo! 🙂

    • Anna Zanon 11 Settembre 2011 at 14:18 - Reply

      Grazie per i complimenti…Le butto li una richiesta: si sentirebbe di scrivermi la sua storia? Penso che la sua esperienza potrebbe essere d’aiuto per tutte le persone che soffrono per un complesso di inferiorità.

      • Diego 17 Settembre 2011 at 20:11 - Reply

        Io invece non sono d’accordo con voi e non credo alla psicologia e ve lo dico perchè sto vivendo un periodo della mia vita davvero impossibile e dura purtroppo da sempre da quando ho veramente aperto gli occhi e ho visto in quale schifo di socetà sono immerso davvero ostile da non essere in grado nemmeno di comunicare con essa, spesso ti dicono che bisogna imparare ad ascoltarsi dentro o imparare a scoprisi ma in realta nessuno meglio di noi stessi ci conosce nel senso che io so come sono e so com’è il mondo non mi serverno lezioni di vita ma bensi sono gli altri che vedono con il filtro della superficialità e cercano solo le forme del materialismo, non serve a niente lavorare su se stessi se la società si ostina ad andare in quella direzione, se lo fai ti barrichi un mondo tutto tuo che non ti porterà a niente, ma dovè un esempio reale di uno che si scopre e da un giorno all’altro diventa una persona felice ?
        uno non è felice proprio perchè ha già scoperto se stesso.
        Purtroppo ho imparato e sono costretto a dire a malionquore che ci dobbiamo adeguare a quel modello altrimenti si rimane veramente soli, tutto quello che non si può curare con la psicologia o la cultura, si può curare solo con la superficialità ed il materialismo.
        Io invece credo veramente che un individuo si accetta perchè e accettato dagli altri, infatti l’essere umano ha bisogno di sentirsi parte di una comunità composta da tanti individui perchè la solutidune è la più grande paura dell’essere umano e chi è “sfigato” la prova in prima persona.
        Pensate conosco una ragazza molto carina psicologa che ha deciso di rifarsi il seno ed i glutei proprio lei che dovrebbe insegnare ad accettarsi, evidentemente neanche lei crede veramente alle cazzate che insegna ai suoi pazienti e la serietà della cosa la si vede dal fatto che le prestazioni non sono neanche mutuabili ma solo a carico dei poveri cristi che ci cascano.
        Spesso qundo stiamo male e non crediamo di farcela sentiamo il bisogno di parlare con qualcuno che ci ascolti veramente con il quore perchè solo da quello arrivano quei segnali positivi e veri che ci rimette in moto quella forza ormai sigillata dal nostro stato d’animo, ma come possiamo pensare che questi segnali ci arrivindo da uno che paghiamo per lavoro e che neanche ci conosce devi raccontargli la storia della tua vita perchè ci capisca qualcosa, oltretutto schematizzano tutto e trovano un metodo per ogni patologia hanno la soluzione a tutti i problemi mentali, che falsa legalizzazione !!

        Ma mi chiedo come sia nata la psicologia, questi quà si sono inventati un mare di cazzate di paroloni e frasi bellissime che ti imbambolano ma che ti illudono per anestetizare quel malessere di non sentirsi accettati solo per nascondere la verità, una verità che spesso fa male ma che almeno è la realtà un dato di fatto alla quale non si può sfuggire ma che bisognerebbe lavorare collettivamente su quella per produrre benessere e opportunità vere a chi probabilmente non ne ha mai avute.

        scusate per l’arroganza ma ho detto quello che penso……….

        Ciao.

        • Giulia @Diego 25 Settembre 2015 at 13:52 - Reply

          E’ vero gli altri sono idioti che non la apprezzano. Se ne faccia una ragione: il mondo è cattivo.

        • Lisa 8 Ottobre 2016 at 19:28 - Reply

          Uno psicologo sul web affermò che noi cerchiamo risposte, ma quello che in realtà ci serve è un sostegno, una persona che ci appoggi, una presenza fisica. E ha ragione. L’utente sopra ha parlato di un gruppo d’ascolto e secondo me quello serve molto, cioè altre persone COME TE (o come me nel mio caso) che si confrontano e si sfogano. La serietà di una psicologa sta secondo me nel creare questi gruppi, far incontrare queste persone e non invece scrivere relazioni di pazienti da vendere ai giornali o ai colleghi. Ciaonissimo.

  2. Maria 16 Settembre 2011 at 10:42 - Reply

    Salve Dottoressa,
    volevo chiederle…e se da questo complesso ,magari nato da un evento traumatico, fossi giunta ad un punto in cui non ho più voglia di fare nulla ,non vedo più nessuno se nn la solita amica ,non provo entusiasmo per nessun progetto (se non nella fase iniziale) tanto da lasciare anche gli studi universitari ricominciati da poco perchè non riesco a dare gli esami ..e però non riconosco più me stessa cosi..?
    A che punto di mancata autostima sarei?

    • Anna Zanon 22 Settembre 2011 at 12:29 - Reply

      Io credo che più che mancanza di autostima si tratti di depressione. Nel suo commento lei mi accenna ad un evento traumatico. Forse le è successo qualcosa di brutto, che non riesce ad accettare e di cui forse si incolpa in qualche modo.
      Penso che qualche colloquio con uno psicologo potrebbe aiutarla ad elaborare quanto è accaduto e a ritrovare la serenità.

  3. Kasia 21 Settembre 2011 at 19:53 - Reply

    Ciao,la psicologia non e’ una cazzata, belle parole. Non sono d’accordo con Te.Avevi una seduta con un psicologo? tante volte succede che un psicologo Ti dice le parole molto dure che ti fanno soffrire in questo momento ma poi ti aiutano a renderti conto cosa puo provocare il tuo stato di anime.Un psicologo non ti dice” la vita e’ facile, non accadera niente di brutto te, tutto e bellissimo, ecc”” Pero’ ti dice che anche se la vita e MOLTO difficile si puo essere sereni e felici!
    Certo, che avere un amico con cui puoi parlare dei tuoi problemi e’ una cosa importantissima, Comunque, lo so che se quando non si conosce se stesso, quando non hai la propria autostima puoi avere tanti amici (come io) ma sempre ti senti un po strano un po infelice. E ora quando ho lavorato tanto su me stessa, lo so che la felicita e dentro di noi davvero, perche sto con gli amici non per confermare che sono brava, ma proprio per essere con loro, perche loro sono le persone buone, vere e interessanti. Scusa perl gli errori ma non sono italiana.ciao!

  4. antonio 27 Gennaio 2014 at 10:28 - Reply

    Si bello, utile e far riflettere. Ma nella realtà poi tutto è molto diverso, quando tutti i giorni si deve convivere con la propria incapacità, portarsi dietro come un fardello di piombo la propria presenza nel mondo, stare a che fare con gli altri che ti prendono a schiaffi continui, e tu lì impassibile a vedere il tempo che scorre e la tua giovinezza andare via senza nemmeno averla vissuta 5 minuti.

    • Anna Zanon 27 Gennaio 2014 at 20:05 - Reply

      Mi scusi se mi permetto una domanda un pò provocatoria: che cosa le fa pensare di essere un incapace? Ci sono fatti ed episodi concreti che certificano la sua incapacità?

  5. Margherita 6 Febbraio 2014 at 20:58 - Reply

    Ho letto con interesse l’articolo e mi è sembrato molto chiaro ed equilibrato; ne ho tratto spunti di riflessione in un momento di dubbio e di difficoltà.
    Sono sempre stata una persona studiosa, determinata, perfezionista. Sono arrivata molto giovane in una posizione professionale di grande responsabilità, prima occupata da colleghi con oltre dieci anni di carriera (e molta più esperienza) più di me. Ho iniziato da poco e mi sono resa conto di non essere stata in grado di gestire al meglio un paio di situazioni: non ho valutato bene le reazioni degli altri e mi sono fatta mettere in mezzo, non uscendone brillantemente.
    Come se non bastasse, le occasioni di stress sono quotidiane, mille decisioni da prendere (quasi nessuna delegabile) e attenzione massima da dedicare a ogni situazione.
    Immaginavo sarebbe stato difficile, ma non credevo tanto: ora mi domando se effettivamente non si tratti di una posizione per la quale una certa età e una certa “solidità” personale siano davvero indispensabili.
    Morale della favola: mi coglie un senso di inadeguatezza che non avevo mai sperimentato prima, non mi sento all’altezza del compito e mi sto chiedendo se questo avanzamento, che ho tanto desiderato e per il quale ho lottato, non sia poi un boomerang negativo nella mia vita.
    Grazie per la risposta.

    • Anna Zanon 12 Febbraio 2014 at 08:54 - Reply

      Buongiorno, è indubbio che se lei è arrivata ad occupare quel posto di responsabilità non è un caso e se i suoi superiori l’hanno scelta tra tanti colleghi più anziani e con più esperienza professionale è perchè hanno visto in lei delle notevoli qualità.
      Delle qualità tali da far passare in secondo piano la giovane età. Anche lei deve avere pazienza con se stessa e darsi il tempo di abituarsi ad un nuovo ruolo senza pretendere di essere subito al top della performance.
      Forse, però, questo senso di inadeguatezza che prova le dice qualcos’altro: non sempre quello che pensiamo di volere è quello che vogliamo veramente. A volte inseguiamo degli obiettivi perchè ci vengono proposti dagli altri (genitori, società, ecc..) come desiderabili ma sono poco in sintonia con la nostra essenza più profonda.
      Forse lei ha il bisogno di avere un lavoro meno stressante..

  6. umberto 15 Febbraio 2014 at 22:44 - Reply

    Io ho 32 anni e , a parte il lavoro ho soltanto fallimenti alle spalle. Vivo ancora con i miei non per scelta ma per mancanza di soldi per un mutuo, e mi sono riconosciuto molto nell’esempio del bambino Simone . il punto è semplice dottoressa , nonostante lei come tutti creda che esistano i lati positivi purtroppo questo non elimina quelli negativi. Io ho fatto molte cose per cercare di migliorare, palestra corsi di seduzione per cercare di nuovo l’amore dopo 3 misere fidanzate avute , lettura di libri per darmi ancora più cultura di quel misero diploma che ho e per cosa? Soltanto per constatare nelle medesime situazioni che sono un perfetto perdente nello sport come nella vita. E dire che le cose le ho tentate ma a quanto pare se una donna decide che sono brutto o poco interessante non penso che lo dica per hobby ma lo dice perché è vero. Detto fra noi ho tentato il suicidio una volta perche il limite si supera sempre e comunque ed io l’ho superato da tempo ormai.

    • Anna Zanon 16 Febbraio 2014 at 21:26 - Reply

      Buonasera, per me è difficile darle una risposta che non sia banale, in poche righe non posso esprimere il mio pensiero.
      E di fronte ad un dolore come il suo, qualsiasi cosa le dicessi le sembrerebbe banale, inefficace, superficiale. Ha mai pensato ad una psicoterapia per imparare a guardarsi con occhi diversi? Tutti abbiamo dei lati negativi, molti dei quali sono difficilmente eliminabili..ma chi ha detto che dobbiamo essere perfetti per poter essere amati dagli altri?
      Lei ha bisogno di qualcuno che la guardi con uno sguardo diverso, che le insegni a valorizzare quello che di bello c’è in lei ( che è quello che dovrebbero fare gli psicologi con i loro pazienti) cosi sarà più facile per lei accettarsi e vedersi in un modo diverso.
      Non come uno ” brutto e perdente” ma come una persona con i suoi pregi e i suoi difetti, che ha tante cose belle da dare e un contributo da portare al mondo..

      • umberto 16 Febbraio 2014 at 23:18 - Reply

        La psicoterapia l’ho fatta per quattro anni di cui uno circa di gruppo cognitivo comportamentale , se devo essere sincero per me è stato un sollievo temporaneo , certo era un posto che mi aiutava a sfogarmi a metabolizzare il tutto ma l’effetto era davvero di breve durata. Purtroppo aime sono sempre io quello che deve fare i conti con la realtà, e li non c’era nessuno psicologo ad aiutarmi anzi , le situazioni sociali anche alla mia età sono sempre un grosso problema. Ultimamente ho deciso di non uscire più di casa se non per lo stretto necessario, sono stufo della gente delle donne che mi odiano e che vogliono solo un amico e gli altri si pappano il resto, sono stufo di ADEGUARMi ai luoghi alle situazioni ed agli ambienti dove non riesco ad esprimermi. Nella vita e con le donne ho fallito perché quando sei ansioso nessuno ti vuole intorno, nessuna donna vuole un ragazzo timido, o meglio non riuscirò ad avere quella che desidero questo è sicuro. La mia zona di confort non è soltanto un ambiente dove vivrò bene ma se devo accettare i miei orrendi difetti non è forse meglio che accetto che il mondo mi ha confinato lontano dall’ansia e dai pericoli? Non è meglio che stia a casa? Visto che non mi diverte nulla e tutto finisce per stancarmi chi vorrà mai uno come me? . purtroppo i contesti in cui ho fallito ossia amore ed amicizie sono gli stessi che mi hanno condannato qui. Poi l’autostima, beh conosco molti ragazzi che hanno un carattere simile al mio ma che ,essendo più belli di me e quindi circondati da donne, pian piano hanno superato i loro blocchi e sono diventati dei veri donnaioli. Grazie tante direi, ed io? Beh il finale è abbastanza prevedibile, io sono rimasto solo e deriso da tutti dalla scuola fino alle sole 3 fidanzate avute fino ad oggi. Fidanzate che mi hanno troncato non appena hanno conosciuto i miei limiti. Spesso il mio psicologo si dimenticava di un concetto antico come il mondo ossia che non siamo aime soli sulla terra, d’altronde come può un uomo avere successo se non esistono altri come me che falliscono? Lei parla di “valorizzare lati di me che possono dare molto” e dove stanno? Forse lei parla di quello che sarei stato in un altra vita magari. Ho sempre desiderato essere diverso ma se non posso esserlo vuol dire che mi rinchiuderó in casa dove nessuno può farmi più del male, dove nessuna donna può farmi del male e dove non devo competere più con nessuno. Sono stanchissimo basta…

        • Anna Zanon 17 Febbraio 2014 at 08:31 - Reply

          Questa mattina mi sono svegliata pensando a lei. Può anche non crederci, ma fino a 20 anni ero molto insicura per varie ragioni( compreso avere 15 kg di troppo e non aver mai avuto un ragazzo), quindi capisco bene come si sente. E’ vero lei ha 32 anni, non 20, ma non ha ancora scoperto i suoi doni e le sue qualità. Tutti ne abbiamo ma spesso ci sentiamo mediocri perchè aspiriamo all’eccezionalità. Per esempio, lei è una persona sensibile, introspettiva, profonda.. e poi 3 ragazze non sono zero. Se lei fosse veramente un disastro totale con le donne, non avrebbe mai avuto una donna in vita sua e avrebbe ricevuto solo rifiuti. Cosa che purtroppo capita ad alcuni uomini.
          Bisogna capire poi perchè queste storie sono andate male: lei da la sua lettura della situazione ma potrebbero essercene altre. A volte capita che una persona è cosi convinta che gli altri la rifiuteranno, che inconsciamente attiva dei comportamenti che fanno si che gli altri la rifiutino ( per esempio da subito il peggio di sè).
          Per scoprire i talenti bisogna prima svilupparli : e li si sviluppa mettendosi in gioco. E’ facendo che si diventa.
          E poi perchè deve ADEGUARSI?

