Aiutati con i gruppi di auto-aiuto

Hai mai sentito parlare dei gruppi di auto aiuto? In America, i gruppi di auto aiuto sono una realtà ormai consolidata, in Italia i gruppi di auto aiuto sono ancora un fenomeno relativamente poco diffuso e poco conosciuto. Se stai vivendo una situazione difficile, per esempio , sei un genitore di un bambino disabile oppure un tuo caro ha problemi con l’alcolismo, oppure tu soffri per una malattia cronica, i gruppi di auto aiuto possono darti quel supporto pratico ed emotivo di cui hai bisogno. Scopri con questo articolo il mondo dell’autoaiuto!

Che cosa sono i gruppi di auto aiuto?
I gruppi di auto aiuto sono gruppi formati da persone che stanno vivendo situazioni di vita simili e che condividono lo stesso obiettivo.

Può trattarsi di cambiare un comportamento disfunzionale (come, per esempio, vincere la dipendenza dal alcool), superare un momento difficile ( ad esempio, la morte di una persona cara), oppure, darsi reciprocamente un supporto pratico ed emotivo in una determinata situazione ( esempio genitori con bambini portatori di handicap).

Come funzionano i gruppi di auto aiuto?
Per “auto-aiuto” si intende un particolare modo di affrontare i problemi delle persone, dove il prefisso “auto” non significa “da soli “, ma “l’uno con l’altro”: “aiutarsi l’uno con l’altro “.

Nel gruppo, le persone sono accomunate dagli stessi problemi, sono in una condizione di parità e di scambio : ciascuno dà aiuto agli altri e allo stesso tempo lo riceve.

Lo scopo essenziale del gruppo di auto mutuo aiuto è di dare, a persone che vivono in situazioni simili, l’opportunità di condividere le loro esperienze e di aiutarsi a mostrare l’uno all’altro come affrontare i problemi comuni

Si acquisiscono così specifiche informazioni riguardanti soluzioni pratiche apprese dall’esperienza diretta, che di solito non sono ricavabili né dai libri, né dagli operatori professionali, né dalle istituzioni assistenziali.

Il gruppo di autoaiuto diventa una specie di piccolo sistema sociale dove membri del gruppo si ritrovano quindi inseriti in una sorta di piccolo sistema sociale in cui smettono di essere dei portatori di qualche disagio e diventano invece membri di una rete quasi familiare.

Come si svolge un’incontro di autoaiuto?
Alcuni gruppi di autoaiuto seguono una prassi standardizzata : è il caso, per esempio, degli alcolisti anonimi che si basano sul modello dei 12 passi.

Altri gruppi, invece, preferiscono non strutturare gli incontri e lasciarli alle esigenze e all’ispirazione dei partecipanti.

In ogni caso, il clima degli incontri è accogliente e informale : i membri del gruppo possono mettere a nudo ansie e paure senza essere giudicati o criticati.

In molti gruppi è prevista la figura di facilitatore, che può essere una figura professionale o un membro del gruppo più esperto.

La funzione del facilitatore è quella di facilitare la comunicazione, per esempio stimolando i membri del gruppo più riservati ad aprirsi.

Gli incontri hanno, in genere, una cadenza settimanale e sono gratuiti , anche se in qualche caso può essere richiesta una modica cifra per contribuire all’affitto del locale dove si svolgono le riunioni.

Quali sono i vantaggi di partecipare ai gruppi di autoiaiuto?
I membri di un gruppo di auto aiuto stanno vivendo una situazione caratterizzata dagli problemi. Conoscere persone che hanno attraversato o stanno attraversando le stesse difficoltà, fa sentire meno soli e aiuta a capire che sentimenti e reazioni che sembrano “cattivi” o “stupidi “, non sono affatto tali.

Inoltre, incontrare persone che hanno superato gli stessi problemi, o hanno trovato modi ottimali per affrontarli e gestirli può regalare speranza e ottimismo. Confrontandosi con persone che hanno vinto certi ostacoli ,si possono acquisire le competenze sia dal punto di vista psicologico che operativo, per avere il maggior controllo possibile sul problema, invece di esserne controllati.

Il clima è spontaneo ed informale del e il fatto di dare aiuto, oltre che riceverlo, aiuta a liberarsi dal senso di impotenza e di sfiducia in se stessi che spesso si prova in situazioni di disagio e di difficoltà.

In alcuni casi, i gruppi di auto aiuto forniscono anche un sostegno pratico che in certe situazioni può essere prezioso: per esempio , per un gruppo di auto aiuto di familiari di una persona malata cronica, può trattarsi di una sostituzione nel prendersi cura dell’ammalato.