  7. umberto 18 Febbraio 2014 at 00:16 - Reply

    Lei vede del positivo in me, perdoni ma credo che se ci fosse qualcosa di realmente positivo qualcuna se ne sarebbe già forse accorta da tempo. Viene logica una domanda dottoressa. Se ho atteso 32 anni per essere il fallito che sono ossia un povero bamboccione che vive con i genitori senza quasi vita sociale (pochi amici) e senza più vita sessuale dal 2008 , non è che sotto sotto è QUESTA la mia, uso forse un termine sbagliato, ” natura”? Con tutto il rispetto che merita , ma non ho più il cervello per elemosinare affetto dalle donne , ” andiamo a prenderci un aperitivo?” ” andiamo in centro?” “andiamo a fare una passeggiata?” ovviamente no no e ancora no è sempre la risposta. Il fatto è che sono indietro col programma per usare un termine scolastico anche se ho solo un misero diploma, sono invecchiato senza crescere. Ora non mi resta che attendere di invecchiare davvero e di morire dentro lentamente… Scusi tanto dottoressa faccia quello che vuole di queste righe anzi non vorrei turbare oltremodo altri che leggono.

    • Anna Zanon 20 Febbraio 2014 at 08:56 - Reply

      Caro Umberto, ma sei lei ha avuto la fidanzata per ben sei anni, non sono stata l’unica a vedere in lei qualcosa di positivo. Credo anche che il suo datore di lavoro lo veda: non penso che la facciano lavorare per beneficenza. Lei si considera un fallito: e se le dicessi che conosco molte persone in una situazione peggiore della sua? Ci sono uomini di 30 o 40 anni che sono vergini e cosi inibiti dal non trovare il coraggio di invitare una donna ad uscire. E per quanto riguarda il lavoro: quante persone sono disoccupate o fanno dei lavori che non sono all’altezza della loro preparazione? Io conosco dei quarantenni che sono costretti a farsi mantenere dai genitori.
      Tutti abbiamo del bello in noi: però per vederlo dobbiamo fare un atto di fede, credere che ci sia e coltivarlo.
      Avrà certamente sentito parlare di profezie che si autoavverano : se uno si aspetta il rifiuto, finisce per comportarsi in modo tale che gli altri lo rifiutano. E a volte finisce per rifiutare gli altri prima di essere rifiutato.
      Le faccio un esempio concreto: io non le ho risposto subito ad un suo post perchè volevo avere il tempo di rispondere bene. Lei si è sentito rifiutato e mi ha chiesto come mai ho cancellato il suo post ( mi ha attribuito delle intenzioni negative che non avevo).
      Le dico questo per farle notare come la certezza di essere rifiutati possa agire nelle relazioni che vanno bene complicandole.

      • umberto 20 Febbraio 2014 at 22:26 - Reply

        Salve.

        Ovviamente si ho sentito parlare delle profezia che si autoavverano sia al corso di seduzione sia dallo psicologo. Si è vero forse mi aspetto il rifiuto dagli altri ma attenzione parliamo di donne però non di altre persone anche del mio stesso sesso. Io attualmente non sono felice quindi riceverò solo rifiuti per via di , appunto, quello che “sprigionò” soprattutto agli occhi delle donne. Forse mi prenderà a sassate ma non ritengo di essere molto lontano dalla condizione degli uomini vergini che lei citava, insomma ci sono voluti quasi 20 anni per trovare 3 ragazze a cui andassi un po a genio mentre altri ne trovano GRUPPI in una sola sera quindi è per quello che odio uscire, per il resto quello che mi è accaduto lo considero un colpo di fortuna perché chissà quanto tempo avrei ancora vagato senza una donna. Per il lavoro potrà anche stupirsi ma faccio un mestiere dove non potrei permettermi di soffrire cosi( se vuole glielo dico in privato) ed è un peso enorme , perché diciamo che è un mestiere che non si presta alla creatività.

        Non so che pensare onestamente , mi trovo in uno stato di piattume mentale. Alcuni miei amici mi incitano ad uscire e a cominciare a fare delle piccole cose, ma onestamente quando ESCO mi sento fuori luogo , mi sento come un principe che ha smarrito il regno. Sono d’accordo con lei che forse diciamo non sarei “da buttare” ecco anche se io lo penso per adesso, ma la sensazione che ho(a pelle) e una sorta di insignificanza con le donne e adesso beh non mi dica che il carisma non è importante. Ci sono tante altre caratteristiche che io non ho purtroppo, tipo la capacità di prendere per tempo l’iniziativa ecc… Prima leggevo un altro articolo su come volgere la timidezza a proprio vantaggio. Mi perdoni ma mi sono messo a ridere non per la qualità dell’articolo comunque buona, ma piuttosto perché la timidezza non ha vantaggi dall’infanzia fino ad oggi ci si fa i conti, le mie ex si sono stancate di me forse si sono accontentate di uno come me nell’attesa di trovare un vero maschio alfa, cosa che poi hanno fatto. Comunque sia sotto sotto forse l’idea di essere felice un po mi spaventa, perché a quanto sembra essere felici e magari con una donna comporta superare ostacoli minuscoli per altri altissimi per me. Gioco una partita ad armi squilibrate.ribadisco sono stanco stento stanco…

        • Anna Zanon 25 Febbraio 2014 at 09:30 - Reply

          Buongiorno, non nego che il carisma sia importante. Quale donna non vorrebbe stare con un uomo brillante, simpatico, bello e sexy? Ma si guardi intorno..quanti uomini carismatici ci sono in giro? Pensa veramente che tutti gli uomini fidanzati o sposati siano affascinanti? Se il fascino e la sicurezza in se stessi fossero dei requisiti indispensabili per avere una donna, il genere umano si estinguerebbe.
          Una donna può innamorarsi di un uomo per tante ragioni: per la sua sensibilità, per la sua gentilezza, perchè la fa sentire amata e protetta, perchè è originale, perchè con lui può parlare di tutto, ecc..
          Le dò un piccolo compito: vada in giro e noti gli uomini in coppia. Pensa veramente che siano cosi carismatici?
          Quando conosce una ragazza, non si concentri su se stesso ma su di lei: l’ascolti, ecc..
          p.s: mi consente una provocazione? ma non è che lei si sente insignificante perchè vorrebbe essere un” principe”? Uno che fa colpo su un GRUPPO di donne in una sola serata?

  8. Umberto 18 Febbraio 2014 at 22:49 - Reply

    Ho visto che è stato cancellato il mio commento, non ho usato linguaggi offensivi volevo solo esporre meglio, ma forse ha ragione la dottoressa, o si applica al 100% questo articolo sul complesso di inferiorità oppure si è perduti come nel mio caso.

    • Anna Zanon 19 Febbraio 2014 at 21:04 - Reply

      Non ho cancellato il suo commento: se non rispondo subito è perchè voglio avere il tempo di dare una risposta sensata
      A presto

    • sabrina 3 Settembre 2014 at 09:56 - Reply

      Caro Umberto, pensi che io sto per compiere 42 anni e da un po’ mi continuo a ripetere di essere ormai vecchia per tutto. Mi ha colpito la tua frase “mi sento come un principe che ha smarrito il regno”. Penso che a volte noi ci sentiamo pesci fuor d’acqua,perchè in fondo sappiamo di valere, MA non quanto vorremmo. Cerco di spiegarmi meglio: abbiamo in mente un ideale di perfezione tutto nostro e se questo ideale non si avvera (fatto alquanto verosimile, dato che esso è frutto della nostra immaginazione e non della realtà) allora ci sentiamo non all’altezza della vita oppure in qualche modo ci sentiamo privati ingiustamente dalla vita stessa di qualcosa.Viviamo allora con il freno a mano tirato, per non sbagliare, pur attendendo inconsciamente il prossimo errore, che inevitabilmente arriverà.Forse dovremmo (e lo dico prima a me che a lei) cominciare a nuotare nell’ “acqua sporca”, senza attendere sulla riva che questa diventi limpida;magari ci accorgeremmo che tutta sporca non è e che comunque noi sappiamo nuotare.La saluto cordialmente. E ringrazio la Dott.ssa Zanon per il suo articolo e i suoi commenti.Sabrina

      • Lisa 8 Ottobre 2016 at 19:51 - Reply

        Ciao Sabrina, spero riesci a leggere queste righe (scritte 2 anni + tardi). Tu hai descritto me, ovvero il mio pensiero su me stessa.
        Io ho provato ad accettare le altre persone obiettivamente, ma mi sembra che era tutto un grigiore e gli altri non accettavano me.
        Mi sono richiusa in me stessa.
        Poi ho riprovato ad essere me stessa ma quello che ho visto è che con le persone frivole ci infastidiamo a vicenda invece con le persone più intelligenti ci capiamo con poco e vanno al di là del mio atteggiamento.
        Purtroppo la mia insicurezza mi perseguita ancora, ma a volte cerco di fregarmene anche degli atteggiamenti degli altri. Ma ti giuro, E’ UNA FATICACCIA!

    • Michela 6 Ottobre 2015 at 14:46 - Reply

      Ciao Umberto… vorrei conoscerti..perché mi sento esattamente come te!!!!

  9. Assunta 19 Febbraio 2014 at 21:06 - Reply

    Salve dottoressa, ho letto il suo articolo di qualche tempo fa e devo dire che mi fa molto riflettere.
    Le vorrei raccontare la mia esperienza riguardo all’argomento autostima e complessi vari.
    Io ho 23 anni, sono laureata, sto proseguendo la mia carriera universitaria, ma c’è qualcosa che non mi fa essere felice, io non riesco a essere me stessa, a parte che con i componenti della mia famiglia. Non sono una timida penso, ma quando sono in mezzo agli altri e queste persone mi sembrano molto sveglie e spigliate, io sono in grado di dire loro solo frasi di circostanza del tipo: “ma che freddo che fa” o “eh la pasta è proprio cruda” e quando ho esaurito queste frasi banali, mi zittisco. Secondo la mia interpretazione, questo mio approccio “convenzionale”, mi crea una sorta mi muro rispetto gli altri, quindi mi difende da eventuali critiche, o litigi, come citava lei nell’articolo, ma determina la mancanza di rapporti veri, quelli che ti fanno stare veramente bene o veramente male. Ho come la sensazione di portarmi avanti un sentimento di inadeguatezza della fase adolescenziale, anche se sono passati già un bel pò di anni da allora.
    E’ da molto che cerco di analizzarmi, e capire la radice di tutto ciò. Quando ero piccola ero molto magra, e i miei compagni di scuola mi prendevano in giro. Questi sfottò sono continuati fino alle scuole superiori, dato che i compagni di scuola erano gli stessi delle scuole elementari. Quindi io ho maturato nei loro confronti un atteggiamento molto difensivo, avevo paura che loro mi potessero far fare brutte figure davanti gli altri compagni, ma penso che il mio atteggiamento difensivo non faceva altro che galvanizzarli. Potrebbe essere una spiegazione, ma anche no. Perchè io ora quei compagni non li frequento più, ma i miei complessi continuano a prevalere. Perchè mio fratello, 32 anni, vive la mia stessa situazione? E’ quindi evidenti che si tratti di una questione caratteriale, che io sono disposta anche ad accettare. Ciò che non accetto è quel comportamento che mi impedisce di creare rapporti veri con gli altri. Cosa posso fare…mi dia una dritta…

    • Anna Zanon 20 Febbraio 2014 at 08:38 - Reply

      Cara Assunta, la cosa migliore che può fare per superare questo tipo di problema è quello di mettersi alla prova in una situazione sociale. Deve uscire fuori dalla sua zona di ” confort” e fare una cosa che normalmente non farebbe: per esempio, esprimere un opinione , fare un commento personale o raccontare qualcosa della sua vita.
      All’inizio è meglio scegliere qualcuno con cui lei si sente un pò meno a disagio e una situazione che le crea poco ansia, e dire qualcosa che deve essere personale ma non intimo.
      Per esempio, può chiedere un consiglio su determinato film da andare a vedere, parlare del suo animale domestico se ne ha uno, di libri, viaggi, vacanze, musica.
      Se non ci riesce si concentri sulla persona che ha davanti e cerchi di conoscerla meglio, facendole qualche domanda.
      L’importante non è avere qualcosa di simpatico di dire ma dimostrare il desiderio di un contatto e soprattutto esporsi al giudizio degli altri.
      Se lei lo fa si renderà conto che gli altri non sono sempre pronti a giudicare e a criticare come teme.

  10. Assunta 20 Febbraio 2014 at 11:21 - Reply

    Dottoressa, lei ha individuato perfettamente il problema, io ho molta paura di essere giudicata, e in particolar modo ho paura di essere giudicata per le mie caratteristiche personali (del tipo, sei una persona poco sveglia, deprimente ecc.) ed è su queste dimensioni che io con gli anni, ho maturato delle valutazioni negative su di me.
    Le faccio un esempio. Sin da quando ero adolescente, il timore di fare le cose sbagliate, mi portava ad essere impacciata, molto insicura anche su attività e movimenti elementari. Questa cosa in parte l’ho superata, ma in parte no. Infatti io per esempio, non porto la macchina, pur avendo preso la patente, non la porto, non perhè di base non l’abbia imparata a portare, ma perchè ho una paura tremenda di fare figuracce, in quanto sono molto impacciata e tesa alla guida, anche se sono consapevole che se non inizio a guidarla non supererò mai questo stato. Riguardo a questo fatto, lei cm mi consiglia di affrontare questa paura?

    • Anna Zanon 20 Febbraio 2014 at 14:26 - Reply

      Assolutamente si. Vede le paure purtroppo si possono superare solo affrontando le situazioni che ci spaventano. Non bisogna aspettare di sentirci pronti per fare le cose altrimenti non le faremo mai. Inoltre, più si evitano certe situazioni perchè si è convinti di non essere all’ altezza, più la paura si rafforza.
      Quando invece si fa un piccolo passo nella direzione della situazione che ci fa paura, più diventiamo coraggiosi e sicuri di noi stessi.
      Piuttosto ha mai pensato di farsi aiutare a trovare un pò di autostima?

  11. Assunta 27 Febbraio 2014 at 12:56 - Reply

    Dottoressa mi scusi per il ritardo nella risposta. Comunque no, non ho mai consultato nessuno per accrescere la mia autostima, perchè diciamo da un pò ho capito che per acquisire autostima in qualunque situazione, non bisogna fare altro che affrontare la situazione stessa, anche se è proprio qui il difficile… proverò ad affrontare con più coraggio le situazioni che mi spaventano di più! La ringrazio per i consigli che mi ha dispensato.

  12. Miriam 5 Agosto 2014 at 09:40 - Reply

    Salve dottoressa,
    apprezzo molto questo genere di articoli e questo l’ho trovato particolarmente sensibile. Tuttavia, è da una vita che cerco di guardare oggettivamente i miei difetti, e soprattutto cerco di migliorare il migliorabile, ma ciò mi ha solo aiutato a risolvere una parte dei miei problemi. Ho un complesso principalmente intellettuale, nel senso che non riesco a sentirmi allo stesso livello culturale degli altri, ed è inutile che cerchi di convincermi che c’è chi sta peggio di me, perché ci sono mille altri che invece sono migliori di me, e di molto. Guardare chi sta più in basso, per me, è come prendermi in giro, è come trovare una scusa al mio essere una persona poco brillante. Non ricordo nemmeno la tabellina del sette, nonostante l’abbia rivista più e più volte. Sono stupida, non c’è alcun motivo per cui debba stimare me stessa, se non per un assurda necessità di sopravvivere in società. Guardo con insofferenza le persone che si rendono ridicole e nonostante ciò continuano a volersi mostrare apprezzabili agli altri, combattendo per loro stessi come a difesa della loro stessa insulsaggine. Credo semplicemente che non tutti meritino stima e amore. Sarebbe bello, sarebbe poetico… ma non è così.

    • Anna Zanon 5 Agosto 2014 at 17:40 - Reply

      Buongiorno, a parte che la dimensione intellettuale non è la sola nè la dimensione più importante dell’esistenza ( le ricerche mostrano che per avere successo è più importante l’intelligenza emotiva), l’intelligenza ha varie sfaccettature: non c’è solo quella logico astratta.
      Piuttosto è importante guardarsi con uno sguardo volto a valorizzare quello che di positivo si ha, non per illudersi di essere delle persone migliori ma per poter tirare fuori il meglio delle proprie potenzialità.
      Invece se si guarda solo ai propri difetti non si riesce a combinare un granchè nella vita.

  13. Stella 5 Gennaio 2015 at 14:56 - Reply

    Lo so che il mio messaggio giunge tardi. Spero che nel frattempo spero che i problemi di Umberto siano superati.
    Una cosa volevo dirla. Sono una donna, non mi ritengo chissà che cosa, ma dicono che sono carina, un po’ ci credo. Smettetela cari uomini di pensare che le donne vi vogliono belli, sexy e ricchi.
    Alle donne vere, quelle che cercano l’amore vero (non le avventure) piace l’uomo che fa girare loro la testa…che trovano interessanti, che hanno un’anima…punto e basta.
    Sono innamorata di un uomo non molto bello, timidissimo e oggi anche disoccupato. Tempo fa ho capito che era interessato a me da come mi guardava e tentava degli approcci, seppur timidi. Ci sono uscita, dopo aver fatto i salti mortali per contattarlo e non so perchè sento che ha paura…se lo contatto io risponde ma da lui nessuna iniziativa….siamo usciti perchè quando gli ho detto che lo volevo conoscere meglio mi ha proposto di incontrarci.
    Di cosa mi sono innamorata? della sua timidezza, del suo essere profondo e non superficiale…adoro i suoi difetti, la sua pancetta, il suo sorriso il suo naso importante…adoro tutto di lui perchè è lui…ma forse lui fa come voi, anzichè accorgersi di come con cautela approfondisco la nostra amicizia avvicinandomi poco a poco, forse se ne sta lì a vedersi brutto, con problemi ecc…e a dirsi che le donne non lo vogliono….ma perchè ci complichiamo la vita?

  14. Paolo 13 Gennaio 2015 at 20:52 - Reply

    Eh cara Stella a me è successo quello che è successo al tuo uomo.Ma io ho recepito e mi sono dato da fare anche parecchio con richieste di uscite inviti a ballare ecc…Tutte cose che lei ha accettato volentieri.Ma conoscendomi meglio poi ha cambiato idea perchè non ho nascosto una leggera chiamiamola depressione ribadisco molto leggera che io avrei avuto piacere lei comprendesse ma non è stato così.Alla fine mi ha detto che lei cercava delle coccole e nient’altro e mi ha fatto capire che quella leggera flemma che avevo le dava fastidio,io non le ho detto quanti difetti avevo visto in lei ma che ero ben disposto ad accettare.Eh sembra facile ma poi qualcuno dei due anche per delle cose minime si stanca e non comprende non solidarizza non rafforza l’autostima dell’altro.Avrei preferito che fin dall’inizio non mi avesse mai accolto e invitato a corteggiarla mi sarei risparmiato quest piccola sofferenza .Donne voi non siete perfette e dovete saper accettare uomini non perfetti altrimenti evitate di fare le civette.

  15. Stella 16 Gennaio 2015 at 10:33 - Reply

    Caro Paolo leggendo ciò che scrivi ho provato profonda tristezza. Io sono una donna che se non è interessata ad un uomo che la corteggia evita di illudere, anche se ho voglia solo di coccole o di chissà che. So quanto fanno soffrire queste cose…non mi divertono certi “giochi di seduzione”. Io stessa temo che la timidezza nei confronti di un uomo che mi corteggia, possa essere scambiata per alterigia. Temo che quell’uomo pensi che lo sto prendendo in giro….
    So di non essere perfetta e ti assicuro che quando un uomo mi piace, per me è bellissimo e di contro io mi sento brutta, e quando un uomo mi guarda, mi chiedo perchè….un vantaggio c’è, se mi guarda è perchè gli piaccio, altrimenti cosa potrebbe guardare se non una donna piena di difetti?
    Quella donna di cui parli non ti voleva bene, altrimenti ti avrebbe accettato anche con la tua depressione, anzi avrebbe voluto capire per aiutarti…..
    Hai ragione, noi non siamo perfette. Io stessa ho passato un periodo di depressione per dei fatti che mi hanno fatto soffrire, non me ne vergogno e se qualcuno è depresso cerco di capirlo.
    L’ignoranza di molte persone sta nel fatto che si scambia la depressione per un problema psichiatrico irreversibile…io sfido chiunque oggi, con la crisi, la disoccupazione, la paura del terrorismo a non essere un po’ depresso…siamo tutti ammalati?
    Molti uomini, lo capisco, hanno paura delle donne…per colpa di alcune le altre ci vanno di mezzo.
    Ma ribadisco, non siamo tutte così, non so quante siamo a non essere così, posso solo dirti con certezza che io non sono così.

    • RICCARDO 16 Gennaio 2015 at 22:43 - Reply

      Ciao Stella, io non mi reputo uno schianto ma un bel tipo, ma chissa’ perché nonostante credo di essere una persona genuina simpatica e di bella presenza, appena parlo del mio lavoro scappano tutte, io lavoro sulle piattaforme petrolifere sto appena un mese fuori e poi un mese a casa ma appena le metto al corrente di questo tutta la simpatia e interesse nei miei confronti spariscono, ma esistono ancora donne interessate a crearsi una storia vera senza mettere un pizzico di sacrificio…credo di no le ho provate tutte..chat comprese…se ti va di conoscermi..mi farebbe piacere…

  16. Franny 18 Gennaio 2015 at 13:38 - Reply

    Cara Dottoressa,

    leggevo con interesse il Suo articolo. Da qualche giorno ho maturato la decisione di rivolgermi a un professionosta. Ho 29 anni, sono avvocato da quando ne ho 27. La mia prima esperienza in uno studio legale mi ha traumatizzata. Amavo e amo questo lavoro,il diritto mi scorre nelle vene. Ma entrata in questo studio i soci, quando scrivevo di mio pugno gli atti, li prendevano e dicevano “ma noooo,non scriverli tu. Scrivili come li scrive (e invento un nome) Gianni”. E mi hanno affiancato a Gianni, socio giovame,38 anni, 10 di esperienza in più. Io ho smesso fi metterci del mio, non interessava a nessuno e anzi, quando lo facevo,quello che scrivevo veniva cancellato,corretto,bollato come “inutile”: “Gianni” aveva giá predisposto bozze per ogni atto, fornito le spluzioni migliori per ogni causa. Io dovevo essere come Gianni. Con il quale, forse per questo,è iniziata una relazione. Imsoddisfacente sotto ogni punto di vista. Dopo un anno e mezzo ho lasciato lo studio poichè, all’ingressp di un nuovo socio con capitale, ho subito mobbing. Ho cercato altre esperienze altrove,ma nulla. Mi fanno fare un periodo di prova, anche di un mese, gratuiti, e poi mi mandano via. Per non pagarmi. Peró non possono dirmelo: allora mi dicono che non sono capace a fare nulla. Finalmente ho trovato un lavoro (nom faccio l’avvocato, per0 qui mi pagano bene e puntuali), sono infelice. Faccio la prpfessione per me stessa, privatamente….ma la cosa assurda è che per qualunque cosa, anche la più banale, mi sento inadeguata a livello professionale. Tanto che, quando non so cosa fare, alzo il telefono e chiamo “Gianni”, che PENSO sia l’unico avvocato che possa aiutarmi. Eppure so che non è così. E mi sento sempre più affossata e inadeguata. Non mi fido piú di me stessa e delle mie capacitá. Cosa devo fare? Ah dimenticavo. La relazione con Gianni è finita mesi fa. Non gli ho mai perdonato il fatto di non avermi difesa e protetta dal mobbing. Grazie dottoressa.

    • Anna Zanon 18 Gennaio 2015 at 23:02 - Reply

      Cara Franny, devi avere pazienza con te stessa. Neanche Gianni all’inizio era l’avvocato che è adesso: è diventato così dopo 10 anni di pratica. Nessuno nasce “imparato”.
      Il mio consiglio è quello di non permettere agli altri di dirti chi sei e che cosa puoi fare: molte persone che hanno avuto successo nella vita hanno avuto degli inizi difficili e sono state molto criticate. Einstain è stato bocciato in matematica per esempio.
      Non smettere di credere nelle tue capacità e di impegnarti per migliorare

  17. Sfigato 31 Gennaio 2015 at 10:02 - Reply

    Umberto, a sassate ti ci prendo io, non la Dottoressa: 28 anni e mezzo e non ho mai avuto una donna, vuoi far cambio con me?!? Guarda che nessuna donna te la da per beneficenza!!! Magari si saranno accontentate, ma per accontentarsi bisogna esserle piaciuto almeno un minimo sindacale. Forse le hai trovate dopo il corso di seduzione? Io sono anni che leggo quelle cose di seduzione su internet e l’unico effetto è quello di farmi sentire ancora peggio perché il confronto tra l’uomo che sono e quello che dovrei essere è impietoso. Certo, ha ragione la Dottoressa a dire che non bisogna essere perfetti per trovare partner. Purtroppo però sembra che io non sia mai abbastanza. Tu stesso Umberto sei orgoglioso di quelle “misere” 3 donne che hai avuto. Infatti continui a scrivere di loro. Io sono depresso cronico certificato. Non ho interessi ne vita sociale. Abbi più rispetto x chi è sempre a zero…!

    P.S. Se mi dici che quelle 3 sono brutte allora magari ti puoi ancora lamentare, altrimenti proprio no…!

    • Lili 10 Agosto 2021 at 06:25 - Reply

      Caro “Sfigato” (quanta tristezza mi fa il fatto che tu stesso ti definisci propio cosí!!),
      Sono passati piú di 6 anni dal tuo commento e io spero che le cose oggi siano ben diverse e questo resti un brutto ricordo ma so che a volte ne passano 10 e non cambia nulla e quindi sento forte bisogno di scriverti.