Elenco dei gruppi di autoaiuto.
Abbiamo creato una pagina dove troverai un elenco di alcuni gruppi di auto aiuto presenti sul territorio italiano.

 

Dottoressa Anna Zanon

Il presente articolo ha una valenza di carattere informativo.

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By | 2011-05-26T15:28:52+00:00 11 Maggio 2011|Risorse Autoaiuto|3 Comments

3 Comments

  1. Katia 13 Marzo 2016 at 12:22 - Reply

    Buongiorno collega, mi chiamo Katia, e ho visto che ti occupi di gruppi di sostegno. Siccome anche io vorrei iniziare a svolgerli volevo sapere se avevi svolto qualche tipo di formazione per diventare facilitatore.
    Grazie

  2. Luna 20 Novembre 2021 at 23:31 - Reply

    Salve Dottoressa, il mio ragazzo ha 36 anni e fa uso di droghe da che ne aveva 16.
    A 9 perse la mamma e lavorando in altra città, nemmeno suo padre é stato mai presente. Quando finalmente lo è stato, il figlio ormai era già adulto e il suo apporto ha fatto più danni che altro. Lo accompagna personalmente a comprare la droga quando il figlio non ha mezzi, gli accredita soldi ogni qual volta il figlio li chiede anche se é in piena notte e anche quando il figlio lavora e dispone di stipendio. Gli finisce lo stipendio? Lo finanzia il padre. In tal modo non impara mai a gestirselo. Nel corso di 2 anni il figlio ha distrutto per rabbia e/o venduto per droga 12 cellulari; e puntualmente dopo pochi giorni il padre glielo ricomprava nuovo. Questo per dare un’idea dell’educazione ricevuta da sto ragazzo. Non ha rispettato nessuna ordinanza e nessun coprifuoco nemmeno in tempo di Covid. Ma veniamo a noi :
    Stiamo insieme dal Marzo 2019 e la relazione è stata disastrosa. Lui ha totalmente perso la mia fiducia già dopo un paio di mesi perché spariva, mentiva, faceva sotterfugi ecc. Non mi dilungo con la spiegazione dettagliata di episodi e comportamenti, ma diciamo che la droga governa la sua vita, lui é infantile, e io ne ho pagato il prezzo. Diciamo pure che per assurdo, di contro, lui è attaccatissimo a me. Mi vede come la donna dei suoi sogni, la donna della vita, e anche difronte alla mia freddezza, alla mia diffidenza, alla mia rabbia (maturate per la memoria emozionale da lui creata), non ha mai smesso di riempirmi di affetto, di richiedere e cercare il mio amore, continuando ad assicurarmi il suo.
    Mancanze di rispetto e considerazione ce ne sono state tante, i suoi comportamenti sono stati ambigui non solo in relazione alla droga bensì a qualunque momento del suo esistere, ma vari errori col tempo ha smesso di farli e in qualche modo siamo arrivati insieme al Luglio 2021. E là che é successo? E’ successo che l’ho lasciato. Da tempo lo portavo da una psicoterapeuta (curioso il padre… da un lato pagava la psicoterapia, dall’altro la droga, in contemporanea) e ho scoperto che stava mentendo ancora. Sia a me che a lei. Mi dava la buonanotte e invece usciva a drogarsi. Ormai stanca di delusioni, pugnalate alle spalle, doppie facce che andavano avanti da 2 anni e mezzo, lo lascio.
    Tempo 10 giorni (siamo a inizio Agosto) fa un incidente stradale mentre si reca a comprare droga e resta senza macchina. La sua era già finita allo scasso poco prima e quella distrutta nell’incidente apparteneva al padre.
    Questa vicenda ci riavvicina dal punto di vista delle comunicazioni, ma sarà la causa scatenante del non vedersi più.