      Sono una ragazza, oggi ho 34 anni (l´etá tua se non erro) e sono una di quelle che la gente guarda e dice “ooo che bella ragazza” “che bei occhi” “e quanto sei alta” “sembri una modella!” – puoi immaginare che non ho mai avuto alcun problema di rimorchiare, anzi, da ragazzina mi divertivo a far impazzire i maschi (compensavo una situazione famigliare molto ostile). Ora ti chiedi se ti scrivo ció per farti arrabbiare o farti sentire peggio…no caro, anzi..dal tuo commento mi pare aver capito che non ti consideri un uomo attraente, anche perché (purtroppo!!)) da sempre un uomo bello puó essere anche un ignorante o violento e altro ma rimorchia perché ha una bella presenza. Quello che ti voglio dire é che io ero sempre atratta dagli uomini mai particolarmente belli, anzi spesso con qualche difetto evidente, é capitato uno che a prima vista era proprio bruttino. Ma mi ero innamorata e impazzivo perché alla fine era lui che rifiutava me! piú basso di me, magrissimo, capelli lunghi e sottili con la riga in mezzo, occhietti piccoli nascosti sotto gli occhiali, orecchie troppo grosse per il suo viso minuto…e pure lo pensavo giorno e notte! Ti chiedi perché? Aveva una testa estremamente sexy! La sua mente, sveglia e piena di informazioni e opinioni interessanti e adulti, aveva le idee chiare sul proprio futuro, un obiettivo da seguire ed era spiritoso in modo intelligente. Questo lo rendeva il ragazzo piú ambito del liceo e in effetti si vedeva sempre con le ragazze bellissime. Io che mi chiedevo sempre come mai e un giorno lo capii, mio malgrado. Ho sofferto molto quel rifiuto sai….E questo per darti un esempio concreto ma come ho detto a me i ragazzi che guardi e dici “che bel ragazzo” non mi hanno mai fatto alcun effetto. Deve esserci qualcosa in quella persona. E io non credo che tu non ce l´abbia quella cosa. Penso che é solo la tua rabbia (assolutamente comprensibile) accumulata negli anni che tiene le donne a distanza. Quella si sente da lontano, credimi, e se ti avvicini ad una ragazza con il pensiero “tanto non mi vorrai neanche te, str..za!” fidati che lei lo percepisce. E magari le piaci pure ma alle amiche dirá “mah, c´era qualcosa in lui che non mi convinceva”… Io posso solo immaginare la tua rabbia, la tua tristezza e disperazione per quella solitudine profonda che provi e ci credo che sei depresso!!chiunque lo sarebbe!!anche se in fondo puoi avere apparentemente tutto ma star male comunque….altre ragazze spesso pensano che io sia fortunata, che ho una vita spensierata e mi invidiano…ma io soffro di senso di inferioritá, ho il pensiero costante che non valgo nulla se non faccio TUTTO in maniera perfetta, ogni mio errore mi riconduce nella mia depressione e spesso trovo conforto solamente nel pensiero che se la sofferenza diventa insopportabile posso sempre farla finita…A volte piango non appena apro gli occhi la mattina anche solo perché mio compagno non mi parla per qualche stupida lite…ma per me ogni cosa é un dramma….vedi? in fondo siamo tutti sulla stessa barca… Spero che intanto tu abbia trovato la tua anima gemella che trova in te quella scintilla che di sicuro hai dentro. Ogni persona merita l´amore, ricordatelo, e se non sai come fare con le ragazze…per come la vedo io se sei sincero e la donna la rispetti, la proteggi, la supporti e la SOPPORTI hai giá fatto piú di quanto una possa desiderare!!
      Buona fortuna!!!!

  18. marco 12 Aprile 2015 at 21:13 - Reply

    cara dottoressa,ho letto il suo articolo e lo trovato interessante,da questo ho dedotto che forse la mia ragazza dai discorsi che fa e potrebbe sofrire di depressione….ha avuto eventi molto forti nella sua vita (anche una malattia molto pesante e incurabile)e in questi giorni ha perso sua nonna.pero i sintomi li ha manifestati anche in precedenza,e poi abitualmente repressi e tornata bella e felice solo che avolte dal nulla inizia a sentirsi davvero male si isola anche da me,e io non so davvero come aiutarla.
    parlargli di questa cosa e spingerla da un dottore non so che reazzione potrebbe avere,come ho detto di dottori ne vede davvero molti e spesso.
    il mio problema è che lei continua a dire che lei non mi merita che non vale nulla che si sente infelice e inadeguata,e io non so davvero che dirgli…..lei ha qualche consiglio da darmi?

    • Anna Zanon 13 Aprile 2015 at 08:12 - Reply

      Purtroppo convivere con una malattia pesante e incurabile è un evento che può causare un vissuto depressivo. Lei sta facendo tantissimo per aiutare la sua ragazza, standole vicino e dimostrandole che l’ama nonostante tutto.
      Quando la sua ragazza si sente inadeguata, può ricordarle tutte le cose belle che vede in lei e che l’hanno spinta a sceglierla e ad amarla.

  19. Sara 24 Maggio 2015 at 10:56 - Reply

    Io ho quasi 37 anni e due bambine, una di tre mesi e mezzo. Io sono già al passo successivo, vale a dire che ho già realizzato che l’incapace non sono io, ma che l’immagine che ho di me è il prodotto di un’educazione volta alla critica piuttosto che all’accettazione. Tuttavia questa consapevolezza, come quasi tutte le consapevolezze, non mi ha reso la vita più facile, non ha reso più semplice venire fuori da questo pantano e il motivo non sta dentro di me bensì in ragioni di natura pratica. Mi spiego:
    sono laureata in lettere e filosofia, all’inizio ero entusiasta, la storia era la mia passione e mi sarebbe piaciuto rimanere in quell’ambito anche nel lavoro, ma improvvisamente ho cominciato a soffrire fortemente di cervicale e vertigini terribili, provocate dallo studio, così mi sono laureata, ma ho dovuto semplificare di parecchio il piano di studi, eliminando esami troppo pesanti, che avrebbero richiesto troppo sforzo sui libri, la mia tesi non ha brillato e anche se ho preso 110 non mi hanno dato la lode. Questo problema fisico ha condizionato tutto il resto. Addio ai libri, addio quindi a tutto ciò che con lo studio avrei potuto realizzare. Mi sono rifugiata nel matrimonio con il ragazzo con cui stavo da 10 anni, sperando di iniziare un nuovo capitolo della mia vita e tuttavia sentendo sempre che stavo tralasciando qualcosa. Poi l’attività di mio marito è fallita ed io ho dovuto fare il primo lavoro che ho trovato: la maestra di religione di scuola dell’infanzia, in virtù del mio diploma magistrale, che non avrei mai voluto prendere ( mi ci avevano indirizzato i miei, io avrei voluto fare il liceo artistico). In un attimo mi sono ritrovata imprigionata in un lavoro che non mi corrispondeva affatto, che negli anni ha acutizzato al limite del patologico la mia già scarsa autostima, portandomi a pensare che se fossi valsa davvero qualcosa non sarei finita a fare un lavoro che giudico “da sfigati” e mi perdoni chi fa il mio stesso lavoro. Oltretutto non sarei lì a farlo se non fosse stato per una raccomandazione. Non perdono a me stessa la mia inerzia, ce l’ho anche con la mia sfortuna. Talvolta vedo vecchi amici che sono tutti realizzati facendo qualcosa che amano, alcuni hanno anche aperto una fattoria didattica, una mia compagnia di università adesso è una ricercatrice con un curriculum che farebbe impallidire un professore universitario. Sono anni che dico che voglio mollare il lavoro, che è ormai un’ ancora che mi tiene appigliata a questa immagine sempre più negativa di me, ma non posso perchè senza il mio stipendio non si campa e inoltre mio marito non sostiene questa scelta. Non posso fare a meno di dibattermi costantemente pensando che il cambiamento deve paritre da qualcosa che devo fare io, ma non so come farlo partire, non so come uscire dalla mediocrità della mia vita. Se penso alle mie figlie, poi, mi sento anche peggio: non voglio che abbiano davanti l’immagine di questa mamma così insoddisfatta e grigia, spesso spenta e nervosa. Mi riprometto sempre di non commettere con loro gli errori fatti dai miei genitori, ma a volte già ci casco, perchè purtroppo non essendo felice sono spesso acida. So che dovrei operare grossi cambiamenti nella mia vita, ma non so proprio come fare e mio marito è del tutto indifferente.
    Nel mio caso la consapevolezza mi fa stare ancora peggio.
    Grazie dell’ascolto.

    • Anna Zanon 26 Maggio 2015 at 12:04 - Reply

      Cara Sara, è sempre pericoloso far dipendere la propria autostima( e la propria felicità) da un solo ambito della vita: sia che si tratti di amore che il lavoro o dei figli.
      Nel suo caso lei si sta concentrando solo su quello che non è riuscita a realizzare nella vita, minimizzando invece che le cose belle che ha e che ha fatto e che a mio parere non hanno prezzo.
      Sarò forse antiquata ma ritengo che essere mamma e avere un bel rapporto di coppia siano già degli obiettivi importanti che valgono quanto ( e per me anche di più) di qualsiasi carriera.
      Lei idealizza quello che non ha e si abbandona all’illusione che la sua vita sarebbe molto più felice solo se lei avesse il lavoro dei suoi sogni.
      Questa è solo una fantasia..Nella realtà è così sicura che se avesse fatto il lavoro desiderato sarebbe stata molto più felice? Una carriera non dà solo soddisfazioni ma anche un carico di impegni e di responsabilità ( perdersi la crescita delle sue figlie per esempio, una vita stressante sempre con il senso di colpa per trascurare le piccole).
      Forse qualche colloquio con uno psicologo potrebbe aiutarla a dare più valore alla sua vita

  20. Sara 13 Giugno 2015 at 13:51 - Reply

    Gentile dottoressa,
    Le chiedo un aiuto per poter trovare quel filo di Arianna che possa condurmi fuori dal mio labirinto personale. Questa la situazione: ho 35 anni e non riesco a vivere in maniera serena. Mi sento reclusa in casa, dalla quale esco solo per andare a lavorare; non ho contatti più con nessuno, se non a distanza con le sole due amiche che considero storiche e sulle quali di frequente, loro e mio malgrado, riverso tutta l’immondizia che fabbrico nell’anima. La mia vita sentimentale (asessuata da più di tre anni) vede come secondo protagonista un marito troppo stanco per accorgersi di quanto profondo sia il mio malessere e troppo preso da altri impegni, che penso si crei per evitarmi, perché temo che non mi percepisca più come un polo dialettico valido con cui condividere esperienze e idee. Non parliamo quasi più. E quando lo facciamo è solo per dire cose inutili – ovvero, io mi sono anche stancata di dover parlare solo di politica. Ci vediamo poco, perché lui lavora al mattino ed io al pomeriggio/sera. Vive il poco tempo che trascorriamo “insieme” diviso tra computer, televisione e telefono: c’è sempre un impegno prima, un problema da risolvere, una telefonata a cui rispondere, una scadenza di un progetto (e tutto questo non riguarda il suo lavoro, ma il suo hobby). Eppure se provo ad affrontare un discorso che ci riguardi più da vicino, facendo riferimento ad una crisi, lui dissimula e mi SPIEGA che non abbiamo nessun problema, è solo che io sono stanca e frustrata, non riesco a crearmi degli interessi, non mi voglio bene, concludendo quasi sempre con l’invito a farmi vedere da un dottore. E temo che abbia ragione.
    Nel frattempo ho anche ripreso a fumare.
    Mio figlio di quasi tre anni è l’unica oasi di felicità, ma talvolta, dovendomi barcamenare tra tutte le faccende domestiche (che chiaramente sono un compito solo mio) e il mio lavoro, trascorre molto tempo da solo davanti alla televisione. Sul lavoro spesso sono colta alla sprovvista da un senso di inadeguatezza immotivato. Sono diventata un’insicura in tutto. Ormai sono convinta che gli altri (tutti quelli che mi conoscono da poco e che non sanno com’ero prima) mi reputino un’inetta. Eppure prima di trasferirmi in questa città, prima di intraprendere la relazione con mio marito, non ero affatto così. Ero vitale, leggera, con tanti progetti in testa e con una fucina personale nell’anima dove sperimentavo in continuazione la costruzione di nuovi sogni, ero brillante, curiosa… scrivevo, cantavo, leggevo. Ero un’altra donna. O forse, chissà, magari ero solo più giovane…

    • Anna Zanon 18 Giugno 2015 at 09:04 - Reply

      Gentile signora, non credo che sia la mancanza di autostima il suo vero problema quanto un leggero stato depressivo: lei sente di essere ormai intrappolata in una vita molto diversa da quella che si aspettava e che avrebbe scelto e non vede vie di uscita a questa situazione insoddisfacente.
      Ha investito molto nel suo matrimonio, cambiando vita per suo marito ma il vostro è rapporto stanco, poco vitale, senza sessualità che la fa sentire poco vista e desiderabile.
      La via di uscita c’è e sono le sue risorse : quella ragazza vitale, leggera, con tanti progetti non è morta, è ancora dentro di lei..deve solo risvegliarsi.
      Se suo marito accetta si potrebbe intraprendere una terapia di coppia ( la mancanza di vita sessuale in una coppia giovane come la vostra è un dato oggettivo ed è un grave problema che non può essere ignorato. ) oppure se suo marito rifiuta, in terapia ci vada lei per riscoprire le sue risorse che ora non vede.
      Una volta riscoperte le sue risorse, troverà le soluzioni.

  21. francesco 30 Giugno 2015 at 17:32 - Reply

    Sono basso e’ questa cosa non mi piace proprio…
    Non mi sento inferiore agli altri, ma sta cosa della bassa statura mi da’ tanto ma tanto fastidio.
    Costantemente sono concentrato ad “allungarmi” nel senso che cerco di mantenere una postura eretta al massimo per recuperare qualche centimetro ,sono alto solo 1,60 cm.

    • Anna Zanon 1 Luglio 2015 at 08:51 - Reply

      L’ altezza aiuta ma non ha nulla a che fare con il fascino di un uomo e.. poi ci sono tante donne bassine.
      Il mio consiglio è quello di coltivare di più la sua personalità piuttosto che concentrarsi sul sembrare più alto.

    • Salvo 8 Aprile 2019 at 16:11 - Reply

      Mi riconosco perfettamente in quello che dici. Cerco constantemente di allungarmi, anch’io, quando sono insieme a mio fratello minore, che ho visto crescere e ora mi ha superato in altezza. Non riesco ad accettarlo. E questa cosa mi impedisce di creare un rapporto con lui, per quanto io ci provi, ho sempre questa fissazione in mente che non mi fa godere dei momenti passati insieme a lui. Provo un grande dolore, quasi fisico. Anche se so bene che è una cosa che non ha senso.

      • Lili 10 Agosto 2021 at 06:48 - Reply

        Caro Salvo,
        io sono una ragazza e sono alta 176 cm…da sempre la piú alta della classe e credimi mi ha fatto soffrire parecchio sopratutto alle medie, perché tutti i ragazzi che mi erano mai piaciuti erano piú bassi almeno di 10 cm e di sonseguenza non si sentivano a loro agio…e sai cosa? ho cominciato a fregarmene! mia mamma una volta si era messa a ridere quando mi disperavo che il ragazzo che mi piacce é piú basso e mi disse “tanto a letto non importa” 😀 é una frasetta ma prova a pensarci… Poi per il fatto che sei geloso di tuo fratello…vivo una situazione simile, ma sono io quella piú piccola e mio fratello maggiore nonostante ci stiamo avvicinando ai 40 prova ancora rancori nei miei confronti per le cose succese una vita fa, per qualche ingiustizia nell´essere picchiato o sgridato per “colpa mia”…fossi in te mi chiederei dove é nato questo problema con lui, perché l´altezza potrebbe essere solo uno dei motivi…scava nella memoria, non é che i vostri genitori ti abbiano fatto qualche torto dando ragione a lui? o magari si era messo con una ragazza che piaceva a te e allora pensi che sia per l´altezza?…. E poi scusa ma che colpa ne ha lui se é cresciuto di piú? É come essere arrabbiata con mia amica perché lei ha un seno piú grande (che comunque mi fa arrabbiare!!)…. Ne hai mai parlato con lui? Prova parlargli del tuo disagio, magari scopri che é lui che si sente inferiore e che vorrebbe essere come te…..p.s. se un ragazzo basso ci prova con me il mio pensiero é che é un uomo sicuro di sé, coraggioso, sa quel che vuole e non si ferma all´apparenza. E sono le doti che considero molto sexy! Dai dai che il tuo carattere non si misura a centimetri 🙂

  22. […] fonte: IlmioPsicologo.it […]

  23. Silvia 8 Settembre 2015 at 01:56 - Reply

    Gentile dottoressa, mi sono riconosciuta tantissimo nella storia di Simone, che rispecchia assolutamente tutta quella che è stata la mia esperienza dalle elementari in poi. Credo di essere stata felice e davvero me stessa solo nella primissima infanzia, avevo per natura un carattere solare, socievole con tutti e cercavo sempre la compagnia degli altri bambini essendo io figlia unica, addirittura nel gruppo tendevo sempre ad essere il leader per il mio carattere forte. Tutto è cambiato drasticamente iniziando le scuole elementari, ero sempre presa in giro, e sempre più pesantemente negli anni perché ero brava, figlia di insegnanti ( e quindi se andavo bene a scuola per i miei compagni non era mai merito mio, come se i miei genitori mi facessero i compiti o le verifiche! assurdo), e di costituzione gracile. Il “dramma” è che per me il periodo peggiore dal punto di vista del “bullismo” è stato proprio dagli 11 in poi, età doppiamente fragile con le nefaste conseguenze sull’autostima che ha avuto per tutta la durata dell’adolescenza e un po’ oltre, ho ritrovato me stessa solo dai 22 in poi ( ora ne ho 26), età in cui ho avuto una storia importantissima ora purtroppo finita da cui non è dipeso il mio riprendermi la fiducia in me stessa, ma al contrario è stata proprio la mia positività recuperata a farmi trovare l’amore e vivere questa bellissima storia, dopo aver frequentato vari ragazzi in realtà anche in adolescenza ( ero comunque carina e tuttora sono considerata una bella ragazza da chi mi vede vestita, e ora spiegherò il perché) ma senza mai essermi innamorata davvero, perché non ero davvero me stessa. Allora dramma l’adolescenza perché? perché ora convivo con un’evidentissima scoliosi lombare e lieve ipercifosi mai curate in quanto nessuno se ne è mai accorto, pediatra inclusa, con tutte le conseguenze psicologiche che la deformità comporta. Ho avuto l’incubo della schiena fin dai 12 anni più o meno, quando ho iniziato a rendermi conto del dorso curvo lieve, dovuto alla mia magrezza e alla timidezza, e che mi causava un disagio non da poco del quale non sono MAI riuscita a parlare con i miei, quando provavo a parlare di ortopedico o dorso curvo era come se l’ansia mi bloccasse, avrei tanto voluto che i miei mi portassero a fare una visita di controllo specialistica per la schiena perché avevo bisogno che qualcuno si prendesse cura di me come io non sapevo fare, prendesse in mano la situazione per me che non mi sentivo all’altezza ed ero terrorizzata e agitata all’idea di andarci, me ne vergognavo e mi vergognavo in qualche modo addirittura del giudizio del medico e forse anche dei miei, come se fosse colpa mia, della postura sbagliata, del mio essere completamente impacciata nei movimenti e del mio conseguente rifiuto per la pratica sportiva ( mi rendo conto ora che i miei neanche sapevano cosa fosse l’ipercifosi e molto poco sapevano sulla scoliosi, quindi se non se ne sono accorti o non ci hanno mai pensato non è stato per incuria ma solo per ignoranza). A 14 anni purtroppo è arrivata anche la scoliosi, quella si esteticamente orribile e ricordo tutti i dettagli del giorno in cui l’ho scoperta, il trauma, la telefonata disperata fatta a mia mamma dalla gita in cui l’avevo per caso scoperta, e poi il blocco una volta tornata a casa, tutti i tentativi di dirlo ai miei e l’ansia che mi assaliva ogni volta che provavo a menzionare la schiena, ancora una volta…ero troppo piccola per cambiare a quell’età e prendere in mano da sola una situazione così pesante e più grande di me, e così purtroppo ho fatto lo struzzo, tanto da vestita non si vedeva, ma inesorabile la crescita del mio fisico stava ormai terminando e non di pari passo purtroppo con quella psicologica, e così il mio corpo è rimasto deforme per sempre. Avrei dovuto provare a scrivere una lettera ai miei, sarebbe forse stato più semplice, a voce temevo la loro reazione ( sono sempre stati iperprotettivi, e non potevo sopportare che mi si riversasse addosso altra ansia in un momento in cui andavo solo rassicurata e guidata perché non sapevo fosse scoliosi ovviamente e non sapevo quello che mi “avrebbero fatto”, non ero abbastanza forte per tranquillizzare me stessa e anche i miei, sentivo tutto il peso di dover affrontare la cosa con le mie sole insufficienti forze, volevo evitare forse anche di scontrarmi con loro per una terapia che forse non avrei accettato anche se non sapevo quale fosse, e così sono rimasta intrappolata senza via d’uscita dall’incubo e ho scelto la strada più ovvia : non affrontare il problema, rimanere nella rassicurante routine). Ora è come se ne avessi preso realmente coscienza, ho fatto varie visite fisiatriche serie per le prima volta solo di recente e sono disperata, da almeno 5 mesi non dormo più bene la notte, mi sveglio con l’ansia perché ogni volta che mi addormento sogno quel giorno, quei momenti, l’occasione per avere una vita normale senza deformità irrimediabilmente persa, provo vergogna nei confronti degli altri perché vivo con colpa il mio essere così, perché non ho saputo prendermi cura di me, ho fatto fare alla malattia il suo corso e l’ho guardata prendersi il mio corpo senza batter ciglio, come se non fosse stato neanche il mio. provo rabbia, frustrazione, non ho più interesse per niente, ho riperso la stima in me, non esco più, mi terrorizza l’idea di trovarmi in intimità con un uomo, passo le giornate a immaginare scenari alternativi nella mia adolescenza, io che affronto la scoliosi, che mi curo, che sono normale, vivo nel passato perché il presente mi è insopportabile e non lo accetto, questo fisico inadeguato non rispecchia la nuova me e mi sembra di impazzire : è come un ricordo scomodo della mia inettitudine adolescenziale che mi blocca, che mi preclude il radicale cambiamento che voglio fare e che in molta parte avevo già fatto, resto sempre la sfigata e non c’è rimedio perché ne porto il marchio fisico. Scusi se mi sono dilungata.

    • Anna Zanon 8 Settembre 2015 at 10:24 - Reply

      Buongiorno,
      spesso il modo in cui ci percepiamo noi, è diverso da quello in cui ci percepiscono gli altri. Lei ha una visione di sè stessa come ” deformata” ma pur avendo un difetto fisico, ( anch’io ho una brutta scoliosi), la sua deformazione non è così grave dall’ essere immediatamente percepibile dagli altri ( neppure dai medici!) e non ha impedito ad un ragazzo di innamorarsi di lei.
      A volte però noi proiettiamo il nostro senso di inadeguatezza su un nostro difetto fisico che assume un importanza esagerata ( per farle un esempio estremo, ci sono persone, esempio Giusy Versace o Simona Atzori, che pur avendo un handicap conclamato hanno una vita piena e soddisfacente da tutti i punti di vista).
      Le consiglierei una terapia psicologica per imparare a guardarsi con occhi diversi: senza più fissare l’ attenzione sui suoi limiti ma per imparare a vedere e a valorizzare le sue tante risorse.

  24. Silvia 8 Settembre 2015 at 14:48 - Reply

    Non saprei se definirla una grave deformazione perché non ho altri termini di paragone, penso che a tutti ormai venga diagnosticata e curata e ci sono tantissime persone che si lamentano per scoliosi a mio avviso davvero poco visibili anche se importanti radiograficamente perché comunque la terapia le ha fatte migliorare esteticamente anche se magari proprio del tutto non scompaiono, posso dirle che non si vede con i vestiti ma è visibile molto chiaramente per esempio in costume la rotazione e la conseguente salienza lombare, con fianchi molto asimmetrici e le anche ad altezza diversa, anche un occhio non esperto vede che c’è qualcosa che non va e se un medico mi avesse guardato la schiena nuda l’avrebbe diagnosticata con certezza senza radiografia insomma. Non ho mai pensato troppo al mio difetto prima di questo periodo in realtà, sono stata comunque spensierata, ho avuto molte soddisfazioni con gli studi e con la musica ( canto e suono il piano e fino a qualche anno fa cantavo in due band, e pur stando sempre su un palco appunto mi rendo conto che nessuno mai si è accorto che qualcosa non andasse nel mio fisico), ho combattuto tanto con le mie insicurezze e sento di essere anche cresciuta in certi aspetti e nella mia capacità di relazionarmi rispetto a prima, temo però di avere ancora molta strada da fare e di non avere una personalità così solida, tanto che purtroppo mi faccio sempre condizionare dagli uomini che frequento, è come se volessi rispondere ai requisiti di tutti, e non perché ne sia innamorata ( a parte quell’unico caso che dicevo prima) ma solo perché ricerco nel piacere a loro conferme, specie con uomini attraenti fisicamente o per il loro carisma, infatti questo problema della scoliosi è esploso dopo aver iniziato a frequentare un bellissimo ragazzo che tra l’altro corrisponde alla descrizione da lei fatta dell’uomo che non vuole impegnarsi perché ha già avuto una storia importante e ha tante cose per la testa ( e ha già comunque 31 anni), ha l’immagine dello sportivo, dell’uomo sicuro e di successo, che potrebbe avere tutte le donne che vuole e lo sa perfettamente. Per me era solo un’avventura per distrarmi e invece ho finito per entrare in questo circolo vizioso dell’ossessione per il mio corpo, perché mi sono sentita orribile e inadeguata, per niente attraente agli occhi di un uomo, e so che se solo avessi preso in mano la situazione quando potevo fare qualcosa adesso non sarei così, è come se mi fossi squalificata da sola dalla vita. Sugli esempi che ha citato ha pienamente ragione, ma io le vedo comunque bellissime e affascinanti ancor di più per la forza che hanno dimostrato affrontando a testa alta il loro handicap ( la Atzori ha affrontato anche una brutta scoliosi tra l’altro), la mia deformità è in un certo senso una mia mancanza, dice che non sono stata abbastanza FORTE e non mi sono voluta bene abbastanza per prendermi cura di me, è come se mi fossi persa qualcosa, una battaglia che non ho combattuto.