    Il padre acquista infatti un’altra macchina ma non gli permette di usarla, e inizia a tenerlo sotto stretta osservazione, accompagnandolo egli stesso (con mia totale contrarietà) a comprarsi il crack. Dopo del tempo, mi comunica che ha fatto un patto col padre per usare l’auto solo ed esclusivamente per vedere me, tramite conferme telefoniche che sarebbero dovute avvenire tra me e il padre.
    Io propongo di aspettare la settimana successiva e a lui sembra andar bene. Ma sta famigerata settimana arriva e lui non dice niente.
    A fine Settembre mi comunica che ha deciso di andare in Comunità per il bene del nostro rapporto, ed è strano, perché lui era sempre stato totalmente contrario e si è sempre rifiutato di andarci; mentre adesso di fretta e furia aveva non solo cambiato idea, ma stava pure agendo! Tempo 10 giorni avevano già una data d’entrata: il 3 Novembre. Io comincio quindi a richiedergli un incontro, un appuntamento, ma lui ignora di sana pianta, cambia argomento e non propone nulla di sua spontanea volontà. Intanto però usa il mio numero a mò di agenda degli impegni, facendomi sapere che col padre si reca ogni giorno in mille posti… Sert, Caf, Avvocati, spese alimentari, dottoresse… vedendo tutti e andando ovunque tranne che qui da me.
    Me ne risento al punto tale che quando è finalmente lui a chiedermi di vederci (diventando anche insistente immediatamente prima dell’entrata in comunità) per orgoglio mi nego.
    Da un compagno con cui sto da 3 anni mi sarei aspettata maggiore empatia nei confronti miei e della storia stessa. Non si affronta così alla leggera un’entrata in Comunità… ci si prepara psicologicamente ed emotivamente a quanto si sta per affrontare. Lo si fa insieme. E alla prospettiva di non potersi più vedere e sentire, verrebbe naturale incontrarsi il più possibile finchè ne si ha il tempo. Lui invece mi diceva “la comunità non è un carcere”, come se non fosse informato. Si rifiutava di leggere link che gli mandavo per fargli aprire gli occhi sulla separazione che affrontano in questi casi le coppie.
    Alla fine va a fare il colloquio finale e la direttrice gli comunica che solo durante i primi 3 mesi sarà possibile qualche incontro, ma che poi non ci si potrà più vedere per un tempo indefinito ma certamente lungo, che sarà stabilito durante il percorso. 
    Fu detto in quella sede anche che io sarei stata contattata dalla direttrice per organizzare i dettagli della mia partecipazione, il mio supporto ecc, ma ero talmente delusa dal suo atteggiamento che ci ho litigato, abbandonandolo al suo destino.
    Lui ha negato che le cose siano andate così. Dice che non é vero che ha evitato volutamente di vederci. Ha usato prima la scusa che discutiamo sempre (e certo, grazie al padre quando commette sbagli si aspetta amore incondizionato, applauso e premio); poi ha scambiato i ruoli, iniziando a sostenere che a non avere intenzione di vederlo ero io. Solo i giorni precedenti all’entrata improvvisamente voleva un incontro. Troppo tardi a mio parere.

    Le ultime cose che mi ha scritto sono che mi ama, me l’ha ripetuto in sms, mail, ecc; e ci sono vari messaggi precedenti che quando leggo mi fanno sentire in colpa, facendomi dubitare di me stessa e delle mie percezioni. Ora si trova lì e di certo ha ritirato la mia partecipazione perché sono passati 17 giorni e a me nessuno mi ha chiamata. Mi ha lasciato il numero della direttrice nel caso volessi sentirlo e a questo punto non lo so se é più giusto stargli lontano o farmi viva anche solo con una lettera. Sono confusa su cosa dovrei fare visto che comunque lui non si trova in un villaggio vacanze bensì in una struttura di recupero. Al tempo stesso sapendo che sono 31 persone più gli/le inservienti e che stanno 24/7 insieme, temo che possa esserci qualche bella ragazza a distrarlo e di pagare cara la mia ingenuità… So bene che non è stato in grado di avere con me un rapporto maturo basato su affidabilità e fiducia ma sono in gioco da tempo e ogni mia emozione é coinvolta. Non penso ad altro da quando se n’è andato.
    Lui ovviamente mi ha sempre rassicurata che è già innamorato di me e che non può interessargli nessuna ma sono pur sempre 3 mesi che non ci vediamo ed andranno ad aumentare finché non esce. Cosa dovrei fare? Supportarlo o lasciare le cose come stanno?

    • Anna Zanon 22 Novembre 2021 at 15:31 - Reply

      Bella domanda! Quando si inizia una relazione con una persona che ha una dipendenza si inizia una relazione a tre. Lei, lui e la droga ed è quest’ultima a vincere sempre. Il suo ragazzo ha fatto un passo molto importante nell’entrare in comunità, forse l’ha fatta sentire tagliata fuori invece che partecipe del processo, e lei si sente delusa e arrabbiata. La modalità non è stata l’ideale ma forse il suo ragazza l’ha fatto nell’unico modo che era per lui possibile : dando un taglio netto e radicale altrimenti il distacco non sarebbe stato possibile. Il percorso sarà lungo e mi sembra anche che tra voi siano successe delle cose brutte che l’hanno portata a lasciarlo. Questo per dirle che questa relazione, pur essendo un grande amore, è stata anche una relazione disastrosa che le ha fatto molto male.

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