    • Anna Zanon 11 Settembre 2015 at 12:48 - Reply

      Non si dia colpe che non ha.. Prima di tutto non è compito di un ragazzina prendersi cura della sua salute ( e mi fa un po’ pensare che lei non abbia osato dirlo ai suoi genitori), poi ci sono stati i vari pediatri e medici che l’hanno visitata.
      Ma il problema come lei ha ben compreso non è la scoliosi. Infatti lei ha vissuto una vita felice, nonostante questo difetto, esibendosi addirittura su un palco.
      Credo che l’eccessiva concentrazione sulla scoliosi esprima un vissuto di inadeguatezza psicologica che era latente in lei e che la relazione con il narciso ha risvegliato.
      La scoliosi è il simbolo della sua paura di non piacere abbastanza, di non essere abbastanza perfetta ..è questa a farle più male che la scoliosi.
      Non bisogna essere perfette per poter essere amate o per avere una vita felice..si può essere amate e felici malgrado le nostre difficoltà e limiti

  25. marcella 13 Settembre 2015 at 19:30 - Reply

    Cara dottoressa
    mi sento continuamente frustrata per il mio lavoro. Da una parte mi chiedo perchè non riesco ad avere più lavoro e dall’altra l’unica spiegazione razionale che mi do è che non sono brava abbastanza. Mi sembra di essere sempre meno brava dei miei colleghi, mi sembra che è meglio che non comunico con i miei colleghi per non dover ammettere a me stessa di non sapere nulla. Evito il confronto per non stare male ed essere in ansia. Cosa devo fare?

    • Anna Zanon 18 Settembre 2015 at 08:55 - Reply

      L’ ansia a volte può essere una nostra alleata perchè ci spinge a migliorare. Provi ad analizzare meglio il suo senso di inferiorità. Forse sente che le mancano delle abilità, delle competenze, delle conoscenze rispetto ai suoi colleghi? Il mio consiglio è quello di puntare a migliorarsi sui su quelli che ritiene essere i suoi punti deboli a livello professionale ( legga, faccia corsi di formazione, impari un altra lingua) oppure se non è possibile coltivi i suoi punti di forza.

  26. Saretta 19 Settembre 2015 at 19:09 - Reply

    Cara dottoressa,
    il Suo articolo è chiarissimo e soprattutto và al nocciolo della questione. Io non so se quello che ho io lo definirei un senso di inferiorità,pur sentendomi comunque l’ultimo carro del treno. Soffro molto del confronto che viene fatto fra me e alcuni parenti. Ne soffro talmente tanto di questa bassa considerazione che hanno di me,che mi sembra di cadere in periodi di depressione,dove tutto ciò che provo a fare non è comunque abbastanza e in qualche modo sbagliato.Mi butto giù,non mi presento agli esami e procrastino all’infinito. Tutto ciò le sembrerà ridicolo se le dico che,nonostante tutto,ho una media abbastanza alta,ma questo non blocca i pensieri di negatività e inadeguatezza . Ho preso la cosa talmente male da odiare completamente ciò che studio e ciò che diventerò. So che la soluzione non è allontanarsi da loro e pensare piuttosto ad un modo per migliorare il rapporto con me stessa,ma la tentazione di farlo è tantissima ..il punto è:sono io quella sbagliata o sono gli altri a dover capire che le persone non si spronano a commenti non proprio carini?

  27. marco 25 Settembre 2015 at 14:33 - Reply

    Salve ,complimenti.Bell ‘articolo ,sarebbe bello poter chiacchierare con Lei.

  28. vincenz0 29 Ottobre 2015 at 11:31 - Reply

    41 anni sono da un anno senza lavoro e questo ha fatto venir fuori le mie incapacità nonho un mestiere non ho capacità particolari e anche se diplomato ho sempre fatto lòavori umili ma non mestieri e oggi mi rendo conto di essere un nulla e oltretutto la sfiga mi riserva sempre le sue attenzioni e mi sento solo gli amici(qualcuno)ti ascoltano ma dietro se ne fottono la tua famiglia vuole che tu pensi a loro e ai loro occhi diventi inetto è così che mi sento vorrei vedermi con altri occhi ma noon so più che fare e quindi sono un fallito che ha bisogno di aiuto ma non posso pagarlo

  29. Stefania 9 Marzo 2016 at 22:01 - Reply

    Salve, ho 19 anni e proprio oggi ho letto le sue parole alquanto delicate, vorrei parlarle della mia situazione, purtroppo la mia insicurezza si manifesta quando sono in compagnia di altre persone, principalmente ciò si manifestava solo con persone estranee, ma poi si è esteso anche nei riguardi della mia famiglia. Spesso chiedo a me stessa il problema quale sia e perché io non riesca ne relazionarmi con nessuno, ne a sentirmi a mio agio, ma da sola non credo di riuscire a risolvere un bel niente; tutto ciò sta diventando un antipatico disagio, quali consigli sentirebbe di dare a una persona come me?…
    Grazie in anticipo.

    • Anna Zanon 11 Marzo 2016 at 10:35 - Reply

      Cara Stefania, penso che nel tuo caso ti servirebbe un percorso psicologico per imparare a vedere le tue risorse e le cose belle che ci sono in te. A volte una persona comincia a credere in se stessa solo quando trova qualcun’altro che crede in lei..

  30. alessandra 3 Maggio 2016 at 09:11 - Reply

    Salve dottoressa, io sono consapevole di aver vissuto un infanzia non particolarmente felice nonostante cio ho sempre difeso i miei genitori, me stessa e il mio passato, trovatami faccia a faccia con la realtá però, ho dovuto ammettere a malincuore “le colpe” di come mi hanno cresciuta, in un ambiente conflittuale e pieno di negatività, con lo sguardo rivolto sempre verso gli altri e mai su me stessa, nell’apparire e nel nascondere. Ora a 28 anni mi ritrovo con compagno con cui sto crescendo due figli che all’inizio della relazione mi ha fatto capire tutte queste cose, mi ha tolto tanti sensi di colpa (come quello di essere andata via di casa e non aver continuato ad occuparmi di mia madre) mi ha fatto capire come tante volte in passato non avevo avuto scelta per comportarmi diversamente ed oggi invece mi ha rigirato contro tutte le mie confidenze. Mi minaccia, mi picchia e mi riempie di insulti per il mio passato, per il mio non essere competente, per solo il mio respirare ho stilato una lista di agettivi che usa per descrivermi e non ce n’è uno che mi ritrae in chiave positiva, il complesso d’inferiorità che ho da sempre ora è cresciuto a dismisura e non ho idea di come superarlo, quando ti ritrovi a ”giustificare” un tuo problema ed in continuo c’è qualcuno che fa di tutto per dimostrarti quanto non vali nulla come si fà a reagire? Grazie mille!

    • Anna Zanon 4 Maggio 2016 at 21:15 - Reply

      Penso che al momento sia così schiacciata da questa brutta situazione da non riuscire a trovare da sola la forza per dire basta e riprendersi la sua vita. Deve farsi aiutare. Ci sono dei centri che danno supporto ( anche gratuito) a donne in situazioni come la sua. Coraggio!!

  31. alessandra 3 Maggio 2016 at 09:57 - Reply

    Se posso vorrei farle anche un altra domanda, ho letto il suo articolo sull’amore patologico o malato, e posso stabilire che tante dinamiche descritte fanno parte esattamente della nostra relazione, secondo lei è possibile riuscire a rendere sano un amore malato e oramai saturo? Il mio partner ha avuto una relazione durata più di 6anni con una donna che ormai fa parte della famiglia è onnipresente e questo mi fa soffrire da morire mi paragona continuamente a lei, la elogia in continuo toglie cose a me per darle a lei, si sono lasciati poco prima che entrassi io nella sua vita e a quanto posso vedere si amano ancora, tantissimo ma lui dice che lei è una sorella, tutto cio che io dovrei rappresentare per lui lo rappresenta lei, è come se non avessero staccato il cordone l’uno dall’altra e lui dice che è colpa mia perché non sono alla loro altezza ne il mio amore è paragonabile a quello vissuto da loro, questa situazione mi ha portato spesso a pensare al suicidio ma no ho il coraggio, ma la cosa peggiore è che mi distoglie dall’avere attenzione per la mia famiglia! È possibile secondo lei trovare un equilibrio? Grazie ancora!

    • Anna Zanon 4 Maggio 2016 at 21:12 - Reply

      Buonasera, se le cose stanno così la vedo difficile..mi da l’idea che con la sua ex ci sia un forte legame, anche se non di tipo sessuale e che questo gli impedisca di entrare in una relazione più profonda con lei. Lei lo sente e ci sta male..Perchè non iniziare un percorso di terapia psicologica per imparare a volersi un pò bene?

    • Lisa 8 Ottobre 2016 at 20:20 - Reply

      Forse sono totalmente inadeguata, ma ho letto altrove che un uomo del genere non ama totalmente alcuna delle due. Da lasciare.

  32. Nico 10 Agosto 2016 at 10:09 - Reply

    Buon giorno,
    ho letto per caso questo articolo, e volevo scrivere una mia situazione personale, un po differente, anche se comunque alcuni aspetti si concatenano con quelli principali dell’articolo………
    Ho quasi 40 anni, e a detta di molte persone, sia dal vivo, che tramite video messi online, sono oggettivamente un bel ragazzo, soprattutto a livello di viso, molto particolare nei modi, e negli atteggiamenti, pacato, tranquillo, riflessivo a volte anche troppo……… Fisicamente sono tutto sommato normale, alto 1.73, magro, non palestrato, di carnagione chiara……… Da adolescente dalle ragazze sono spesso stato definito un mostro, o comunque brutto, e si può dire che tutti sembravano essere considerati meglio di me, almeno nell’ambiente scolastico……….
    Diciamo che dopo i 23 anni ho cominciato a ricevere complimenti, e anche avance (dalle quali per i miei problemi sono scappato) sia da ragazze, che da donne adulte molto più grandi di me…….. Il punto comunque è che, nonostante io mi veda e percepisca come un bel ragazzo, superando i 30 anni sono cominciati altri problemi, o meglio, quello di vedere uomini decisamente brutti, sia fuori, ma spesso anche dentro, praticamente annullarmi agli occhi femminili…….. Mi capita spesso infatti di trovarmi in posti dove attorno a me ci sono uomini orrendi (inteso non solo sia fisicamente, ma anche trasandati, a volte volgari), eppure quelli magari ricevono attenzioni e occhiate femminili, addirittura avvicinati, io invece rimango completamente trasparente, anonimo…….. C’è una cosa che ancor di più mi inquieta, ed è il fatto che in molte circostante, dove vengo magari notato, le reazioni femminili sembrano essere negative, ovvero mi guardano e sembrano assumere atteggiamenti di fastidio, mi evitano, si allontanano, mi guardano come se fossi brutto-sporco e cattivo……… Da tenere presente che sono ragazze o donne che nemmeno mi conoscono, che mi vedono per la prima volta, e con le quali io non ho ne cerco nessun tipo di interazione, ma mi faccio i fatti miei……… Questa cosa mi angoscia, e crea poi dubbi su me stesso, e sulle valutazioni positive che ricevo, tanto poi da inibirmi verso l’altro sesso, o da considerare ipocriti coloro che mi apprezzano……… Premetto che ho cercato anche di fare della psicoterapia per capire me stesso, e questa cosa, ma nessuno psicologo (anche loro mi hanno valutato come molto gradevole, simpatico, una persona piacevole con cui intrattenersi) ha saputo realmente capire cosa succeda………..
    Nel mio caso credo, che non sia una questione di senso di inferiorità, ma più che altro di consapevolezza che vacilla, non stabile………
    Un saluto a tutti………

    • Anna Zanon 13 Agosto 2016 at 15:24 - Reply

      Caro Nico, non è che c’è una parte di te che ancora si vede brutto e che è bisognoso di conferme agli occhi femminili? A volte quando una persona è troppo preoccupata di piacere agli altri, assume degli atteggiamenti forzati e poco naturali che fanno si che non piaccia.
      Tu ti piaci? Quando la risposta sarà genuinamente affermativa e ti importerà molto meno se le donne ti vedono bello o brutto ( ricorda che non è possibile piacere alla maggior parte delle persone che incontriamo), paradossalmente piacerai molto di più.
      Ti do un consiglio semiserio: pensa a te stesso come ad un ” prodotto per intenditori” , tu non sei un prodotto commerciale che piace ai più ma un qualcosa che può piacere a chi ha gli occhi per apprezzarlo.

  33. martina 16 Agosto 2016 at 14:42 - Reply

    Ciao io sono Martina, cercavo su google dei consigli per sentirmi meglio e mi e capitato di leggere questo bellissimo articolo,Mi presento in poche righe: ho 22 anni, sono fidanzata da 3 anni, ho una bellissima famiglia che mi vuole bene e un lavoro. Ho finito le scuole superiori da 3 anni e due anni fa ho avuto problemi seri con la mia autostima, non riuscivo piu ad essere me stessa, mi svegliavo e piangevo, non volevo uscire e costringevo il mio ragazzo a non uscire, odiavo tutte le ragazze che gli si avvicinavano e ho sofferto per mesi a causa della mia mania di mettermi a confronto con la sua ex- ragazza e con le altre ragazze in generale, premetto che sono alta 1.58 cm e da quando andavo a scuola ho perso 10 kg, sono molto molto magra ed esile con pochissimo seno, ma prima ero molto diversa.. quando andavo a scuola non ho mai avuto problemi con me stessa, mi sentivo bene certo con qualche complesso, ma nulla di chè.. ero in forma, avevo un fondoschiena pronunciato e mi sentivo comunque carina! Non riesco a capire cosa sia successo dopo.. mi sono fidanzata e ho iniziato a lavorare come commessa nei negozi di abbigliamento di proprietà della mia famiglia, e li è cominciata la mia discesa verso la tristezza e l’odio per me stessa. Filippo, il mio ragazzo è una persona molto chiusa, un turbine di emozioni racchiuse in un cuore sigillato e tenuto al sicuro a causa di problemi avuti quando era piccolo,un ragazzo molto molto chiuso, io invece a differenza sua sono una ragazza espansiva, faccio amicizia in modo molto veloce, rido e scherzo con tutti. In lui ho trovato la mia perfetta metà, lo amo molto ma dall’inizio della nostra storia ho sempre sofferto perchè i complimenti non sono esattamente il suo forte. Sono sempre stata abituata a sentirmi bene grazie anche alle persone che si complimentavano con me, ho avuto dei genitori che mi hanno sempre amata tantissimo.. e viziata parecchio. Quindi Filippo non mi ha mai detto nulla di carino in momenti in cui io sentivo di averne bisogno.. lui fa tutto ciò con i gesti e non con le parole, cosa a cui io non sono abituata, e spesso ho dato la colpa a lui per i miei problemi di autostima, anche se cosi non è. Ma tornando a me, l’anno scorso dopo mesi e mesi di tristezza sono andata da una psicologa.. in totale sono andata 6 volte, dopo aver pianto e pianto e pianto mi sono resa conto di essere soltanto io il vero problema per me stessa, ma non in modo negativo non fraintendetemi, ero io a non capire quanto valessi per le persone che amavo, quanto valevo e valgo in generale. Ho ricordato tutte le mie doti, tutte le cose che amavo di me stessa e piano piano sono tornata la vera Io.. ma non del tutto.. Oggi a due anni di distanza, esco, mi fido del mio ragazzo senza nessun problema, mi diverto.. ho fatto nuove amicizie, ma purtroppo ho dei giorni in cui tutto torna nero e infernale, giorni in cui di nuovo mi sento la persona piu insignificante del mondo intero..e mi domando ma perchè Filippo con tutte le ragazze che ci sono abbia scelto me? bassa, senza seno, piena di paranoie e paure? e torno a confrontarmi con qualsiasi altra ragazza che vedo in giro o sui social, e di nuovo mi sento come sotto un treno, mi guardo allo specchio e mi viene solo da piangere! Per fortuna questi momenti restano dei momenti, perchè metto tutta la forza che ho per superarli da sola. Si perchè risulto agli occhi delle persone che ho vicino solamente una persona che non capisce e viziata. Per loro con capisco la fortuna che ho ad essere carina, in saluta, con persone che mi amano e un lavoro che mi garantisce una vita serena, e quindi non sopportano questi miei lamenti. Io sono convinta di essere fortunata come gli altri dicono, di avere tante, tantissime fortune, eppure perchè in certi momenti non riesco a ricordarlo? Lotto sola con i miei demoni, e molto spesso vincono, come quando immagino che Filippo mi tradisca perchè me lo merito, o come quando esco e nascondo il mio viso sotto chili di trucco, o quando piango chiusa in bagno o in camera senza che nessuno mi veda.Io sono felice, ma a volte no… e non ho idea di come riuscire a farcela un altra volta. Questo articolo pero mi ha dato la forza di scrivere la mia storia, di liberarmi un pò.. e di sentirmi parte di un qualcosa. Ti ringrazio tanto, Buona giornata Martina.

  34. Daniela 28 Marzo 2017 at 06:14 - Reply

    Io ho 24 anni e in passato ho un avuto un infanzia difficile. I miei compagni di classe mi prendevano in giro per il mio fisico, mi rendevano la vita impossibile, tanto che non volevo più andare a scuola.
    Adesso che sono cresciuta pensa che da un lato quella esperienza mi ha fatto sia bene che male. Male perché ha generato in me un insicurezza per quanto riguarda il mio corpo, la mia fragilità. (questo ovviamente mi condiziona la vita perché mi sento sempre inferiore a tutti) Bene perché ha fatto si che diventassi molto più empatica con gli altri e comprensiva.
    Oltre a ciò a generato una sfiducia negli altri incredibile. Sto sempre attenta a cosa raccontare di me perché non voglio sembrare anche una sfigata.

    • Anna Zanon 18 Aprile 2017 at 08:23 - Reply

      Gentile Daniela, credo che non ci sia nessuno sulla faccia della terra che non si sia sentito in qualche modo inferiore agli altri e sbagliato, soprattutto durante l’adolescenza. Se le dicessi che invece provare ad aprirsi con gli altri, permettendo agli altri ( fidati) di conoscerla veramente potrebbe essere liberatorio per lei?

  35. Micia 7 Settembre 2017 at 08:10 - Reply

    Buongiorno dottoressa, il suo articolo e ben fatto e fa molto riflettere. Io mi sento spesso inferiore quando nn riesco a difendermi e mi sento in trappola, specialmente quando siamo tra parenti. Mi sembra che loro abbiamo la libertà di poter dire e fare ciò che pensano io invece mi sento bloccata da un muro….e più passa il tempo e più mi sento insicura.

    • Anna Zanon 16 Settembre 2017 at 09:38 - Reply

      Buongiorno, ha pensato ad intraprendere un percorso terapeutico per scoprire e valorizzare le sue risorse?

  36. Micia 20 Settembre 2017 at 12:38 - Reply

    Fino a maggio ho fatto un percorso con una psicoterapeuta, che mi ha aiutata molto. Grazie al suo aiuto ho capito che ho dentro di me mille risorse e non devo giudicarmi quando sbaglio, ma non ho ancora superato alcune difficoltà e penso di ritornare in terapia. Grazie per aver risposto al mio commento

  37. Oscar 23 Maggio 2018 at 05:12 - Reply

    Buon giorno, io mi trovo in una situazione strana, ho successo nel lavoro, sto cercando di rimettermi in sesto fisicamente e se mi analizzo oggettivamente non sono male, ma mi sento brutto e incapace, inoltre la mia compagna come la mia precedente, dicono che creo in loro un senso di inadeguatezza, e ricevo per contro un sacco di critiche su come sono e su ciò che faccio proprio dalla mia compagna… Tanto che sono in una forte depressione, che maschero per non far capire che sono instabile…..

    • Anna Zanon 28 Maggio 2018 at 08:52 - Reply

      Se una persona si sente brutta e incapace, ovvero è molto rigida con se stessa, finisce per diventare poi critica inavvertitamente nei confronti degli altri che devono ” riparare” il suo senso d’imperfezione.
      Io credo che potrebbe esserle utile un percorso terapeutico per imparare a guardarsi con occhi diversi

  38. Bilbo 9 Giugno 2018 at 17:37 - Reply

    Ottimo articolo

  39. LadyDay 15 Luglio 2018 at 15:47 - Reply

    Salve dott.ssa,
    ho 25 anni e sto frequentando una laurea magistrale. Il primo anno di università non sono riuscita a dare esami e ho cambiato corso di laurea, in cui è andata meglio. Pur con un anno fuori corso, a causa di problemi legati all’ansia e a causa di un episodio che mi ha condotto ad intraprendere un percorso psicoterapeutico (che ho interrotto per motivi economici), alla fine mi sono laureata. Durante il percorso universitario ho avuto un paio di relazioni finite male e non sono riuscita a fare amicizia con nessuno. Mi sono spesso ritrovata a stare da sola, ma non sempre per mia volontà. Dopo la laurea, ho cercato lavoro nel mio ambito, ma non ho avuto successo, così ho dovuto accettare un lavoro qualunque, esortata dalla mia famiglia che non era più disposta a mantenermi. E’ stato umiliante dover fare un lavoro che non aveva nulla a che vedere con quello che volevo fare ed è stata dura. Durante questo lavoro, sentivo che mi mancava studiare le cose per cui provo passione e volevo continuare gli studi, così, scaduto il contratto, mi sono iscritta alla laurea magistrale, anche con la prospettiva di avere più chance occupazionali, ma soprattutto per avere la possibilità di fare poi un dottorato, dato che quello che ho sempre desiderato è stato fare la ricercatrice (desiderio che avevo accantonato per via della situazione della ricerca in Italia).
    Ho iniziato la laurea magistrale promettendo a me stessa che avrei provato a legare con i colleghi, che avrei fronteggiato gli esami senza ansia e paure (gli esami mi hanno sempre procurato parecchia ansia), che mi sarei impegnata per arrivare in alto, dando il massimo di me stessa.
    Poi mi sono resa conto che questo percorso universitario, per quanto mi piaccia molto, non è semplice, in quanto alcuni esami sono pesanti, più per la mole di studio che per la difficoltà in sé, per cui è richiesto notevole impegno e sacrificio (senza considerare le lezioni a frequenza obbligatoria che a volte finiscono alle 5 o 6 del pomeriggio). Per me non è un problema impegnarmi e sacrificare anche le serate per studiare, ma a volte è stressante e sono richiesti standard elevati (i docenti a volte ci esortano a terminare gli esami il prima possibile). Quindi, oltre alla costante pressione che sento addosso, sono arrivata a sentirmi incapace e inadatta, a sentirmi indietro e ho iniziato a fare confronti con i miei colleghi “più bravi”, sentendomi inferiore. C’è chi, terminato questo primo anno, ha già sostenuto quasi tutti gli esami (che valgono da un minimo di 6 crediti fino a 13 crediti), mentre io ho bisogno di tempo per preparare un esame e da qui anche il sentirmi più lenta rispetto agli altri. Inoltre non sono riuscita a stringere amicizia con nessuno, un’altra volta, e questo mi sconforta. Sono studentessa fuorisede da anni e la mia famiglia è lontana. Convivo in casa con altre ragazze, che però non ci sono quasi mai (appena ne hanno l’occasione, tornano nelle loro città) e mi ritrovo a stare spesso in casa da sola. Non ho amici, nemmeno al di fuori dell’università, quindi non esco quasi mai. Ho una relazione da 4 anni, che però è a distanza.
    Insomma, non riesco a vedere nulla di positivo in questo momento. Ho molta motivazione, perché nutro profonda passione per quello che studio, ma è messa a dura prova, perché non sono serena e non riesco a concentrarmi come vorrei nello studio, dato che mi sento spesso triste per tutta la situazione di contorno… E’ come se tutta questa condizione mi fosse imposta dall’esterno e non potessi in alcun modo migliorarla, ma allo stesso tempo non riesco nemmeno ad accettarla. Non saprei nemmeno da dove iniziare per migliorare le cose… Capisco che ci sarebbe molto di cui discutere, ma mi piacerebbe sapere cosa pensa, grazie.

    • Anna Zanon 18 Luglio 2018 at 14:25 - Reply

      Cara Marica, quello che mi colpisce della sua lettera è la concentrazione su quello che non ha, che non è ( ancora) riuscita a fare e il confronto invece con quello che hanno gli altri.
      La strada per l’ autostima passa per invertire il focus. E’ pronta? Lei non ha rinunciato ai suoi sogni nonostante la mancanza di incoraggiamento della famiglia. Ci vuole coraggio! E sta facendo esami nonostante l’ansia. Ogni esame superato con l’ansia vale doppio. E ha una relazione stabile malgrado la distanza che mette a dura prova le relazioni, quindi deve essere una relazione solida.
      Un proverbio dice che le strade dritte non hanno mai fatto dei buoni piloti e credo sia profondamente vero.

  40. marco 24 Luglio 2018 at 13:00 - Reply

    La mia esperienza. In una certa misura mi riconosco nella tipologia di persone descritte ma c’è anche qualcosa in più. Sicuramente il mio senso di inadeguatezza ha delle cause che ho anche individuato e che provenivano, in modo contestuale e concordante, da più fonti/fattori. Non è stato mai possibile liberarmene ed ho condotto una vita “non vita” che oggi, a 55 anni, neppure provo più a cambiare. Tuttavia il senso di inferiorità fa spesso a pugni con una specie di paradossale eccessiva presunzione: mi ritengo intelligente, vedo che con certa facilità deduco gli eventi che possano aver condotto ad un determinato risultato, lungimirante, capace di operare determinate analisi non alla portata di tutti. Nulla di eccezionale, per carità, ma sufficiente a non capire il rifiuto che gli altri hanno di me. mi vedono, e sono consapevole di essere io stesso ad inviare questo messaggio, impacciato, stupidotto, insignificante e non interessante: è il “freno”, la paura dell’inadeguatezza, del senso di inferiorità. a volte credo di essere invisibile con la gente che incrocio al lavoro e che vedo ogni giorno, che tira dritto, neppure un saluto, ma non perché ce l’abbiano con me, è proprio come se non esistessi. questo non è vivere

    • Anna Zanon 20 Agosto 2018 at 17:05 - Reply

      Ha ragione: questo non è vivere ma ha mai pensato di poter provare a guardare in faccia le sue paure e insicurezze che tanto la limitano?
      Penso che un percorso terapeutico potrebbe veramente aiutarla non a trasformarsi in una persona senza complessi ma a stare un po’ meglio. Ci pensi..

  41. Leonard 30 Novembre 2018 at 11:50 - Reply

    Ho trovato e letto questo articolo, perché sto attraversando esattamente questo periodo, e mi rispecchia. Ho già da tempo intenzione di andare da uno specialista. Normalmente non scrivo sul web ma il modo in cui lei ha risposto agli utenti mi ha in qualche modo dato fiducia.
    Veniamo a me. Ho 33 anni e ancora iscritto all’università. Ho cercato di studiare come i matti ma avendo sempre insuccessi; Questo mi ha portato decidermi dopo tanto tempo a farmi una visita logopedista e de uscito fuori la “dislessia” e la “disortografia. Questo mi ha dato almeno una risposta ai miei insuccessi.
    Mi sono sentito da sempre inferiore e superato dagli altri dagli studi, allo sport all’interazione con gli altri; Sono stato da piccolo un timido cronico che a poco poco ho superato. Anche in classe alle superiori non sono riuscito ad integrarmi. Questo analizzandomi me lo porto in qualche modo anche ora.
    Mi ha aiutato molto la creazione con altri miei amici di un club culturale. Diciamo che da sempre l’arte è stato il mio strumento di comunicazione; E trovarsi in un contesto dove ci si confronta, si lavora in gruppo mi ha permesso di farmi stare bene.
    Da 4 anni, un po’ le cose sono un po’ cambiate: Mi madre dopo una lunga malattia e venuta a mancare, ho fatto esperienza di un lutto e questo per un po’ mi è stato destabilizzare ( penso che sia normale), ma nello stesso periodo mi sono fidanzato. Questo incontro è stato molto bello ma allo stesso mi trovo in una situazione direi molto strana. Lei Ha 36 anni ma si trova in un contesto familiare stranissimo. Ha il vincolo dell’orario. Noi non possiamo organizzare niente perché abbiamo un vincolo e questo ci porta sempre a litigare. Non possiamo fare niente con i miei amici e questo ci porta anche a rimanere da soli.
    Si è creata nella mia mente un circolo vizioso. Mia madre non c’è più, io non posso fare più nulla con i miei amici ( anche per svagare un po’), non sono riuscito a lauriarmi, non sono riuscito a trovare lavoro. E vedo il futuro come qualcosa di apocalittico. Penso che se mio padre morisse mi troverò in una situazione devastante, in condizioni allucinante. Non riesco più a stare nel mondo sociale perché vedo gli altri che si realizzano o organizzano qualcosa e io non lo posso fare.
    Io ho voglia di relazionarmi, di alzarmi la mattina e lavorare, ho voglia di sentire i miei amici per organizzare qualcosa, voglio conoscere nuove persone, voglio sentirmi qualcuno che ha un ruolo nella società. Ma ora credo che sono un po’ depresso perché ho perso tutti gli stimoli che avevo prima e questo me lo porto già da anni. Voglio essere sempre con il sorriso ma invece sono triste. Ho 33 anni e mi sento ormai grande e penso che tutti i treni che non sono riuscito a prendere penso che non li potrò più riprendere.

    • Anna Zanon 5 Dicembre 2018 at 10:57 - Reply

      Le persone assomigliano un po’ a dei fiori che hanno tempi diversi di fioritura: alcuni fiori sono come le primule, altri invece hanno fioriture tardive. A volte le persone hanno successo nella vita tardi. L’ autrice di Henry Potter, attualmente una donna ricchissima, a 40 anni era una casalinga disoccupata e con un figlio da mantenere. Molte persone di successo hanno avuto inizi difficili, quindi le direi di non preoccuparsi: a 33 anni ha ancora moltissime porte aperte. Credo però che abbia bisogno di aiuto per imparare a vedere e a utilizzare le sue risorse che ci sono, quindi appoggio la sua idea di iniziare una terapia.
      ps: perchè non può più uscire con gli amici? Anche se è fidanzato è giusto che non perda i contatti con gli amici

      • Leonard 21 Dicembre 2018 at 15:37 - Reply

        La ringrazio per la risposta. Quando riguarda il problema amici, le spiego cercando di riassumerlo in modo breve: Io e la mia ragazza usciamo con gli amici ma solo nel club che ho fondato o a volte in un paese vicino dove ci sono dei pub, rispettando sempre gli orari che ha. Ma spesso mi trovo a litigare perché quando il gruppo organizza qualcosa al dì fuori dei soliti posti, lei non può venire; di conseguenza visto che nel gruppo di amici siamo uomini e donne non mi va a lasciarla a casa, perché vuole esserci anche lei, e finisce che rimaniamo sempre a casa.
        Premetto che ha una situazione familiare a casa molto pesante che spesso ci condiziona e che nel tempo assorbo dentro di me fino a esplodere ciclicamente.
        Abbiamo esigenze diverse, lei quella di trovare l’indipendenza e scappare di casa ( ma anche io voglio la mia l’indipendenza). E spesso si confonde l’esigenza grande che è quella di realizzarsi fuori uscendo da casa e quella quotidiana che comprende la vita sociale.
        Non riesco più a proporle di organizzare qualcosa perché si inizia ad avere tensione che dura per giorni.
        Io voglio avere quella spontaneità che avevo una volta di organizzare qualcosa e di essere spensierato ma è diventato fonte di paura, che ci permette di non fare niente. Mi piace l’arte, la fotografia, il cinema, la musica fonde del mio equilibrio ma non posso condividerli perché devo uscire fuori paese e lei non può.
        Anche mangiare una pizza o andare al cinema è un problema perché dobbiamo organizzarlo alle 8 di sera se è più tardi già siamo nel coprifuoco.
        Quello che mi fa stare male che alla nostra età abbiamo tutte queste proibizioni.
        Non so se sono io a gestire male la situazione ma aver subìto tutto in una volta tutti questi cambiamenti mi fa stare male. Vedo gli altri che si organizzano e mi sento a disaggio a stare con gli altri, perché loro parlano di ricordi di uscite, orari di lavoro, tredicesima, promozioni, vacanze, di chi si laurea, di chi si realizza fuori città. Non mi posso permettermi di uscire, non sto lavorando, il sabato è uguale a tutti i giorni della settimana, la mattina è una lotta a capire come passare la giornata, la mia ragazza ( che mi dispiace) mi trasferisce tutte le sue ansie ( già dopo pranzo fino a sera è da me) , non mi faccio due giorni fuori casa da anni. Tutte queste ansie e paure che ho dentro mi portano ad avere paura ad uscire fuori paese, perché mi sento il colpa di svagare perché non sto facendo niente nella mia vita e perché la mia ragazza mi considera adolescente, invece di pensare a lavorare.
        Grazie in anticipo per la sua attenzione, mi scusi se probabilmente ci sono errori nel testo e del mio stato d’animo.

        • Anna Zanon 2 Gennaio 2019 at 20:37 - Reply

          La sua mi sembra una situazione un po’ delicata e forse potrebbe esserne utile parlarne in modo più approfondito. Ho l’impressione che parte dei vostri problemi di coppia derivino dal fatto che tra voi c’è una simbiosi ovvero un rapporto molto stretto dove siete sempre insieme ma avete pochi spazi separati.
          Se questo da un lato vi fa sentire uniti, dall’ altro lato si finisce un po’ per limitarsi a vicenda e riversare sull’ altro le proprie tensioni.
          Io credo che potrebbe cominciare ad uscire anche senza la sua ragazza, stare insieme non significa dover fare tutto insieme ma soprattutto concentrare le sue energie sulla sua crescita personale e sulla sfera lavorativa.
          So bene che trovare un lavoro è molto difficile ma bisogna partire proprio da questo: dalla paura di affrontare il mondo. Una volta che lei sarà riuscito a diventare un po’ più indipendente, sopportando anche il confronto con i suoi amici che se sono tali non la giudicano ma la incoraggiano, tutto si sistemerà..anche il rapporto di coppia.

  42. Tizio 15 Settembre 2019 at 09:20 - Reply

    Felicissimo di stare al mondo, entusiasta delle piccole cose più che dei grandi risultati, mi bastava restare a parlare notte intere con gli amici, un mestiere tanto per tirare avanti, insomma mi accontentavo di modesti risultati in cambio di un modesto mio impegno.. Ma questo la società non lo vuole! Le donne, che amano per ciò che dai e non per ciò che sei, non ti vogliono.. E allora è cominciata la mia inadeguatezza.. E vai da uno psicologo, uno dei più costosi della mia provincia, che mi sprona ad uscire dalla mia zona do comfort, a misurarmi, a confrontarmi, ad ambire a qualcosa di più! .. In pratica apro un locale, un pub, mi fido di una donna di cui mi ero innamorato (io mi innamoro sempre di tutte!) .. Dopo poco il pub è un grande debito di cui mi devo liberare, la mia donna mi ha tradito, derubato, e sta ancora con me per cercare di derubarmi un altro pò.. L’unica autostima che ho assaggiato è stato quando sono riuscito a vendere il bar e lasciare quella vampira.. Ah, si anche quando sono andato dallo psicologo e volevo spaccargli la faccia! purtroppo non ci sono riuscito, sono passati 15 anni ed ancora me ne pento (se io sbaglio a lavorare vengo licenziato, se l’artigiano sbaglia non viene pagato, se lo psicologo sbaglia se ne frega e va avanti) Come mi pento di non essermi ribellato tante volte…. Che se mi fossi ribellato ora seri in galera.. e quindi meglio così! Ora ? Bè, aspetto di morire.. forse ora sono depresso, forse no, prendo il litio. Ma perché voi psicologi (ne ho conosciuti tanti ed anche psichiatri) non vi scagliate contro questa realtà deumanizzante? Contro il valore del denaro che ha da tanto superato il valore umano? Viviamo in un mondo di prostituzione completa.. E quando nasce una persona particolarmente sincera e sensibile, invece che dargli merito viene sbranata dalla società di squali.. La mia qualità? Quella di saper stare con gli altri, a militare venivo chiamato maestro, alle superiori ero rappresentante di classe, e sempre così.. Anche ora che ho più di 40 anni gli amici vorrebbero venire a confidarsi con me, per il mio giudizio libero da preconcetti, per la mia logica e la mia ampia apertura mentale.. L’ultimo psichiatra (un luminare del san Raffaele) mi chiede cosa voglio: più controllo? Mi chiede anche perché non ho studiato: ” perché i miei risultati erano appena sufficienti e da sempre i professori si accanivano contro questa sufficienza, a dir loro strafottenza.. Io comunque faticavo molto a metterci attenzione, a leggere proprio.. a stare fermo con le gambe e con il corpo” .. Eh si forse avevo una bella sindrome di attenzione che comunque mi ha permesso di diplomarmi.. Ho provato l’università ma l’impegno era troppo per me.. Il lavoro invece era una bazzecola ma ero uno stagionale.. Quando ho provato a fare il commerciale ad alto livello ci riuscivo anche abbastanza, a parte le scartoffie che non facevo, il rapporto umano era il mio forte e io ci sapevo fare.. Ma tutta quella maschera mi pesava ogni giorno di più ed un giorno alla radio mettono una canzone di DeGregori, io inchiodo l’auto e mi tolgo la giacca e la cravatta, io mi licenzio non sono così! … Ma chi fa come me? Chi ha ancora un ideale di vita? Chi idealizza una vita di amore e sincerità? Quando invece tutti si prostituiscono per 50€ al giorno? .. Quando indossavo la tuta da lavoro mi stimavo più che con la giacca e la cravatta, io prostituisco le mie braccia e non il mio cervello.. Ma i colleghi sono gente pietosa! Gente? bestie..(e mi scuso con gli animali).. Gli operai italiani sono troppo dementi, troppo stupidi, troppo succubi ad egoismi, gelosie, rabbie, idiozie e mai un pò di sana Amicizia.. Eh sì, perché non dite voi psicologi dove è finita l’amicizia? Quell’amicizia per cui si facevano anche sacrifici e scelte di vita: non esiste più! Perché se esistesse l’Amicizia i lavoratori non sarebbero in queste condizioni.. invece sono peggio che i cani.. ove i meno intelligenti e capaci hanno successo, basta essere obbedienti. Nascesse un Gesù oggi sarebbe senza discepoli perché costoro sono impegnati nella carriera e nell’accontentare quella proietta viziata che hanno sposato.. in pratica tutti chiusi nelle loro galere mentali! …. Ma quanti scrittori scrivono storie del mio tipo? Quanti scrittori accusano questo tipo di società? questa mercificazione umana? Scrittori e premi Nobel.. Psichiatri e anche Psicologi, ma non psicanalisti.. esiste anche l’antipsichiattria di Jasper… Ma la psicologia è la peggior prostituta di questo mondo! Invece che cercare nella diversità umana la più grande risorsa e forza di questo mondo, di questa umanità, cerca solo di fare arricchire lo psicologo.. E lo psicologo si vende a tal punto che usa quello che sa per vendere coca cola ed altri prodotti fittizi, prodotti che ci allontanano sempre più dal significato di Vita Umana.. Insieme ai giornalisti mendaci e venduti, gli psicologi hanno la colpa di aver mantenuto questo mondo in una sorta di medio evo.. Io confido nelle generazioni future che saranno capaci di vedere queste menzogne e mettere al rogo questi cialtroni! Sì perché solo il rogo vi meritate, come le streghe appunto.

    • Anna Zanon 17 Settembre 2019 at 15:30 - Reply

      Mi dispiace per la sua esperienza, che lei non si sia sentito capito ed aiutato dai miei colleghi. Condivido in parte che la psicologia e ancora di più la psichiatria tende spesso a curare un disagio, a mettere la persona nelle condizioni di ” funzionare” e questo in alcuni casi può voler dire.. omologarsi più che esprimere la sua unicità. Credo anche che nessuno possa cambiare il mondo ma ciascuno può fare qualcosa per cambiare la sua piccola parte di mondo. Ma credo anche che piuttosto che pretendere che il mondo sia ripulito dal fango è meglio mettere un paio di ciabatte per impedire di sporcarsi

  43. Michela 21 Giugno 2020 at 20:20 - Reply

    Sono Michela ed ho 29 anni.
    Mi ritrovo nuovamente qua on-line cercando risposte per capire me stessa.
    Sono circa 10 anni ormai che porto dietro questo fardello di sofferenze e mancanza di autostima. Per farla breve io questo dolore l’ ho sempre riempito con l’ utilizzo di droghe. Senza ritegno e senza un senso.

    Ho fatto scelte di vita atte a mantenere un rapporto tra i miei genitori,me stessa e la vita che mi ero scelta.
    Quindi si. Ho sempre vissuto nella menzogna.
    Sono sempre scappata. Da tutto e da tutti.
    E ora alla soglia dei 30 anni invece di festeggiare i miei successi con la mia famiglia e amici.. mi ritrovo ancora ad essere giudicata da loro stessi come una bambina. Stupida… e con dei problemi.
    È il caso che io mi distacchi?

    • Anna Zanon 26 Giugno 2020 at 16:09 - Reply

      Cara Michela, come sa non è la droga ad essere il problema ma questo pesantissimo fardello di sofferenze, il cui peso diventa talvolta intollerabile e la droga diventa l’unico modo per lenire un po’ questo dolore così profondo.
      Detto questo, io credo che quando il fardello è troppo pesante bisogna trovare qualcuno che ci aiuti e con cui condividerlo. Non so se lei abbia iniziato meno un percorso terapeutico ma credo che questo potrebbe rappresentare una valida soluzione per trovare un indipendenza dalla sua famiglia, smettere di scappare e iniziare a conoscersi.

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